Sardegna – Dalle dolci colline al mare dei miti e della storia

Sardegna – Dietro le quinte di un’isola da cartolina

Un viaggio lungo una terra che sa essere aspra e dolce. La scoperta di un’isola alla moda, ma che ha conservato un fascino antico.

Natura, arte, storia e gastronomiasono gli ingredienti di questo itinerario lungo la costa occidentale della Sardegna, quella che si affaccia sulla Spagna. Il percorso si snoda in parte lungo la strada litoranea, per scoprire paesaggi marini incontaminati, e in parte penetra nell’affascinanteentroterra sardo alla ricerca dell’arte e della storia di quest’isola chiusa su se stessa. L’itinerario tocca le tappe principali della storia sarda: dalle straordinarie testimonianze preistoriche della civiltà nuragica alle rovine delle città cartaginesi e romane, per risalire alle tracce romaniche del cosiddetto periodo ‘giudicale’ e a quelle più recenti della lunga dominazione spagnola durata quattro secoli.
Le bellezze naturali non si limitano al mare, ma riguardano anche le armoniose campagne, che a tratti ricordano la Toscana.
La nostra proposta si articola su cinque giorni. Sarebbe più agevole dedicando un paio di giorni in più. Permetterebbe qualche sosta al mare per immergersi nelle acque trasparenti della costa. La stagione consigliata non è l’estate, ma la tarda primavera o il primo autunno. Le compagnie che noleggiano automobili concedono, con un piccolo sovrapprezzo, di ritirare il veicolo all’aeroporto di Cagliari e di riconsegnarlo ad Olbia. Questo permette di dimezzare il percorso.
Un mare incontaminato

Un mare incontaminato
Quando si parla di Sardegna si pensa al mare, all’acqua limpida, a fondali turchesi da sogno. Anche se l’isola non è solo questo, come vedremo col nostro itinerario, iniziamo dalle sue coste occidentali, certamente meno compromesse dal turismo rispetto a talune orientali.
L’itinerario ci porta dapprima a scoprire la Costa del Sud, nel punto più settentrionale dell’isola. Il tratto più suggestivo si estende per una ventina di chilometri da Capo Spartivento, poco dopo il villaggio di Bithia, fino alla baia del porto di Teulada. La costa appare frastagliata con scogli affioranti e in lontananza la granitica isola Rossa. Il percorso, scandito da una serie di torri di avvistamento in collegamento visivo tra loro, offre panorami spettacolari e si qualifica per avere mantenuto quasi integri i caratteri dell’ambiente naturale. Durante il nostro viaggio, all’inizio di maggio, le colline offrivano una tavolozza di colori indimenticabile: dal verde più tenero al più cupo, al giallo e viola dei fiori, alle foglie rosse di un arbusto molto diffuso.
La strada lascia la costa in direzione di Teulada lungo la valle del Rio degli oleandri. Il nostro itinerario si addentra a questo punto nell’entroterra e riprende la costa una sessantina di chilometri più avanti, quando da Gonnesa si lascia la statale 126 in direzione di Nebida, Masua e Buggerru lungo una strada che consente spettacolari scorci panoramici per i contrasti cromatici e l’andamento frastagliatissimo della costa. La zona, suggestiva per le sue rocce calcaree bianche, rossastre e violacee, è ricca di giacimenti metalliferi. Ancora oggi si estraggono zinco e piombo. Particolarmente spettacolare lo scoglio di candido calcare che fronteggia le case di Masua.
Ritorniamo sulla statale 126, per abbandonarla di nuovo in direzione del mare non molti chilometri più avanti verso Piscinas, la località famosa per le sue splendide dune di sabbia. Per un raggio di circa 3 chilometri quadrati alle montagne dorate, alte fino a 50 metri, ancora in movimento, si alternano quelle ormai consolidate dove sbucano dalla sabbia ginepri e fiori di ogni genere e colore. Una passeggiata in questi luoghi vi darà la sensazione di essere in un deserto in riva al mare. La spiaggia, assolutamente non deturpata, offre un delizioso e romantico alberghetto, dove si mangia pure molto bene, che non poteva non chiamarsi Albergo delle Dune.
La costa occidentale sarda offre un’altra strada panoramica di eccezionale interesse: quella che da Bosa porta ad Alghero. Scavata tra formazioni rocciose vi dà l’impressione di trovarvi in un sito ben più alto, anche perché i venti dominanti di ponente e maestrale vengono su fragranti e salmastri dal mare aperto. Man mano che vi avvicinate ad Alghero si impone alla vostra attenzione la possente sagoma del Capo Caccia, dove visiteremo le Grotte di Nettuno. Questi panorami mozzafiato costituiscono uno degli spettacoli naturali più belli dell’isola.
Il centro storico di Alghero è tanto piccolo quanto grazioso e piacevole da percorrere a piedi. È racchiuso in una corta penisola che si affaccia sul mare con i suoi bastioni e le torri che ricordano la dominazione spagnola. Sarebbe però più corretto parlare di catalanità di questa cittadina, da molti denominata “la piccola Barcellona”, dove ancora oggi gli abitanti parlano un dialetto arcaico del catalano.

