Ungheria – Le città e i villaggi, la corona di Budapest

Ungheria – In campagna tra chiese e castelli
Slovacchia – Con Bratislava amore a prima vista

Il percorso proposto esclude la capitale, alla scoperta di quella che potremmo chiamare l’altra Ungheria, una destinazione poco gettonata dal turismo internazionale, ma forse per questo particolarmente interessante.

Budapest, come Londra per la Gran Bretagna o Parigi per la Francia, è il fulcro attorno a cui ruota la vita dell’Ungheria. È una splendida città, meta ideale per un fine settimana prolungato. L’itinerario che vi propongo si articola escludendo la capitale, alla scoperta di quella che potremmo chiamare l’altra Ungheria. Si tratta di una destinazione solitamente poco gettonata e forse proprio per questo interessante. Durante il nostro soggiorno abbiamo incontrato molti turisti locali, ma pochi che venivano dall’estero. Salvo quando ci si avvicinava a Budapest, come a Visegrad o Szentendre. Certo, se non siete mai stati nella capitale, sarebbe davvero un peccato non dedicarle alcuni giorni, ma tenete conto che è facilmente raggiungibile, sia in aereo, sia via Danubio da Praga e da Vienna.
Il percorso qui descritto è facilmente praticabile partendo da casa con la propria vettura, perché per raggiungere la frontiera ungherese non occorrono più di sette ore passando per il Friuli. Non si vedono cose eccezionali, ma si trascorre una piacevole settimana visitando simpatiche cittadine e villaggi, castelli ricchi di tradizione e monumenti religiosi antichi quanto la storia di questo paese.

