Danimarca – Tra paesaggi marini selvaggi e una campagna armoniosa

Danimarca – Alla scoperta dei vichinghi e del castello di Amleto
Danimarca – Una monarchia antica e democratica

Una natura incontaminata con paesaggi marini selvaggi e una campagna estremamente armoniosa. Ville e castelli immersi nel verde. Un’atmosfera tranquilla che fa sentire a proprio agio. Un paese, che, come la sua capitale, appare al tempo stesso rilassato e operoso. È questa la Danimarca che vi proponiamo in questo itinerario di viaggio che richiede una decina di giorni in automobile, su strade in cui guidare è piacevolissimo, perché appena ci si allontana da Copenhagen sono poco trafficate e scorrono tra campagne incantevoli e lungo coste sabbiose.

L’architettura moderna e il design figurano tra le principali attrattive della Danimarca. Un primo e significativo approccio lo si ha atterrando all’aeroporto di Copenhagen disegnato da Arne Jacobsen. Una struttura armoniosa, dove tutto, dalla facciata in metallo e vetro, dalle poltrone alle lampade, dai tessuti alle posate, era stato da lui progettato in un unico insieme perfettamente integrato.
Noleggiamo un’automobile con la quale ci dirigiamo verso ovest e in un meno di due ore arriviamo a Odense, terzo centro del paese e città natale di Hans Christian Andersen, il più noto scrittore di fiabe al mondo. Tutto a Odense ricorda il letterato: musei, sculture che lo ritraggono assieme ai personaggi dei suoi racconti più noti e curiosità inaspettate come le panchine pubbliche con zampe di mostri al posto delle gambe. Passeggiando per le anguste viuzze dell’antico quartiere che sorge attorno alla casa-museo di Andersen si ha l’impressione di tornare indietro nel tempo. Le case hanno un aspetto pittoresco e affascinante, con quelle minuscole finestre quadrate la cui parte inferiore soltanto è ornata da tendine. Ma, nonostante quelle case siano abitate e formino nel complesso un insieme armonioso, il quartiere è impresso di una tale nostalgia che si ha l’impressione di contemplare la scenografia di uno spettacolo dimenticato, ben lontano dalle luci della ribalta.
Quando morì il 4 agosto 1875 qualcuno scrisse che Andersen “sapeva come far vibrare le corde dell’animo umano”. Nelle sue fiabe si trova una quantità di spunti di riflessione: motivi esistenziali, riflessioni psicologiche, problemi sociali, frequenti rimandi autobiografici. E la realtà Andersen la guardò spesso con amarezza e pessimismo, anche perché la sua vita non fu molto felice. Figlio di un ciabattino, assurse ai massimi onori, ma soffrì molto per le sue sembianze fisiche da brutto anatroccolo. Tanto che arrivò a giudicare la bellezza fisica “un dono più prezioso del genio e della forza morale”.