Entroterra da scoprire
Anche se parliamo di entroterra, rimaniamo in tema di mare e iniziamo dalle Grotte di Nettuno. Si possono raggiungere in battello da Alghero (una gita di circa tre ore) o da un molo che si trova sulla strada litoranea un paio di chilometri prima del parcheggio per le grotte, che si possono raggiungere anche a piedi scendendo 656 gradini. Considerate fra le più suggestive del Mediterraneo, le arditissime costruzioni prodotte dalla natura attraverso un sapiente gioco di stalattiti e stalammiti non mancheranno di emozionarvi. Il nostro itinerario vi porterà a scoprire un altro spettacolo naturale certamente poco noto: quello delle cosiddette “Giare”, che si trovano nell’entroterra sardo tra Cagliari e Oristano. Che cosa sono? “Sono comunemente chiamate Giare – spiega l’autorevole guida rossa del Touring italiano – gli squadrati altopiani basaltici, dal profilo perfettamente orizzontale e coi fianchi scarpati, prodotti da esiti di manifestazioni vulcaniche durante l’Oligocene”. Si tratta di una sorta di immenso terrazzo che domina il territorio circostante, offrendo suggestivi panorami sulla ridente pianura sottostante. I villaggi, sin dalla preistoria, sono situati ai piedi delle Giare (particolarmente grazioso Tuili). Non mancate di visitare la Giara di Gesturi, la più vasta e paesisticamente rilevante. Ha una superficie superiore per lo più pianeggiante di 12 chilomentri di lunghezza e 4 di larghezza. Al culmine si divide in numerosi sentieri che si possono percorrere a piedi. Propone una “tipica vegetazione spontanea a macchia mediterranea, alternata da piccole sughere e praterie erbose punteggiate di numerosi ristagni, dove vivono allo stato brado alcune centinaia di esemplari di cavalli di taglia ridotta, esclusivi della Giara”.
Tra Carbonia e Guspini il nostro itinerario si qualifica per il carattere spiccatamente minerario che connota tutti gli aspetti (paesistici, ambientali e urbanistici) del territorio e permette di cogliere, in chiave di archeologia industriale, i segni dell’attività estrattiva metallifera (nella regione attorno a Iglesias) e carbonifera (nel Sulcis, cioè a sud di Iglesias), in passato vivacissima e oggi abbandonata in quasi tutti i distretti. Carbonia, pianificata negli anni Trenta dal fascismo per garantire manodopera alle miniere di carbone, si è oggi trasformata in una vivace e moderna città terziaria. Una trentina di chilometri più a nord, Ingurtosu (poco prima di Piscinas) rappresenta invece uno degli esempi di insediamento minerario (piombo e zinco) ottocentesco più significativi dell’isola. Previsto per oltre mille addetti, il complesso colpisce oggi per il suo stato di avanzato degrado. Di quei prestigiosi stabilimenti, qui come altrove nella regione, rimangono solo imponenti rovine, che verso il tramonto assumono un aspetto quasi minaccioso.