Quattro cittadine e la dominazione turca
Tra le città e cittadine visitate durante questo itinerario nell’altra Ungheria, cioè oltre Budapest, quella che più mi ha affascinato è senz’altro Sopron, incuneata all’interno del territorio austriaco. In effetti il Trattato del Trianon, con cui gli Alleati vittoriosi nel 1920 dopo la prima guerra mondiale ridisegnarono a Versailles l’Europa, assegnava questa cittadina all’Austria. Un anno più tardi i suoi abitanti chiamati alle urne optarono però risolutamente per ritornare ungheresi. Per celebrare questo avvenimento sulla piazza principale del centro storico si erge la Porta della Lealtà con una decorazione che mostra l’Ungheria circondata da cittadini inginocchiati e lo stemma di Sopron che da allora include il titolo di “Civitas Fidelissima”. Gli Austriaci vi si recano per fare acquisti, per cenare nei numerosi ristoranti e per le cure odontoiatriche: ci sono studi dentistici ovunque! Per noi turisti, invece, Sopron con i suoi 115 monumenti e 240 edifici antichi, può essere considerata a giusta ragione “la città più storica dell’Ungheria”. Non essendo mai stata devastata dai Mongoli o dai Turchi, il centro storico ha infatti conservato il suo impianto medievale con una commistione di gotico e barocco. La seconda guerra mondiale ha provocato gravi danni, ma la città antica è stata restaurata con molto garbo. Circondato dai quartieri moderni il centro storico è costruito a ferro di cavallo attorno alla piazza principale (Fö Ter). Si articola su quattro vie pavimentate a grossi ciottoli e fiancheggiate da abitazioni dipinte con colori pastello. Passeggiando per le strette viuzze pedonalizzate, sia di notte come di giorno, si ha l’impressione di tornare indietro nel tempo.
Un’altra cittadina molto caratteristica e affascinante è Szentendre. Appare come un villaggio romantico che si estende sulla riva destra del Danubio a 19 chilometri da Budapest. Numerosi artisti hanno trovato in questi luoghi una fonte di ispirazione. La “Montmartre del Danubio” – così l’ha definita Claudio Magris – si presenta come un delizioso complesso di case dai colori autunnali, con giardini segreti e vicoletti che si snodano fino alle chiese in cima alle colline. Accanto a luoghi di culto cattolici se ne trovano anche di ortodossi, eretti da cittadini serbi che erano riparati qui nel lontano ‘600 quando i Turchi avevano invaso il loro paese.
Sebbene sia considerata da molti come la più bella città d’Ungheria, dopo la capitale, sono rimasto invece parzialmente deluso da Pecs, che si trova a sud del paese. La sfortuna ha voluto che la visitassi di lunedì, giorno in cui i suoi numerosi e interessanti musei sono chiusi. In particolare mi sono perso il Csontvary Muzeum, dedicato alle opere dell’omonimo grande artista nato nel 1853, lo stesso anno di Van Gogh, con cui non ha avuto in comune solo la data di nascita, ma anche un’esistenza altrettanto tragica. Apprezzato in Francia, ma non nel suo paese, oppresso da una personalità instabile e ossessiva che sconfinava nella malattia mentale, morì a Budapest solo e senza un soldo. La sua opera, messa all’asta dai parenti, venne acquistata quasi in blocco da un giovane architetto, che ne riconobbe la genialità. Picasso, scoprendo questo artista in occasione di una mostra a Parigi, affermò con poca modestia: “Non sapevo, che oltre a me, ci fosse un altro grande pittore in questo secolo”.