Skagen,Ascona danese
Lasciamo le magiche luci dell’isola di Fyn, che ispirarono le fiabe di Andersen, per raggiungere verso ovest la penisola dello Jylland che collega la Danimarca alla Germania. Il paesaggio estivo è affascinante: enormi chiazze gialle di colza, mazzi rossi di papaveri, l’oro dei campi di grano, il verde chiaro dell’orzo, quello brillante dei prati abbracciati dai boschi dove la luce penetra a stento, ma dove crescono in abbondanza mirtilli, lamponi, more e, in autunno, ottimi funghi. “Stavo pensando alle gente che ha vissuto prima di noi – esclama il giovane gentiluomo protagonista di ‘Un racconto di campagna’ romanzo di metà Novecento della famosa scrittrice danese Karin Blixen – e che ha disboscato e dissodato e arato questa terra. Quante volte avranno dovuto ricominciare da zero questo lavoro! In quei giorni lontani bisognava combattere gli orsi e i lupi, e poi i pirati e gli invasori, e poi ancora i padroni crudeli e spietati. Ma se un giorno di raccolto come questo, essi dovessero risorgere dalle loro tombe e guardare questi campi e questi prati, forse penserebbero che ne è valsa la pena”.
In meno di due ore di automobile raggiungiamo Ahrus, dove ci limitiamo a visitare, nella periferia occidentale della città, la cosiddetta “Città Vecchia”, uno dei più interessanti musei all’aperto di tutta la Danimarca. Diversi edifici antichi, provenienti da varie città danesi e risalenti ai secoli XVII, XVIII e XIX sono stati trasferiti qui e ricostruiti con estrema cura per riportare alla luce una città del passato. Il museo consente di osservare tutti gli aspetti della vita urbana di un tempo con le diverse attività commerciali, artigianali, industriali e amministrative.
Riprendiamo il nostro itinerario per raggiungere (ci vogliono circa 2 ore e mezzo) Skagen, la punta più a nord della Danimarca. Le strade sono in ottimo stato e permettono medie piuttosto elevate (circa 80 km/h), anche perché la montagna più alta del paese raggiunge un’altezza di 147 metri. Arriviamo in tempo per visitare il museo locale, che raccoglie le opere di un gruppo di artisti che tra il 1830 e il 1930 scoprì questo luogo discosto e rimase sedotto dai suoi paesaggi desertici battuti dai venti e dalla sua luce intensa e perpetuamente cangiante. Il museo espone 1500 tele, disegni, sculture e oggetti, nonché la sala da pranzo dell’hotel Brondum dove gli artisti della “scuola di Skagen” avevano il loro punto di ritrovo. I pittori si appassionarono all’immaginario romantico di questo villaggio di pescatori e alle dure condizioni di vita dei suoi abitanti. Con un vivido stile figurativo diventato famoso a livello internazionale ritrassero scene di vita quotidiana della comunità dei pescatori. I dipinti esposti riescono ad evocare l’atmosfera del luogo. Particolarmente affascinanti sono le opere di P.S. Kroyer soprattutto perché l’artista si sforza di ‘dipingere la luce’, attratto in particolare dalla cosiddetta ‘ora blu’, ovvero il momento di transizione tra il giorno e la notte, quando il cielo e il mare sembrano fondersi nella medesima tonalità di blu.
È interessante notare una certa similitudine di destino tra la storia di questo villaggio di pescatori, dove ancora oggi al mattino si tiene un’asta del pesce, con quello di un altro borgo di pescatori: Ascona. Entrambe hanno attratto uomini d’arte e di cultura, che hanno costituito ‘scuole’ di fama internazionale e hanno avuto un simile atteggiamento nei confronti delle popolazioni locali: interesse in quanto soggetti delle loro opere, ma non in quanto interlocutori.
Lasciamo il museo per visitare il paesino dalle case basse in legno ed i suoi suggestivi paesaggi illuminati da quella luce straordinaria immortalata dagli artisti.
Proseguiamo in automobile verso la punta nord. Giunti a un parcheggio si procede per un paio di chilometri a piedi per raggiungere il punto in cui l’incontro tra le acque del mare del Nord e del Baltico crea una forte corrente e dove la luce è impagabile grazie all’unione di terra acqua e cielo.
Al ristorante dell’hotel Ruths a Grenen, l’antica Skagen, si trova una delle migliori cucine della Danimarca.

Mare del nord tra sabbia e vento
Sabbia e vento, una terra piatta, che a malapena riesce a contenere il mare del Nord e le sue burrasche, disseminata, subito al di qua della linea delle dune che costeggiano il mare, da bacini interni, laghi salmastri non profondi spazzati da un vento quasi costante. A tratti si attraversano paesaggi lunari, dall’aspetto quasi desertico in cui la strada attraversa le dune ricoperte di erica fiorita che le tinteggia di viola.
E’ questo il paesaggio che si trova percorrendo la costa nord-occidentale, dapprima la nazionale numero 11 e in seguito la 181, tra Skagen e Ribe. Particolarmente suggestivo il tratto che costeggia il Ringkobing Fjord. Un sottile lembo di terra, ampio a malapena un chilometro, separa lungo i suoi 35 chilometri il fiordo dal mare del Nord. Dalle dune di questa punta sabbiosa fanno capolino alcune casette di vacanza. Questo luogo è la meta preferita dagli amanti di windsurf: chi è alle prime armi può fare esperienza nelle calme acque delle baie, i provetti possono invece cimentarsi con le acque del mare del Nord sull’altro lato.
Partendo il mattino da Skagen si arriva a Ribe nel tardo pomeriggio, ancora in tempo per passeggiare prima di cena nelle viuzze della più caratteristica cittadina della Danimarca. Si possono infatti visitare i luoghi storici del centro, dove oltre cento edifici sono classificati quali monumenti nazionali, seguendo con passo tranquillo un itinerario ad anello che non richiede più di un’ora di cammino. Ribe ospita anche l’albergo più antico della Danimarca: l’hotel Dagmar appena ristrutturato. Percorrendo la tortuosa strada acciottolata della città vecchia, su cui si ffacciano antiche case in legno di varie tinte costruite attorno alla cattedrale romanica, si ha l’impressione di vivere l’atmosfera di un’altra epoca. Questo villaggio medievale, grazie alla sua dimensione contenuta, ha potuto conservare la sua unità architettonica senza tuttavia perdere la sua vivacità ed evitando quindi di diventare una città-museo. Un’esperienza interessante è la visita guidata notturna (gratuita) che si tiene ogni sera alle 22 dal primo maggio al 15 settembre, sui passi delle sentinelle medievali. Una “sentinella” in uniforme munita di lanterna e armata di alabarda, accompagna i turisti per le vie del borgo, che di notte diventano ancora più suggestive, intonando antiche melodie danesi. Davanti agli edifici più rappresentativi ne narra la storia in danese e inglese. Si tratta di una simpatica trovata turistica, che riscuote notevole successo.