Dalla preistoria al Romanico
Sono due i periodi della storia sarda – osserva la guida verde del Touring – che hanno prodotto le architetture più orginali dell’isola: da una parte la lunga età nuragica, che ha disseminato delle sue 7 mila torri il paesaggio sardo, dall’altra il periodo ‘giudicale’, che ha visto sorgere nell’isola le grandi chiese romaniche”.
Se l’architettura romanica, con le sue caratteristiche chiese, è a tutti nota, non così si può affermare per quella nuragica, tipica della Sardegna. Soffermiamoci quindi brevemente su questa civiltà, prima di visitarne alcune delle opere più significative. Si sviluppò su un lungo periodo: dal 1800 alla fine del VI secolo a.C. e sopravvisse in certe zone interne fino alla conquista romana e oltre. La popolazione, dedita alla pastorizia e all’agricoltura, era calcolabile in 200, 250 mila abitanti distribuiti capillarmente sul territorio in piccoli villaggi. Nel corso del tempo i nuraghi diventarono veri e propri castelli attorno ai quali venivano costruite abitazioni e spazi pubblici, difesi a distanza da una cinta muraria. Dagli oggetti rinvenuti gli archeologi hanno potuto stabilire che si trattava di una società con un forte senso religioso, con ceti egemoni e classi subalterne. Dalle navicelle in bronzo rinvenute si può dedurre che i Sardi navigavano su proprie flottiglie.
Il nostro itinerario prevede la visita di due nuraghi (Su Nuraxi di Barumini e Losa) considerati “l’espressione più alta della tecnica costruttiva raggiunta nell’isola prima della fase punico-romana”. A differenza della maggior parte dei monumenti preistorici presenti in tutto il mondo questi nuraghi vi colpiranno per l’eccezionale grado di conservazione, che vi permetterà di entrare in locali giunti a noi, a distanza di quasi quattromila anni, ancora integri. E non si tratta di costruzioni semplici, ma estremamente complesse: nel villaggio nuragico Su Nuraxi addirittura a più piani sovrapposti. È davvero emozionante penetrare in quelle rovine e scoprire come vivevano e si difendevano gli uomini a quell’epoca.
Di eccezionale interesse, per lo straordinario stato di conservazione delle tombe, è un altro sito archeologico che si trova sul nostro percorso: il Monte Sirai, vicino a Carbonia. Si tratta di una colonia fenicia, fortemente integrata alla comunità nuragica preesistente, che fu fondata attorno al 750 a.C. e distrutta poco più di 200 anni dopo dai Cartaginesi.
Interessante anche la visita al Tempio di Antas, costruito dai Cartaginesi nel 500 a.C. in zona di un insediamento nuragico. Il tempio, situato in un’idilliaca e verdissima vallata a una ventina di chilometri da Iglesias, è stato ampiamente ricostruito nel corso di un discutibile restauro avvenuto negli anni Sessanta.
A Nora, punto di partenza del nostro itinerario e anticamente uno dei più importanti scali fenici dell’isola, potrete invece visitare le rovine di una fiorente città romana con un teatro ben conservato, le abitazioni, le terme e i templi. La sua ubicazione su una incantevole lingua di terra espansa sul mare consentiva l’attracco alle navi in tutte le condizioni di ventosità.
Nella parte terminale del nostro itinerario, a nordovest dell’isola, sorgono, a pochi chilometri di distanza una dall’altra, quattro chiesette fra gli esemplari più belli del romanico isolano. Alte sullo spazio circostante, immerse nel silenzio di ambienti ormai spopolati, colpiscono il visitatore per la loro armonia e semplicità esteriori e per la severità degli interni. Si tratta della basilica di SS. Trinità di Saccargia, di S. Michele di Salvenero, di S. Maria del Regno ad Ardara e di S. Antioco di Bisarcio.
Molto più a sud, nella prima tappa dell’itinerario, all’ingresso del villaggio di Tratalias sorge la chiesa di S. Maria, armoniosa ma imponente basilica romanica, che merita anch’essa di essere visitata.

