Ungheria – In campagna tra chiese e castelli

Ungheria – Le città e i villaggi, la corona di Budapest
Slovacchia – Con Bratislava amore a prima vista

Prosegue il nostro itinerario nell’Ungheria meno nota, alla scoperta di castelli, di luoghi di culto e di alcuni paesaggi da cartolina. In quei territori tanto amati dall’imperatrice Sissi, come il Palazzo Reale di Gödöllö dove amava rifugiarsi lontano dai frastuoni della capitale dell’impero.

L’itinerario magiaro che vi proponiamo esclude la capitale, alla scoperta di quella che potremmo chiamare l’altra Ungheria. Si tratta solitamente di una destinazione poco gettonata e forse proprio per questo interessante. Il percorso qui descritto è facilmente praticabile partendo da casa con la propria vettura, perché per raggiungere la frontiera ungherese non occorrono più di sette ore passando per il Friuli. Nella prima parte vi abbiamo proposto la visita alle principali città (Sopron, Szentendre, Pecs ed Eger) e a due graziosissimi villaggi rurali (Kozeg e Hollokö). Di seguito vi proponiamo invece la scoperta di due splendidi castelli rivali, di due monumenti religiosi molto differenti tra loro in quanto uno rappresenta il potere della Chiesa, mentre l’altro la spiritualità e di alcuni luoghi noti per il loro paesaggio come il lago Ballaton e il punto in cui il Danubio, alle porte di Budapest, compie una vertiginosa svolta.

Due castelli rivali
I palazzi Gödöllö, situato 30 chilometri a nord-est della capitale, e Esterhazy, vicino al confine con l’Austria, si contendono il primato di più bel castello barocco del paese. Il primo è legato alla memoria dell’imperatore Francesco Giuseppe e dell’imperatrice Elisabetta, la celebre Sissi. Il secondo è famoso per aver ospitato per ben trent’anni Joseph Haydn quale direttore dell’orchestra di corte.
Soprannominato “piccola Versailles” o “Versailles ungherese” palazzo Esterhazy fu costruito dal principe Miklos “il Vanitoso” nella seconda metà del Settecento con la convinzione che “ogni cosa che può fare il Kaiser io posso farla meglio”. L’edificio, in stile rococò, conta 126 camere e si affaccia su un parco di 300 ettari con giardino alla francese. Era famoso per le meravigliose feste organizzate dal principe Miklos, in cui si mescolavano la musica, la danza, i giochi, la caccia, i balletti e i pasti abbondanti. I festeggiamenti proseguivano fino a notte inoltrata sotto il fragore dei fuochi d’artificio (mostrati in un video all’entrata). Miklos ricevette ospiti illustri come la regina Maria Teresa e lo scrittore tedesco Goethe e con lui lavorò per 30 anni Haydn, che così commenta quel periodo: “il mio principe era soddisfatto di tutti i miei lavori e ricevevo la sua approvazione; messo a capo di un’orchestra potevo dedicarmi a istruttive esperienze, osservare ciò che produce l’effetto o il calo d’interesse e, di conseguenza, correggere, aggiungere, in breve osare; isolato dal resto del mondo, nessuno poteva tormentarmi o farmi dubitare delle mie capacità ed ero quindi spinto a diventare orginale”.
Il Palazzo Reale di Gödöllö fu invece costruito nello stesso periodo dalla dinastia dei Grassalkowich, un’altra importante famiglia nobile ungherese, e acquistato nel 1867 dallo Stato per offrirlo all’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe e all’imperatrice Elisabetta in occasione della loro incoronazione come sovrani d’Ungheria. La famiglia reale, e Sissi in modo particolare, amavano molto il castello, lontano dal protocollo della corte di Vienna. La regina conquistò ben presto gli abitanti del posto. “In occasione dei suoi soggiorni a Gödöllö – scrive Jean Paul Bled nel libro Rodolfo e Mayerling (edizioni Fayard) – si forma attorno all’imperatrice una corte completamente diversa da quella di Vienna. Elisabetta non è sottomessa alle regole vincolanti che ormai detesta. Inoltre, dato che Francesco Giuseppe soggiorna solo per brevi periodi, Sissi è l’astro attorno al quale tutto gravita”. Nel castello, che dispone di uno splendido parco di 28 ettari, si possono visitare i saloni e gli appartamenti reali, comprese le stanze segrete che Sissi fece costruire per godere di qualche momento di privacy, lontano dalla frenetica vita pubblica.

