Turchia – Sulle orme dei Greci e dei Romani
Turchia – Re Mida e le antiche civiltà
Il nostro itinerario archeologico in Turchia alla scoperta dei vari periodi di civilizzazione di questo affascinante Paese non poteva non terminare con una sosta di due giorni – troppo breve – a Istanbul, l’antica Costantinopoli. La prima volta che visitai questa splendida metropoli è stato oltre quarant’anni fa, quando non avevo ancora vent’anni. Fu amore a prima vista. Era il mio primo incontro con l’Oriente. E allora l’atmosfera orientale la si respirava davvero a pieni polmoni. Ricordo che sull’antico ponte di Galata gli uomini fumavano la tipica pipa ad acqua, il “narghilé”. Girando per le vie del centro storico, all’ombra dei monumenti che testimoniano secoli di storia, incontravo molte donne con il volto coperto. E poi ricordo i canti dei “muezzin” al tramonto per chiamare i fedeli alla preghiera e la gente che al Gran Bazar interrompeva il lavoro per recarsi alla moschea. Sono poi tornato sulle rive del Bosforo più volte a distanza di anni. Negli anni Ottanta mi ci recai – con grande sorpresa di amici e colleghi – per visionare un modernissimo impianto di impaginazione per giornali. Gli americani avevano deciso di installare lì il loro modello pilota per l’Europa. Era un segno che quella società si stava muovendo, soprattutto nella sua metropoli principale. Oggi di quella Istanbul che avevo visto da ragazzo e che tanto avevo amato rimane poco. Nel centro storico, il quartiere per intenderci di Santa Sofia e della Moschea Blu, case fatiscenti stanno per essere restaurate e la nostra guida ci dice con orgoglio: “Vedrete, fra qualche anno che meraviglia diventerà questo quartiere!”. Lontano dai luoghi storici e turistici la metropoli si è sviluppata ed europeizzata all’inverosimile e conta ormai 16 milioni di abitanti. In piazza Taksim, il centro moderno, le ragazze vestono all’occidentale. Per incontrare donne velate bisogna salire sulla spianata del Topkapi, davanti alla Moschea Blu, dove giungono le turiste da Paesi arabi lontani. Lo stesso discorso vale per il Gran Bazar, uno dei mercati più famosi al mondo, dove la merce esposta è ormai globalizzata. La periferia di Istanbul è sterminata, con grattacieli bene ordinati. Vi si respira la stessa atmosfera che in Cina: ovunque si volga lo sguardo si vedono cantieri edilizi, a testimonianza di una crescita economica rapidissima. La stessa impressione l’ho provata ad Ankara, ma anche nelle campagne del sud-ovest e del centro del Paese. Le antiche case contadine giacciono ormai abbandonate: sono state sostituite da grandi caseggiati disposti secondo un preciso piano regolatore. In un vasto campo, accanto a un villaggio agricolo, mi ha colpito la presenza di uno di questi casermoni: solitario come una pianta in mezzo alla campagna. Ma presto sarà affiancato da altri, che sorgeranno in modo ordinato, perché in questo Paese la crescita è inarrestabile. Come europeo, se penso a ciò che sta avvenendo nel vecchio continente, non posso non interrogarmi sugli anni a venire e giungere alla conclusione che noi stiamo probabilmente finendo un ciclo, mentre in Turchia si guarda ancora al futuro con fiducia.