L’itinerario

1° giorno – 45 km
Cagliari – Pula – Santa Margherita

2° giorno – 220 km
Santa Margherita – Nora – Bithia – Tratalias (chiesa di S. Maria) – Carbonia – Monte Sirai – Nebida – Masua – Buggerru – Tempio di Antas – Ingurtosu – Piscinas

3° giorno – 290 km
Piscinas – Guspini – Sanluri – Su Nuraxi (nuraghe) – Tuili – Gesturi (Giara) – Losa (nuraghe) – Macomer – Bosa – Alghero

4° giorno – 70 km
Alghero – Porto Conte – Grotta di Nettuno

5° giorno – 130 km
Alghero – Olbia (lungo il tragitto visita alle chiese romaniche di SS. Trinità di Saccargia, S. Michele di Salvenero, S. Maria del Regno ad Ardara e S. Antioco di Bisarcio)

Guide

Italia, La Guida Verde, Michelin, Edizioni per viaggiare, Milano 2002 (pagg. 454-467)
Italia 2008, Alberghi e ristoranti, Michelin
Sardegna, Guida d’Italia (guida rossa), Touring Club Italiano, Milano 2005
Sardegna, Guida d’Italia (guida verde), Touring Club Italiano, Milano 2004
Italie du sud, Les guides bleus, Hachette, Paris 1977
Sardegna, Meridiani, anno XVIII, numero 140, luglio 2005
La storia di Sardegna, Carlo Delfino Editore, Sassari 2000
Paolo Melis, Civiltà nuragica, Carlo Delfino Editore, Sassari 2003

Sardegna – Dietro le quinte di un’isola da cartolina

Sardegna – Dalle dolci colline al mare dei miti e della storia

La costa orientale sarda, quella più mondana, si affaccia sul Tirreno. Oltre al mare cristallino e alle calette da sogno, vale la pena, però, scoprire l’entroterra ancora selvaggio e altrettanto affascinante.

Oggi, quando si sente parlare di Sar­degna, per associazione di idee si pensa immediatamente al mare. È normale: è un’isola e ha splendide spiagge! Eppure storicamente esiste un’altra Sardegna, sviluppatasi all’interno delle coste, che può essere considerata la vera Sardegna. L’itinerario in automobile che vi proponiamo si sviluppa da Cagliari a Olbia lungo la strada statale 125, denominata “Orien­tale Sarda”, costruita sul tracciato di una delle quattro arterie d’epoca romana. Per conoscere la Sardegna più discosta e tradizionale, quella mon­tagnosa, vi suggeriamo due deviazioni sui Monti del Gennargentu e del Supramonte, tristemente famoso per i sequestri di persona.
Il tragitto proposto presenta motivi di interesse sia naturalistici che sociali: un ambiente sociale ancora cristallizzato, in cui sono riconoscibili comportamenti sedimentati da secoli e un am­biente naturale, che nella varietà degli aspetti co­stitutivi, rimanda alle due componenti più sugge­stive e intime dell’isola, ossia i monti solitari e lecoste di straordinaria varietà e bellezza.

Il mare
Il nostro itinerario lungo l’Orientale Sarda corre pre­valentemente all’interno. Per decine di chilometri capita di non incontrare un centro abitato. La strada si affaccia al mare solo in corrispondenza dello sboc­co di vallate alluvionali o allorché si eleva oltre il cordone montuoso litoraneo. Frequenti deviazioni collegano però con le località balneari.
Lungo il percorso vi proponiamo alcune deviazioni sulla costa, oltre naturalmente alla visita della Costa Smeralda e dell’arcipelago della Maddalena. La pri­ma riguarda il golfo di Arbatax. Sul promontorio granitico di capo Bellavista affiorano filoni di porfi­do che, spingendosi in mare, emergono coi caratteri­stici spuntoni noti come le “rocce rosse di Arbatax”. Molto grazioso anche il villaggio di Santa Maria Na­varrese, che si affaccia sul golfo con la sua graziosa chiesina e la torre spagnola, da cui si gode una splen­dida vista.
Giunti a Dorgali vi proponiamo una deviazione di 10 chilometri per scendere al mare, seguendo un tragitto spettacolare, in direzione di Cala Gonone. Splendida la strada lungo la costa che porta a Cala Luna.
Un’ottantina di chilometri più a nord vale la pena di deviare verso San Teodoro, borgata di antica origine, per poi raggiungere l’incantevole Capo Coda Caval­lo, da cui potrete godere di una splendida vista sulla costa e sulle isole verso nord.
La Costa Smeralda con le sue prestigiose località di Porto Cervo e Porto Rotondo non esige certo presen­tazioni. Se amate lo shopping, a Porto Cervo lascere­te l’anima, oltre che il portafogli.
Il luogo di mare forse più incantevole della Sardegna è però l’arcipelago della Maddalena con le sue sette isole. In automobile potrete visitare in parte Caprera e molto bene la Maddalena con le sue straordinarie strade panoramiche. Su tutta l’isola, ma in particola­re a Tegge in riva al mare, potrete ammirare straordi­narie opere d’arte scolpite nel corso dei secoli dalla natura attraverso il vento e le onde del mare. Secon­do il geografo francese Jules Sion, incantato dal­l’asprezza e dalla solitudine del paesaggio, ricordano le incisioni dantesche di Gustave Doré. Poco più avanti, una strada sterrata scende al mare verso Cala Madonnetta. Giunti al termine potrete salire a piedi verso una graziosa cappella costruita a forma di nave da cui si domina il golfo. Quando lascerete l’isola e in 20 minuti di traghetto tornerete a Palau, non man­cate di visitare il Capo d’Orso e di salire a piedi sulle splendide rocce scolpite dal vento.