Situata in un avallamento e protetta dai venti, questa città dal clima mediterraneo è famosa, oltre che per la cultura (di cui fu eletta capitale europea nel 2010), anche per i suoi vini. Buona parte del centro storico è pedonalizzato e passeggiare è piacevole. Molto suggestiva la piazza dove sorge la cattedrale e quella che ospita il Belvarosi Templon: un’antica moschea costruita verso il 1580 dai Turchi utilizzando le pietre recuperate dalla demolizione di una chiesa cattolica medievale. Alla partenza dei Saraceni, quest’edificio è stato trasformato in chiesa cattolica, dopo aver abbattuto il minareto. Un episodio che bene esprime il trauma vissuto da questo paese durante la dominazione turca.
Anche Eger, una cittadina situata nel nord-est del paese, ha una storia legata al periodo dell’occupazione ottomana. Condotti da Istvan Dobo, un eroe nazionale, 2000 soldati nel 1552 resistettero per un mese a un esercito di oltre 100 mila Turchi. La leggenda narra che il comandante ungherese sostenne le truppe sfinite grazie ai poteri magici di un vino locale. Siccome i soldati non si asciugavano educatamente la bocca, i Turchi pensarono che bevessero sangue di toro. A quel punto gli invasori abbandonarono impauriti il campo e il vino locale assunse il nome di Bikaver, cioè sangue di toro. Aneddoti a parte, la cittadina, dominata da un imponente castello molto ricostruito, è piuttosto deludente, salvo una piazza e alcune belle vie che salgono al maniero, affiancate da costruzioni antiche.

Due villaggi rurali molto diversi fra loro
Kozeg, annidata sulle alture subalpine lungo il confine austriaco, propone uno dei centri storici più belli d’Ungheria. È una Sopron in miniatura, sia per la sua posizione, sia per la sua bellezza. Le sue case barocche e l’ambiente riflettono secoli di influenza austriaca e tedesca, quando era chiamata Güns. Come Sopron è disposta a ferro di cavallo e si articola su poche arterie principali collegate da stradine su cui si affacciano case e palazzi antichi dai colori tenui. Come Eger è famosa per la sua eroica resistenza ai Turchi durante l’assedio del 1532: per un mese il sultano Solimano, diretto a Vienna con 100 mila soldati, fu tenuto in scacco da 400 combattenti guidati dal capitano Miklos Jurisics. Dopo diciannove assalti il sultano abbandonò la campagna fino all’anno successivo, quando Vienna era ormai pronta a difendersi.
Di natura completamente diversa è invece lo splendido villaggio di Hollokö, considerato il più bello d’Ungheria e dichiarato patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Situato su un’altura in mezzo a un paesaggio cosparso di vigneti, pur essendo realmente abitato assomiglia a un museo etnografico all’aperto. È una sorta di Corippo ungherese. Molte delle sue case sono state adibite a museo, altre sono state acquistate da intellettuali della capitale per salvare questo luogo più volte distrutto da incendi, ma sempre ricostruito con le tecniche antiche, salvo i tetti che nel passato erano in paglia. Le strutture portanti delle case sono in legno e gli interni sono decorati come una volta. Isolato dalle aree di sviluppo economico – l’acqua e l’elettricità sono giunte qui solo nel 1959 – il villaggio è stato protetto dalle trasformazioni e può vantare oggi un aspetto quasi incontaminato. Era abitato da una minoranza etnica di origine slovacca chiamata Paloc, per la quale la gerarchia familiare era molto importante e si esprimeva anche nell’ubicazione delle abitazioni. La prima casa di una famiglia, dove abitava il ramo più anziano, era collocata sul bordo di una delle due strade principali su cui si articola il villaggio. I discendenti costruivano in seguito le loro case sulla stessa parcella, che si estendeva perpendicolarmente alla strada.

