Corsica – L’introversa terra di Napoleone

Corsica – Coste selvagge e rocce scolpite
Corsica – La battaglia della Corsica per un’identità oppressa
Corsica – Per Napoleone la Corsica era solo “un’escrescenza”

Alla scoperta di Cap Corse, la selvaggia regione a nord dell’isola che punta il dito verso il continente, di Corti, patria dell’indipendentismo isolano, e di Ajaccio, dove tutto ricorda la figura dell’imperatore e le sue imprese.

Prosegue il nostro itinerario in Corsica, l’isola che i greci chiamavano Kallisté, la più bella. Dopo aver visitato le meraviglie naturali del Golfo di Porto e aver girovagato tra le colline della Balagne arriviamo a St. Florent, da cui partiremo per visitare la regione costiera del Cap Corse e inoltrarci in seguito nelle regioni montagnose all’interno dell’isola per visitare Corti, l’antica capitale della Corsica indipendente e concludere il nostro viaggio ritornando sulla costa occidentale nel Golfo di Ajaccio.

Patrimonio, capitale del vino corso
Il grazioso villaggio costiero di St. Florent, considerato la Saint-Tropez dell’isola, è avvolto come una conchiglia dalle colline della regione agricola del Nebbio, di cui è capoluogo. A pochi chilometri dal mare si trova Patrimonio, punta di diamante della produzione vitivinicola dell’isola, con 500 ettari coltivati a vigna. Sin dal tempo dei Romani nei suoi vigneti abbarbicati sotto le spettacolari pareti bianche dei monti che circondano il paese si producono alcuni tra i migliori vini della Corsica. Come l’olio d’oliva e il formaggio di pecora, il vino è un prodotto curato da secoli e nel quale si rivela tutta la ricchezza dei sapori del Paese. Nel corso degli ultimi quarant’anni il vino corso ha fatto un notevole salto di qualità e la viticoltura è diventata un fattore economico importante: porta infatti il 30 per cento degli introiti agricoli. I vitigni più diffusi sono, per i vini bianchi, il Vermentino e il Moscato e, per i rossi, gli autoctoni Nielluccio, il più tipico dell’isola, e Sciaccarellu, con cui si produce un vino simile al chiantigiano Sangiovese.