L’altra Sardegna
Il carattere più rimarchevole del nostro itinerario lungo l’Orientale Sarda è costituito dalla bellezza dei paesaggi montani, che si succedono a partire dal trat­to iniziale. Proponiamo due deviazioni. La prima lungo la valle del Rio Pardu per ammirare le singolari formazioni rocciose localmente note come “tac­chi”, la seconda nel Supramonte, inoltrandovi da Dorgali verso il centro dell’isola, dopo aver attraver­sato suggestive montagne dolomitiche dalla connota­zione di tipo alpino, nonostante l’altezza non cospi­cua. Incontrerete territori incontaminati, paesaggi af­fascinanti, dove l’unico brusio sarà quello del vento. È questa un’altra Sardegna: delle montagne e della pastorizia, delle greggi e delle transumanze, chiusa in se stessa nelle sue impenetrabili regioni, che con­serva con orgoglio anche i suoi antichi tratti guerrie­ri. Una Sardegna che si oppose agli invasori di tutte le epoche, in parte con successo, e che si contrappo­ne a quella delle coste e delle pianure, dei campi col­tivati e delle città, aperta invece agli influssi dei con­quistatori stranieri. Un mondo a sé, caratterizzato dalle difficoltà di accesso e dalle dure condizioni di vita. In queste valli ripide e scoscese si è sviluppata quella comunità umana che in millenni ha costruito la Sardegna pastorale, con le sue pecore, le sue tran­sumanze, la sua fame di pascoli. La pastorizia, assie­me alla cerealicoltura è stata sempre la fonte princi­pale di ricchezza dell’economia sarda. Già nel 1611 Martin Carillo contava circa un milione di pecore. Ma la vita contadina era molto dura secondo il profi­lo tracciato da un pastore di Sarule: “che se nevica è contro di lui, se c’è la siccità che ne piange è lui, se i prezzi scendono lui ci rimette il latte e tutto, se sal­gono contro di lui, se ci sono i carabinieri è contro di lui, perché è pastore e il pastore è sempre solo, solu che se fera, solo come una fiera, e per lui non c’è ca­sa, non c’è paese, non c’è figlio, non c’è festa”.
Se già la Sardegna fu considerata “l’isola dimenticata”, vissuta in condizioni di singolare isolamento, poco considerata dai suoi conquistatori, “un’ecce­zione tra le isole mediterranee, perché ferma e chiu­sa in se stessa”, un “museo naturale di etnografia”, le regioni montagnose del centro est possono conside­rarsi un’isola nell’isola.
Nel cuore di questa Sardegna, in uno dei luoghi più magici toccati dal nostro itinerario, nella fresca cam­pagna del Supramonte, avvolta nel silenzio rilassante e antico delle coltivazioni di vigneti e olivi, dove l’aria profuma delle essenze di mirto e rosmarino, incontrate una delle leggende dell’ospitalità sarda: Su Gologone. Mentre Aga Khan concepiva il suo progetto turistico sulla Costa Smeralda, Peppeddu Palimodde e sua moglie, indebitandosi fino al collo, realizzarono un sogno quasi impossibile: aprire un ristorante con cucina tradizionale e in seguito un al­bergo di lusso in una regione allora dimenticata da tutti, in preda alla miseria e tristemente famosa per i suoi briganti. “Ci dicevano che eravamo matti – rac­conta la signora – perché la gente non sarebbe mai andata al ristorante per mangiare la cucina casalin­ga”. Oggi il ristorante Su Gologone è considerato un tempio della cucina sarda e il raffinato albergo un’oasi per chi ama la natura.