Itinerario
Locarno – Kutas (921 km)
Kutas – Pecs – Kutas (200 km)
Kutas – Gödöllo – Eger /365 km)
Eger – Belapatfalva – Szilvasvarad – Lillafüred (50 km)
Lillafüred – Eger – Hollöko – Szentendre – Visegrad (245 km)
Visegrad – Esztergom – Pannonhalma – Bratislava (215 km)
Bratislava – Fertörakos – Sopron (85 km)
Sopron – Fertöd – Köszeg – Tatzmannsdorf (105 km)
Tatzmannsdorf – Locarno (Via Udine) (874 km)

Bibliografia
Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia Le Guide Routard, Milano 2008
Ungheria Touring Editore, Milano 2011
Ungheria Le Guide Mondadori, Milano 2009
Budapest e l’Ungheria La Guida verde Michelin, Milano 2009
Ungheria The Rough Guide, Vallardi, Milano 2007
Ungheria Lonely Planet, Torino 2009
Slovacchia Touring Editore, Milano 2010
Bratislava Morellini Editore, Milano 2009

Slovacchia – Con Bratislava amore a prima vista

Ungheria – Le città e i villaggi, la corona di Budapest
Ungheria – In campagna tra chiese e castelli

Sono arrivato a Bratislava in Slovacchia una calda sera di tarda estate ed è stato amore a prima vista. È una di quelle città che ti affascinano: pur non possedendo monumenti di eccezionale valore, è vivace, offre un gradevole centro pedonalizzato ricco di storia e di magnifiche bellezze architettoniche, animato dalla presenza di molti giovani che affollano i numerosi locali a tutte le ore del giorno e della notte. A Bratislava bere birra è un’abitudine per le persone di ogni età. La si gusta a colazione, a pranzo e a cena ed è molto difficile convincere gli slovacchi che sorseggiare un caffé possa essere altrettanto piacevole. L’architettura della città, differente dallo stile classico di Praga, è costituita da edifici gotici, barocchi e rococò. Il grigiore del periodo comunista è stato cancellato da un crescente benessere che attira le giovani generazioni. La città sembra ormai totalmente integrata nell’Europa più moderna, grazie anche alla vicinanza con Vienna, che dista solo 60 chilometri. Molti viaggiatori già nei secoli scorsi visitavano Bratislava per il Grand Tour, perché si trovava sulla via per o da Praga, Budapest e Vienna. Oggi un numero sempre maggiore di turisti ha scoperto che la città è una meta di grande valore. Eppure questa capitale stenta a scrollarsi di dosso il complesso della sorella minore rispetto alla vicina Praga. La sua visita, sebbene si trovi in Slovacchia, si inserisce perfettamente nell’itinerario in Ungheria, trovandosi a poca distanza da alcune delle mete più interessanti del viaggio. Oltre che città-simbolo dell’hockey su ghiaccio (la nazionale slovacca è stata campione del mondo nel 2002), tra giugno e settembre Bratislava diventa anche una capitale internazionale della musica, grazie al prestigioso Summer Cultural Festival, inaugurato nel 1975 e molto cresciuto nel corso degli anni, tanto che oggi conta 200 spettacoli su più di 20 palcoscenici, un cast di oltre 1500 persone provenienti da venti Paesi e attira oltre 70 mila spettatori.
La posizione della città sul confine di tre Paesi è una delle cause del suo travagliato passato. Bratislava è stata infatti costantemente contesa tra Austria e Ungheria e anche i re polacchi avanzarono talvolta pretese. La rivalità tra Austria e Ungheria continuò fino al 1526, quando i turchi sconfissero gli ungheresi e occuparono Buda. Il regno di Ungheria fu così annesso alla casa degli Asburgo e nel 1536 Bratislava (che allora si chiamava Pressburg) divenne la capitale d’Ungheria. Ecco un altro motivo per cui questa visita si inserisce bene nell’itinerario ungherese. La città fu capitale del regno d’Ungheria per oltre due secoli, fino al 1784 con il nome magiaro di Pozsony. La Dieta ungherese si riunì a Bratislava fino al 1848 e anche l’autorità religiosa risiedette fino al 1820 nella vicina Trnava. Per tornare ad essere capitale, Bratislava dovette attendere il 1992, quando, dopo la caduta dell’impero sovietico (1989), la Cecoslovacchia si divise in due Stati indipendenti: Cechia e Slovacchia di cui Bratislava è la capitale.Sono alcuni antichi palazzi e l’atmosfera che si respira per le strade la maggiore attrattiva del centro storico di Bratislava, in gran parte pedonalizzato. Un’area non grande, che si può visitare a piedi perdendosi nelle anguste stradine del centro e visitando i numerosi palazzi e musei, tra cui il duomo di San Martino, che per secoli ha fatto da scenario alle cerimonie di incoronazione dei sovrani ungheresi. Salendo all’imponente castello (in via di restauro), da dove si gode una splendida vista sulla città, si possono visitare gli interni che ospitarono la corona ungherese nel periodo in cui Bratislava fu capitale del regno magiaro.

Ungheria – In campagna tra chiese e castelli

Ungheria – Le città e i villaggi, la corona di Budapest
Slovacchia – Con Bratislava amore a prima vista

Prosegue il nostro itinerario nell’Ungheria meno nota, alla scoperta di castelli, di luoghi di culto e di alcuni paesaggi da cartolina. In quei territori tanto amati dall’imperatrice Sissi, come il Palazzo Reale di Gödöllö dove amava rifugiarsi lontano dai frastuoni della capitale dell’impero.

L’itinerario magiaro che vi proponiamo esclude la capitale, alla scoperta di quella che potremmo chiamare l’altra Ungheria. Si tratta solitamente di una destinazione poco gettonata e forse proprio per questo interessante. Il percorso qui descritto è facilmente praticabile partendo da casa con la propria vettura, perché per raggiungere la frontiera ungherese non occorrono più di sette ore passando per il Friuli. Nella prima parte vi abbiamo proposto la visita alle principali città (Sopron, Szentendre, Pecs ed Eger) e a due graziosissimi villaggi rurali (Kozeg e Hollokö). Di seguito vi proponiamo invece la scoperta di due splendidi castelli rivali, di due monumenti religiosi molto differenti tra loro in quanto uno rappresenta il potere della Chiesa, mentre l’altro la spiritualità e di alcuni luoghi noti per il loro paesaggio come il lago Ballaton e il punto in cui il Danubio, alle porte di Budapest, compie una vertiginosa svolta.