Un dito puntato sul continente
Non ho mai visto una strada simile. Si arrampica letteralmente lungo la parete di una roccia che sovrasta il mare, con un sentiero che in alcuni tratti non è più ampio di un piede”. Così annotava nel suo diario a proposito di Cap Corse James Boswell, un viaggiatore inglese sbarcato sull’isola nel 1765. Oggi esiste una strada costiera lunga 110 chilometri, ma la situazione per gli automobilisti rimane critica, perché in molti tratti due veicoli non incrociano. Sebbene tortuosa questa arteria permette di percorrere una delle regioni più selvagge e spettacolari, spesso considerata un’isola nell’isola, un mondo a parte, perché rimase per secoli accessibile solo via mare, fino a quando, all’inizio dell’Ottocento, Napoleone costruì la strada. Forse anche per questo il paesaggio è rimasto selvaggio e spettacolare, scandito dalle torri costruite in epoca genovese per proteggere gli abitanti dalle incursioni saracene. Villaggi di pescatori e borghi arroccati sulle alture si alternano con morbidi rilievi coperti dalla macchia mediterranea che piomba nel mare da altezze vertiginose. Questa lingua di terra, particolarmente spettacolare sulla costa ovest, lunga 40 chilometri e larga 10, come un muto rimprovero appare sulle carte geografiche come un dito puntato verso quella Genova che per secoli dominò la Corsica. La macchia (maquis in francese), un intrico di rovi che arriva solitamente al ginocchio ma può anche crescere fino a due volte la statura di un uomo, ricopre ormai molte aree un tempo coltivate ed emana un profumo tanto particolare che Napoleone Bonaparte era convinto di poter riconoscere la sua isola a occhi chiusi fidandosi solo del suo olfatto. Una caratteristica appariscente dei pittoreschi villaggi che si alternano soprattutto lungo la costa occidentale sono le “ville degli Americani”, le “maisons d’Américains”, cioè le case di corsi emigrati nei Caraibi o in America Latina costruite con il denaro guadagnato nelle miniere d’oro o nelle piantagioni di caffè e di canna da zucchero. Si tratta spesso di stupefacenti palazzi coloniali con facciate ornate da balconi, circondati da terrazze coltivate a giardino con palme e piante esotiche e, naturalmente, con una splendida vista sul mare. Sono testimonianze storiche di una regione profondamente segnata dall’emigrazione. In un’isola di montanari poco aperti al mondo esterno i capo-corsini erano invece marinai e pescatori per tradizione, propensi ad allargare i propri orizzonti e conoscere lidi più lontani. Il fenomeno dell’emigrazione all’inizio dell’Ottocento interessò comunque tutta l’isola. La destinazione più frequente era la Francia, seguita dall’Italia, soprattutto Pisa e Livorno. Molti si fecero invece tentare dal sogno delle Americhe, soprattutto dal Perù, dal Messico e dal Venezuela. Seguì poi l’avventura coloniale, soprattutto nell’Africa del nord. Oggi in Corsica vivono 300 mila persone, mentre si conta che tra i 700 e gli 800 mila Corsi abbiano lasciato l’isola e 500 mila vivano in Francia.
Agli amanti del trekking il Cap Corse offre una splendida passeggiata, il cosiddetto “Sentiero dei doganieri” (“Sentier des Douaniers”) che collega in circa 8 ore di cammino il romantico paesino di pescatori di Centuri a Macinaggio, percorrendo la punta del capo e attraversando un paesaggio incontaminato.
Il nostro itinerario prevede invece di pernottare a Erbalunga sulla sponda orientale di Cap Corse, da cui nei giorni di bel tempo le isole toscane dell’Elba e di Capraia sembrano a un tiro di schioppo. “Nid des Peintres”, questo rifugio di molti pittori famosi si raccoglie attorno a una torre imponente e a un minuscolo porto di pescatori, che ospita un ottimo e pittoresco ristorante: “Le Pirate”.

Corti, capitale dell’indipendenza
Prima di puntare su Corti, che dista circa due ore d’automobile da Erbalunga, se il cielo è azzurro e la giornata nitida vale la pena di fare una piccola deviazione verso il Col de Teghime, ma soprattutto verso la Serra di Pigno a quota 960 metri, da cui si gode uno splendido panorama sui due versanti del Cap Corse.
Come una pietra preziosa incastonata in una corona di montagne”: con questa suggestiva immagine la guida Lonely Planet descrive la posizione di Corti, essenza dell’anima corsa e custode dell’identità insulare, situata allo sbocco di diverse valli e circondata da montagne frastagliate in un paesaggio davvero scenografico. Il centro storico, dominato dalla vertiginosa fortezza a nido d’aquila che sorge sopra uno sperone roccioso, è caratterizzato da un labirinto di strette strade a ciottoli che confluiscono nella vivacissima piazza principale, dedicata all’eroe dell’indipendenza Pasquale Paoli. Da un imponente statua il “babbu di a patria” rivolge il suo sguardo imperioso verso l’animatissimo corso principale, pure a lui dedicato. La cittadina vivace e accogliente con le sue antiche dimore e le botteghe artigiane conta 7 mila abitanti, ma durante il periodo scolastico si anima di giovani che frequentano la sua università – unica sull’isola – che propone le facoltà di diritto, economia e studi ambientali, ma soprattutto lingua, storia e letteratura corse. Obiettivo principale dell’istituto è infatti quello di studiare e valorizzare la cultura locale. Dopo un lungo periodo di esistenza clandestina, trent’anni fa la lingua corsa è stata protagonista di una stupefacente rinascita. Oggi viene insegnata a scuola ed è parlata con fierezza da un terzo della popolazione. Gli studiosi la considerano l’ultimo latino antico ancora parlato. Di origini celtiche liguri e con una forte influenza del toscano medievale, si dice che se Dante tornasse in vita la capirebbe! Nella fortezza di Corti si può visitare il museo etnografico che propone un suggestivo viaggio nella storia dell’isola.
Questa simpatica cittadina è considerata la patria del nazionalismo insulare, perché dal 1755 al 1769 fu la capitale del primo e unico Stato corso indipendente della storia voluto da Pasquale Paoli, che proclamò una delle prime costituzioni democratiche del mondo. L’esperienza si concluse nel 1769 dopo che i genovesi vendettero la Corsica alla Francia e l’esercito indipendentista fu sconfitto da quello francese.