Potenza e spiritualità della chiesa ungherese
Budapest esclusa, la cattedrale di Esztergom e il monastero benedettino di Pannonhalma sono i due luoghi più significativi del cattolicesimo ungherese. La cattedrale con la sua imponente mole e il suo ruolo storico simboleggia gli aspetti meno simpatici della Chiesa, quelli legati al potere. Nell’abbazia di Pannonhalma, che sorge in un luogo idilliaco, si respirano invece i valori della spiritualità religiosa.
L’enorme cupola blu – 33 metri di diametro, 71 di altezza, coronata da 24 colonne – della cattedrale di Esztergom è visibile da lontano, quasi a dimostrare che da oltre un millennio costituisce il fulcro del cattolicesimo ungherese. L’attuale struttura ottocentesca sostituisce la cattedrale di Sant’Adalberto del XII secolo, distrutta nel Settecento dai Turchi in ritirata. Costruita su una scarpata molto ripida che domina il Danubio, non ha grande valore architettonico, ma si impone per la sua enorme mole, mentre al suo interno custodisce un piccolo gioiello: la cinquecentesca cappella Bakòcz, risparmiata dai Turchi. Di puro ed elegante stile rinascimentale toscano in marmo rosso, fu smontata in 1600 pezzi per far posto alla cattedrale ottocentesca e quindi ricostruita al suo interno. Nella cripta della cattedrale sono sepolti i cardinali di mille anni di storia magiara.
Anche la storia dell’abbazia di Pannonhalma è antica quanto quella dell’Ungheria. La località è sede abbaziale dal 1002, anno in cui Santo Stefano, primo sovrano magiaro, convertì il suo popolo al cristianesimo. Il monarca fece appello ai monaci affinché l’aiutassero a cristianizzare il paese. I religiosi, venuti da Cluny, edificarono sulla collina un’abbazia retta dalla regola di San Benedetto.
Nel corso dei secoli la chiesa e gli edifici ad essa annessi furono rasi al suolo, ricostruiti e restaurati parecchie volte. Di conseguenza il complesso giunto a noi è caratterizzato da una commistione di stili architettonici estremamente eterogenei. Di particolare pregio un portale gotico che dalla chiesa si apre su uno splendido chiostro del XIII secolo. Il momento più suggestivo della visita è costituito dalla magnifica biblioteca in stile Impero, con 400 mila volumi, dove si può ammirare il più antico manoscritto ungherese. L’abbazia è circondata da splendidi vigneti, le cui uve vengono vinificate in una moderna cantina, dove si può degustare il nettare dei monaci.

La svolta verso Budapest del bel Danubio blu
Dal profilo naturalistico non ho francamente trovato l’Ungheria particolarmente interessante. Il lago Ballaton e le zone boschive dei Monti Matra e del Parco nazionale del Bükk, famose per le loro risorse termali, per chi abita una regione come la nostra sono piuttosto deludenti. Affascinante, per contro, la cosiddetta Dunakanyar, la curva compiuta dal Danubio prima di raggiungere Budapest.
Luogo privilegiato da cui ammirare il lago Balaton è il grazioso, ma molto turistico, villaggio di Tihany. In particolare dall’abbazia che sovrasta l’abitato la vista sulle acque del lago più grande d’Europa – ma non si direbbe – è davvero splendida. Sono rarissimi i borghi che si affacciano sulle rive, ma numerose le zone balneabili. Siccome la profondità media è di 2 metri e mezzo, in estate la temperatura dell’acqua è molto gradevole. È il luogo privilegiato di vacanza degli Ungheresi, assieme alle regioni boschive del nord-est del paese, dove si trova il Parco nazionale del Bükk, percorso da suggestive strade panoramiche, che attraversano fittissimi boschi di faggio (bükk), e da svariati trenini a scopo turistico.
I monti Matra, più collinosi e meno boschivi, ospitano la montagna più alta del paese: 1014 metri. Dall’alto della torre della televisione, nelle giornate di bel tempo, si gode una vista su tutta l’Ungheria.
È difficile non rimanere affascinati dalla vista del Danubio, splendida dallo storico castello reale di Visegrad, ridotto in rovine dai Turchi. Dall’alto di quella collina ricca di avvenimenti storici si osserva il bel Danubio blu – il fiume cosmopolita che parte dalla Foresta Nera e collega l’Occidente all’Asia – svoltare a novanta gradi verso Budapest in un suggestivo paesaggio. Quale modo migliore per concludere un itinerario in terra magiara?

Itinerario
Locarno – Kutas (921 km)
Kutas – Pecs – Kutas (200 km)
Kutas – Gödöllo – Eger /365 km)
Eger – Belapatfalva – Szilvasvarad – Lillafüred (50 km)
Lillafüred – Eger – Hollöko – Szentendre – Visegrad (245 km)
Visegrad – Esztergom – Pannonhalma – Bratislava (215 km)
Bratislava – Fertörakos – Sopron (85 km)
Sopron – Fertöd – Köszeg – Tatzmannsdorf (105 km)
Tatzmannsdorf – Locarno (Via Udine) (874 km)

Bibliografia
Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia Le Guide Routard, Milano 2008
Ungheria Touring Editore, Milano 2011
Ungheria Le Guide Mondadori, Milano 2009
Budapest e l’Ungheria La Guida verde Michelin, Milano 2009
Ungheria The Rough Guide, Vallardi, Milano 2007
Ungheria Lonely Planet, Torino 2009
Slovacchia Touring Editore, Milano 2010
Bratislava Morellini Editore, Milano 2009

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