Due castelli rivali
I palazzi Gödöllö, situato 30 chilometri a nord-est della capitale, e Esterhazy, vicino al confine con l’Austria, si contendono il primato di più bel castello barocco del paese. Il primo è legato alla memoria dell’imperatore Francesco Giuseppe e dell’imperatrice Elisabetta, la celebre Sissi. Il secondo è famoso per aver ospitato per ben trent’anni Joseph Haydn quale direttore dell’orchestra di corte.
Soprannominato “piccola Versailles” o “Versailles ungherese” palazzo Esterhazy fu costruito dal principe Miklos “il Vanitoso” nella seconda metà del Settecento con la convinzione che “ogni cosa che può fare il Kaiser io posso farla meglio”. L’edificio, in stile rococò, conta 126 camere e si affaccia su un parco di 300 ettari con giardino alla francese. Era famoso per le meravigliose feste organizzate dal principe Miklos, in cui si mescolavano la musica, la danza, i giochi, la caccia, i balletti e i pasti abbondanti. I festeggiamenti proseguivano fino a notte inoltrata sotto il fragore dei fuochi d’artificio (mostrati in un video all’entrata). Miklos ricevette ospiti illustri come la regina Maria Teresa e lo scrittore tedesco Goethe e con lui lavorò per 30 anni Haydn, che così commenta quel periodo: “il mio principe era soddisfatto di tutti i miei lavori e ricevevo la sua approvazione; messo a capo di un’orchestra potevo dedicarmi a istruttive esperienze, osservare ciò che produce l’effetto o il calo d’interesse e, di conseguenza, correggere, aggiungere, in breve osare; isolato dal resto del mondo, nessuno poteva tormentarmi o farmi dubitare delle mie capacità ed ero quindi spinto a diventare orginale”.
Il Palazzo Reale di Gödöllö fu invece costruito nello stesso periodo dalla dinastia dei Grassalkowich, un’altra importante famiglia nobile ungherese, e acquistato nel 1867 dallo Stato per offrirlo all’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe e all’imperatrice Elisabetta in occasione della loro incoronazione come sovrani d’Ungheria. La famiglia reale, e Sissi in modo particolare, amavano molto il castello, lontano dal protocollo della corte di Vienna. La regina conquistò ben presto gli abitanti del posto. “In occasione dei suoi soggiorni a Gödöllö – scrive Jean Paul Bled nel libro Rodolfo e Mayerling (edizioni Fayard) – si forma attorno all’imperatrice una corte completamente diversa da quella di Vienna. Elisabetta non è sottomessa alle regole vincolanti che ormai detesta. Inoltre, dato che Francesco Giuseppe soggiorna solo per brevi periodi, Sissi è l’astro attorno al quale tutto gravita”. Nel castello, che dispone di uno splendido parco di 28 ettari, si possono visitare i saloni e gli appartamenti reali, comprese le stanze segrete che Sissi fece costruire per godere di qualche momento di privacy, lontano dalla frenetica vita pubblica.

Potenza e spiritualità della chiesa ungherese
Budapest esclusa, la cattedrale di Esztergom e il monastero benedettino di Pannonhalma sono i due luoghi più significativi del cattolicesimo ungherese. La cattedrale con la sua imponente mole e il suo ruolo storico simboleggia gli aspetti meno simpatici della Chiesa, quelli legati al potere. Nell’abbazia di Pannonhalma, che sorge in un luogo idilliaco, si respirano invece i valori della spiritualità religiosa.
L’enorme cupola blu – 33 metri di diametro, 71 di altezza, coronata da 24 colonne – della cattedrale di Esztergom è visibile da lontano, quasi a dimostrare che da oltre un millennio costituisce il fulcro del cattolicesimo ungherese. L’attuale struttura ottocentesca sostituisce la cattedrale di Sant’Adalberto del XII secolo, distrutta nel Settecento dai Turchi in ritirata. Costruita su una scarpata molto ripida che domina il Danubio, non ha grande valore architettonico, ma si impone per la sua enorme mole, mentre al suo interno custodisce un piccolo gioiello: la cinquecentesca cappella Bakòcz, risparmiata dai Turchi. Di puro ed elegante stile rinascimentale toscano in marmo rosso, fu smontata in 1600 pezzi per far posto alla cattedrale ottocentesca e quindi ricostruita al suo interno. Nella cripta della cattedrale sono sepolti i cardinali di mille anni di storia magiara.
Anche la storia dell’abbazia di Pannonhalma è antica quanto quella dell’Ungheria. La località è sede abbaziale dal 1002, anno in cui Santo Stefano, primo sovrano magiaro, convertì il suo popolo al cristianesimo. Il monarca fece appello ai monaci affinché l’aiutassero a cristianizzare il paese. I religiosi, venuti da Cluny, edificarono sulla collina un’abbazia retta dalla regola di San Benedetto.
Nel corso dei secoli la chiesa e gli edifici ad essa annessi furono rasi al suolo, ricostruiti e restaurati parecchie volte. Di conseguenza il complesso giunto a noi è caratterizzato da una commistione di stili architettonici estremamente eterogenei. Di particolare pregio un portale gotico che dalla chiesa si apre su uno splendido chiostro del XIII secolo. Il momento più suggestivo della visita è costituito dalla magnifica biblioteca in stile Impero, con 400 mila volumi, dove si può ammirare il più antico manoscritto ungherese. L’abbazia è circondata da splendidi vigneti, le cui uve vengono vinificate in una moderna cantina, dove si può degustare il nettare dei monaci.