La regione di Ajaccio patria di Napoleone
Il nostro itinerario nel nord ovest della Corsica si conclude ad Ajaccio con la visita del centro storico e del suo splendido golfo. In questa città tutto parla del suo figlio più illustre: Napoleone Bonaparte. Strade, monumenti e musei ricordano l’incredibile destino di questo grande uomo che nel 1811 per decreto imperiale elesse la sua città natale capitale dell’isola a scapito di Bastia, ma che con la Corsica ebbe sempre un difficile rapporto.
Le case dai colori caldi del magnifico lungomare dominato dalla cittadella fortificata costruita dai genovesi per intimidire la rivoltosa nobiltà locale, i fastosi palazzi che si affacciano su ampi viali fiancheggiati da palme, le vie animate – per non dire caotiche – del centro creano un’atmosfera meridionale rilassata molto apprezzata dai turisti. Lungo l’animatissima strada pedonale dedicata al Cardinal Fesch, zio di Napoleone, si affacciano boutique e ristoranti di lusso, oltre all’eccezionale museo d’arte Fesch e alla Chapelle Impériale dove sono sepolti i membri della famiglia Bonaparte. Poco distante si possono visitare anche il Salon Napoléon nel palazzo del municipio, che conserva alcuni cimeli dell’imperatore, e la sua casa natale.
Il Golfo di Ajaccio è uno dei più ampi dell’isola e offre interessanti gite sia in battello, sia in automobile. Percorrendo la cosiddetta “Route des Sanguinaires” in direzione ovest si raggiunge il grande posteggio della Punta della Parata, da cui si prosegue a piedi (andata e ritorno circa un’ora) verso la punta per poi salire alla torre genovese, dove il panorama spazia sulla costa rocciosa del golfo e sulle suggestive Îles Sanguinaires, che tanto ispirarono lo scrittore francese Alphonse Daudet. Il loro nome è dettato dal colore che assumono al tramonto. Di ritorno verso Ajaccio seguendo le indicazioni per Capo di Feno, in pochi chilometri si raggiunge l’idilliaca Plage de Grand Capo. Se da Ajaccio ci si dirige invece in direzione sud si incontrano dapprima innumerevoli belle spiagge di sabbia bianca, ma con scarso fascino, dato che la zona è molto costruita e turistica. Per trovare un’altra spiaggetta idilliaca in un luogo incontaminato bisogna invece dirigersi verso Capu Muro, che chiude a sud il golfo, e scendere lungo una strada dissestata a Cala d’Orzu. Invece di scendere al mare si può anche proseguire fino al termine della strada, dove inizia un facile (sono comunque necessarie scarpe da montagna) ma suggestivo sentiero tra la macchia mediterranea, che in due ore tra andata e ritorno porta alla torre genovese di Punta Guardiola, con una splendida vista su tutto il Golfo di Ajaccio.

Itinerario
1° giorno (70 km – 1.30h) Basilea – Ajaccio
Ajaccio – Piana
2° giorno Il Golfo di Porto – La riserva naturale di Scandola – Les Calanches
3° giorno (200 km – 5h) Piana – Calvi – La Balagne – Saint-Florent
4° giorno (120 km – 3h) Saint-Florent – Patrimonio – Cap Corse – Erbalunga
5° giorno (200 km – 4h) Erbalunga – Serra di Piano – Col de Teghime – Corti – Ajaccio
6° giorno (30 km) Ajaccio – Il golfo di Ajaccio – La Route des Sanguinaires e Pointe de la Parate
7° giorno (140 km) Costa Sud del Golfo d’Ajaccio
8° giorno Ajaccio – Basilea

Per saperne di più
Corse La Guide Vert Michelin, Clermont-Ferrand 2011
Corsica Rough Guides, Vallardi, Milano 2009
Corsica Lonely Planet, Torino 2013