Le tombe dei giganti
Per le sue vicende storiche la Sardegna non offre un patrimonio artistico di particolare interesse, salvo le testimonianze del periodo nuragico, quando l’isola ­come fa notare lo storico Paolo Melis – “ebbe uno sviluppo originale e grandioso, quale non è dato ri­scontrare nelle altre aree mediterranee”.
La civiltà nuragica, come abbiamo nella prima parte, si sviluppò in Sardegna su un lungo periodo che va dal 1800 a. C. alla fine del VI secolo a. C. La popolazione, che si pensa superasse i 200 mila abi­tanti, era dedita soprattutto alla pastorizia e all’agri­coltura ed era distribuita capillarmente sul territorio in piccoli villaggi: i nuraghi appunto, in cui le abita­zioni venivano costruite attorno alla torre centrale (una sorta di castello), difesa a distanza da una cinta muraria.
Il nostro percorso lungo l’Orientale Sarda prevede la visita del villaggio nuragico di Serra Orios, a una de­cina di chilometri da Oliena, formato da oltre 70 co­struzioni per la maggior parte di tipo circolare. L’iti­nerario prevede però anche la visita di tre luoghi fu­nerari, definiti popolarmente “le tombe dei giganti” per le loro notevoli dimensioni. Si tratta di sepolcri collettivi della civiltà nuragica, che solitamente sor­gevano nei pressi di un villaggio. Al centro campeg­gia un’alta stele formata da un’unica lastra con un portale che rappresenta l’ingresso alla vita ultraterre­na. Ai lati della stele si trova una serie di lastroni in­fissi nel terreno, che delimitano uno spazio circolare ad esedra e che hanno un andamento digradante. Quest’area era riservata al culto e alle offerte per i de­funti. La stele è unita mediante un piccolo corridoio al corpo della tomba, che ha grandi dimensioni per la sepoltura comune dei membri del villaggio.
Sul nostro percorso incontriamo le tombe dei giganti Sa Ena ‘e Thomes, a pochi chilometri dal villaggio nuragico di Serra Orios, quella di Lu Coddhu ‘Ecchju a pochi chilometri da Arzachena e quella di Li Lol­ghi, a pochi chilometri dalla precedente.

L’itinerario

1° giorno
Milano – Cagliari

2° giorno – 282 km
Cagliari – Muravena – Jerzu – Arbatax – Cala Gonone – Oliena – Su Gologone

3° giorno – 189 km
Su Gologone – Serra Orios – Sa Ena’e Thomes – Lula – Siniscola – Sta Lucia – Posada – S. Teodoro – Pto S. Paolo – Olbia – Arzachena – Capo Orso – Palau – La Maddalena

4° giorno – 70 km
La Maddalena – Caprera – Palau – Golfo Arzachena – Porto Cervo

5° giorno – 65 km
Porto Cervo – Porto Rotondo – Golfo Aranci – Aeroporto

Guide

Italia, La Guida Verde, Michelin, Edizioni per viaggiare, Milano 2002 (pagg. 454-467)
Italia 2008, Alberghi e ristoranti, Michelin
Sardegna, Guida d’Italia (guida rossa), Touring Club Italiano, Milano 2005
Sardegna, Guida d’Italia (guida verde), Touring Club Italiano, Milano 2004
Italie du sud, Les guides bleus, Hachette, Paris 1977
Sardegna, Meridiani, anno XVIII, numero 140, luglio 2005
La storia di Sardegna, Carlo Delfino Editore, Sassari 2000
Paolo Melis, Civiltà nuragica, Carlo Delfino Editore, Sassari 2003
Serra Orrios e i monumenti archeologici di Dorgali, Sardegna archeologica, Carlo Delfino Editore, Sassari 2005