La svolta verso Budapest del bel Danubio blu
Dal profilo naturalistico non ho francamente trovato l’Ungheria particolarmente interessante. Il lago Ballaton e le zone boschive dei Monti Matra e del Parco nazionale del Bükk, famose per le loro risorse termali, per chi abita una regione come la nostra sono piuttosto deludenti. Affascinante, per contro, la cosiddetta Dunakanyar, la curva compiuta dal Danubio prima di raggiungere Budapest.
Luogo privilegiato da cui ammirare il lago Balaton è il grazioso, ma molto turistico, villaggio di Tihany. In particolare dall’abbazia che sovrasta l’abitato la vista sulle acque del lago più grande d’Europa – ma non si direbbe – è davvero splendida. Sono rarissimi i borghi che si affacciano sulle rive, ma numerose le zone balneabili. Siccome la profondità media è di 2 metri e mezzo, in estate la temperatura dell’acqua è molto gradevole. È il luogo privilegiato di vacanza degli Ungheresi, assieme alle regioni boschive del nord-est del paese, dove si trova il Parco nazionale del Bükk, percorso da suggestive strade panoramiche, che attraversano fittissimi boschi di faggio (bükk), e da svariati trenini a scopo turistico.
I monti Matra, più collinosi e meno boschivi, ospitano la montagna più alta del paese: 1014 metri. Dall’alto della torre della televisione, nelle giornate di bel tempo, si gode una vista su tutta l’Ungheria.
È difficile non rimanere affascinati dalla vista del Danubio, splendida dallo storico castello reale di Visegrad, ridotto in rovine dai Turchi. Dall’alto di quella collina ricca di avvenimenti storici si osserva il bel Danubio blu – il fiume cosmopolita che parte dalla Foresta Nera e collega l’Occidente all’Asia – svoltare a novanta gradi verso Budapest in un suggestivo paesaggio. Quale modo migliore per concludere un itinerario in terra magiara?

Itinerario
Locarno – Kutas (921 km)
Kutas – Pecs – Kutas (200 km)
Kutas – Gödöllo – Eger /365 km)
Eger – Belapatfalva – Szilvasvarad – Lillafüred (50 km)
Lillafüred – Eger – Hollöko – Szentendre – Visegrad (245 km)
Visegrad – Esztergom – Pannonhalma – Bratislava (215 km)
Bratislava – Fertörakos – Sopron (85 km)
Sopron – Fertöd – Köszeg – Tatzmannsdorf (105 km)
Tatzmannsdorf – Locarno (Via Udine) (874 km)

Bibliografia
Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia Le Guide Routard, Milano 2008
Ungheria Touring Editore, Milano 2011
Ungheria Le Guide Mondadori, Milano 2009
Budapest e l’Ungheria La Guida verde Michelin, Milano 2009
Ungheria The Rough Guide, Vallardi, Milano 2007
Ungheria Lonely Planet, Torino 2009
Slovacchia Touring Editore, Milano 2010
Bratislava Morellini Editore, Milano 2009