Germania – Atmosfere nordiche e medievali
Germania – Nella vita di due anziani la storia della Germania
Germania – Il peso di una guerra atroce sulle grandi città tedesche
Viaggio a Dresda, la Firenze tedesca, distrutta, come tante città, dai bombardamenti degli alleati durante la seconda guerra mondiale. E Sanssouci, la Versailles prussiana. Verso il Mar Baltico e i suoi bianchi villaggi.
Nella tragica estate del ’68 mi trovavo nella Germania Occidentale per seguire dei corsi di lingua tedesca all’università di Heidelberg, quando il mondo fu scosso per l’invasione di Praga da parte delle truppe del Patto di Varsavia (Unione Sovietica, Bulgaria, Ungheria, Polonia e Germania dell’Est), che ponevano fine al sogno di Alexander Dubcek di creare un “socialismo dal volto umano”. Proprio in quel periodo avevo programmato di recarmi a Berlino in auto. Visto quanto succedeva in Cecoslovacchia ero un po’ reticente ad attraversare la Germania dell’Est per raggiungere Berlino, allora divisa dal muro che separava la zona occidentale e quella orientale. Il mio amore per la scoperta mi indusse però a partire. Per raggiungere l’attuale capitale tedesca da occidente esistevano tre corridoi di accesso attraverso i territori dell’est. Ho scelto quello più a sud. Giunto alla frontiera tra le due Germanie, per entrare all’est si valicava un stretta porta tra due massicci blocchi di cemento armato e si accedeva a un altro mondo. Alla dogana veniva rilasciato un lasciapassare con indicato l’orario di entrata e quello entro cui si sarebbe dovuto lasciare il paese. Dato questo clima intimidatorio la Germania dell’Est non era ovviamente una meta turistica. Dopo la caduta dell’ “impero sovietico” e la riunificazione delle due Germanie (1990) mi ero sempre ripromesso di visitare l’ex DDR, cioè quella parte del paese che per quasi mezzo secolo aveva vissuto sotto un regime comunista. Ecco la ragione di questo mio viaggio, che poi si estenderà anche verso Lubecca e Amburgo, che sono sempre appartenute alla sfera occidentale. Ho tralasciato Berlino, che richiede un appuntamento a sé.
Dresda, la Firenze della Germania
Per raggiungere Dresda dal Ticino sono necessarie tra le 8 e le 9 ore di automobile, su autostrade trafficate, ma dove chi ama guidare lo può fare libero dalle “frustrazioni” dovute ai limiti di velocità. Il primo approccio a questa città, che era considerata la culla del barocco tedesco, evidenzia i gravissimi danni subiti dai bombardamenti degli Alleati durante la seconda guerra mondiale. Lo stesso quadro lo troveremo nelle altre città che visiteremo nel corso del viaggio. A Dresda, tutto il centro storico fu raso al suolo e anche il resto della città fu quasi completamente distrutto. A differenza di altri centri, che purtroppo andavano colpiti perché determinanti per il potere nazista, sulla necessità della distruzione della “Firenze dell’Elba” gli storici avanzano molti dubbi, tanto che Churchill, dopo il conflitto si distanziò da quell’operazione militare.
Dopo la riunificazione delle due Germanie, quindi nel corso dell’ultimo ventennio, molti monumenti sono stati restaurati o, meglio detto, ricostruiti. Dresda ha così in piccola parte riacquistato la bellezza settecentesca, ben celebrata nelle tele del Canaletto, con la Frauenkirche e la Semperoper, con il castello di Augusto II il Forte (1670-1733) e l’annessa Ehemalige Katolische Hofkirche, con lo splendido Zwinger, il palazzo eretto a gloria del principe che diede alla città il suo splendore barocco. Quell’Augusto il Forte, principe assolutista che si autonominò re Sole, affascinato dalle corti italiane e da Versailles, ossessionato dall’ostentare la sua grandezza, acquisì stravaganti collezioni di oreficeria e di gioielli, esposti per materiale (ambra, smeraldo, argento, eccetera) nella straordinaria Grünes Gewölbe. Il sovrano sassone collezionò anche eccezionali opere di grandi maestri antichi raccolte alla Gemäldegalerie Alte Meister, che non ha nulla da invidiare ai più rinomati musei del mondo. Un’altra perla è costituita dal Porzellansammlung, la più vasta collezione di porcellane al mondo con oggetti provenienti dal Giappone e dalla Cina, ma soprattutto dalla prima manifattura europea che ebbe la sua sede dapprima a Dresda e in seguito nella vicina cittadina di Meissen.
Castello Sanssouci, Versailles prussiana
Il castello di Sanssouci, che significa in francese senza preoccupazioni, costituiva per il re di Prussia Federico il Grande (1712-1786) il rifugio da Berlino e dalla moglie Elisabetta Cristina, entrambe poco amate. Questo sovrano, sebbene nemico del principato di Sassonia, aveva in comune con Augusto il Forte l’amore per le arti e per la cultura francese. A Potsdam, in uno splendido scenario a una cinquantina di chilometri da Berlino, immerso in un parco di 300 ettari, costruì alcuni edifici, tra cui spicca la sua austera residenza barocca a un piano, affacciata su giardini a terrazza che digradano verso il parco. Essendo presentata dalle guide come “la più grande opera artistica di questo genere in Germania”, mi aspettavo di trovare anche qui ostentazione di ricchezza e uno sfoggio di potenza attraverso l’architettura. E invece Sanssouci non è nulla di tutto ciò, ma la residenza intima di un sovrano potente per sfuggire alla vita di stato e dedicarsi alla cultura e all’arte ed incontrare ospiti con cui spesso sembra litigasse. Così come successe con il filosofo francese Valtaire, che dopo tre anni di permanenza a corte se ne andò denunciando i comportamenti dittatoriali di Federico e accusandolo di trattare “il mondo intero come uno schiavo”.
Le stanze preferite dal sovrano, veri capolavori del rococò prussiano, erano quella della musica, l’intima biblioteca, ricchissima di testi in lingua francese, dove nessuno all’infuori di lui aveva accesso, e quella dei marmi, dove si svolgevano le “tavole rotonde filosofiche”. Per percorrere a piedi il vastissimo parco ed ammirare le altre residenze, alcune successive a Federico, bisogna calcolare un paio d’ore. La visita a Sanssouci, per evitare lunghe attese, è consigliabile prenotarla via internet.
A nord verso il Mar Baltico
Circa 200 chilometri separano Potsdam, la città dove gli Alleati si incontrarono dopo la seconda guerra mondiale per decidere il futuro della Germania, dal Mar Baltico. Il nostro itinerario attraversa la bella regione dei laghi del Meclemburgo e punta direttamente a nord-est verso l’isola di Rügen, residenza di personaggi famosi come Bismark, Thomas Mann, Albert Einstein, ma anche del presidente della Germania Democratica Erich Honegger e di Hitler, il quale prima della guerra iniziò la costruzione, mai ultimata, di un villaggio di vacanze – “Kraft durch Freude”, forza attraverso la gioia – per 20 mila persone. Nella più grande isola tedesca, entrata nell’immaginario collettivo nazionale grazie ai popolari dipinti di Caspar David Friedrich, le coste e le campagne si fondono. Se ci si immagina di trovare strade panoramiche costiere si rimane delusi, ma la vista sul mare dalle falesie di gesso (Stubbenkammer) rese famose dalle opere di Friedrich è davvero magnifica. Luogo ideale per vacanze attive – escursioni a piedi, in bicicletta, a cavallo o in barca – l’isola di Rügen offre chilometri di spiagge bianche e alcuni incantevoli villaggi, che corrispondono a pennello con la nostra idea di Mare del Nord. I villaggi di Binz e in particolare di Sellin propongono “Seebrücke”, cioè lunghe passerelle rialzate in legno adagiate sull’acqua con costruzioni a padiglione delle Belle Époque. Le case che si affacciano lungo la passeggiata a mare di Binz sono caratteristiche della cosiddetta “Bäderarchitektur”, un’architettura vacanziera di fine Ottocento-inizio Novecento, caratterizzata da graziose e bianchissime ville dell’alta società tedesca, provviste di romantiche verande in legno intagliato e in ferro battuto. Per completare il quadro sulle bianche spiagge di sabbia non possono mancare le “Strandkörbe”, sedili in vimini per ripararsi dal vento del nord mentre si ammira il mare di un azzurro intenso.
Ma prima di lasciare Rügen vale ancora la pena di visitare Potbus, una cittadina termale neoclassica d’inizio Ottocento voluta dal principe dell’isola Guglielmo Malta I. Interessante anche la sontuosa residenza di caccia del nobile Jagdschloss Granitz da cui si gode un bellissimo panorama. Di Potbus, una sorta di follia pianificatoria in stile neoclassico, rimangono la bella piazza circolare (Circus) e il teatro, che sorgeva di fronte alla residenza principesca, distrutta negli anni Sessanta dal regime della Germania dell’Est in quanto considerata “un simbolo di repressione feudale”.
Schwerin, la sontuosa Isola del castello
Il nostro itinerario prevede a questo punto la visita di altre due città che si affacciano sul Mar Baltico: Stralsund, da cui parte il ponte che collega l’isola di Rügen al continente, e Wismar, una seducente città costruita in mattoni rossi. Sebbene si trovino entrambe sul territorio dell’ex Germania dell’Est, ne parleremo nella seconda parte quando ci occuperemo delle città della famosa Lega Anseatica, un’alleanza che difendeva gli interessi dei commercianti tedeschi, di cui Stralsund e Wismar erano importanti membri.
Concludiamo quindi il nostro percorso nell’ex Germania comunista con la visita di Schwerin, capitale di Meclemburgo e Pomerania Occidentale dopo la riunificazione. Situata in uno splendido paesaggio ricco di laghi e di foreste, questa simpatica cittadina amministrativa presenta nella bella Marktplatz dimore seicentesche a graticcio e a pignone e, poco distante, un bel duomo. Ma il suo gioiello è costituito dalla Schlossinsel (Isola del castello), che ospita la sontuosa residenza dei granduchi di Meclemburgo-Schwerin, in stile neorinascimentale con alcuni elementi gotici e barocchi. È stata costruita tra il 1845 e il 1857 dal granduca Paul Friedrich Franz II, dopo lo spostamento della corte da Ludwigslust a Schwerin nel 1837, rimodellando la sede dei propri antenati in stile rinascimentale danese e ispirandosi al castello francese di Chambord nella Loira. Con le sue torrette, cupole a lanterne e volte a bulbo questo edificio rappresenta uno dei monumenti civili più importanti dell’Ottocento tedesco. Sebbene questo castello soddisfi il nostro immaginario collettivo, ancora una volta, come abbiamo visto in precedenza, ci troviamo di fronte a un’ostentazione di ricchezza con eccessi decorativi ispirati alla “grandeur” delle corti francesi.
Itinerario
1°, 2°, 3° giorno (832 km – 8h) Locarno – Dresda
4° giorno (200 km – 2h) Dresda – Potsdam
5° giorno (350 km – 3.30h) Potsdam – Putbus – Binz
6° giorno (300 km – 4h) Binz – Kap Arkona – Sassnitz – Stralsund – Bad Doberan – Wismar – Benz
7° giorno (100 km – 1.30h) Wismar – Schwerin – Lubecca
8°, 9°, 10° giorno (100 km – 1.15h) Lubecca – Travemünde – Amburgo
11° giorno (425 km – 4h) Amburgo – Colonia
12° giorno (750 km – 8h) Colonia – Locarno
Per saperne di più
Germania La Guida Verde, Michelin, Milano 2008
Germania Rough Guides, Feltrinelli, Milano 2012
Germania Lonely Planet, Torino 2013