L’isola aristocratica
In meno di due ore da Ribe si ritorno a Fionia (Fyn), la seconda isola per dimensioni della Danimarca. Con i suoi paesaggi agresti e le case coloniche dal tetto in paglia è soprannominata “il giardino della Danimarca”. L’aristocrazia danese scelse proprio Fionia per costruirvi, nel corso dei secoli, le proprie ricche magioni. Ancora oggi si conservano in ottimo stato palazzi, castelli e ville, tra cui il romantico Egenskov Slot è il più pregevole. E’ uno dei manieri rinascimentali danesi meglio conservati. Si erge su un’isola in mezzo a un lago, circondato da una foresta di querce che gli ha dato il nome. E’ ancora abitato dai discendenti del suo costruttore, ma una parte è aperta al pubblico. Splendido è il parco progettato nel Settecento con spazi coltivati delimitati da siepi e il giardino inglese con grandi prati verdi attorniati da alberi di querce. A una ventina di chilometri da Egeskov si trova Faborg, il più grazioso villaggio dell’isola. Come la maggior parte dei borghi danesi sorge attorno a una strada principale con al centro una vasta piazza che ospita il mercato. A pochi chilometri dal centro, in direzione nord-ovest, a Falsled si trova il Falsled Kro, l’albergo più bello che abbiamo trovato durante il viaggio, che offre anche una delle cucine più raffinate della Danimarca.
Un ponte lungo una ventina di chilometri collega Fionia con l’isola più grande del paese, Sjaelland, sulla quale si trova anche la capitale Copenhagen. Racconta una saga che per avere Sjaelland, Gefion, la dea della fertilità, dovette sedurre il re di Svezia. Dopo una notte d’amore in una radura, il re – che non sapeva con chi avesse a che fare – le fece una generosa promessa: avrebbe lasciato alla dea tutta la terra che poteva arare in un giorno e una notte. E così, dal magico aratro di Gefion, nacque questa regione. Nella sua parte meridionale è collegata attraverso ponti ad altre isolette. La più interessante è quella di Mon. Si narra che Odino, il padre dei Vichinghi, l’aveva scelta come suo rifugio dopo la vittoria dei cristiani che avevano distrutto il paganesimo scandinavo. Mon è famosa per le sue graziose chiesina romaniche e per i suoi bianchi scogli ricchi di fossili.
Le chiese di Fanefjord, Keloby ed Elmelunde sono riccamente affrescate da un anonimo pittore del XV secolo, diventato famoso con l’appellativo di maestro di Elmelunde. I suoi dipinti, dal carattere naif, realizzati su sfondo bianco, rappresentano i personaggi della Bibbia raccontati ai contadini analfabeti con un linguaggio simile ai nostri fumetti: propongono scene giocose ambientate nel giardino dell’Eden, demoni grotteschi, la bocca spalancata dell’inferno.
Alte fino a 130 metri le scogliere di gesso dell’isola di Mon, che si ergono su un mare color verde giada, sono uno dei luoghi simbolo della Danimarca. Lunghe scalinate in legno, che partono dal Geo Center, dove viene spiegato il fenomeno geologico, permettono di scendere al mare. Si può passeggiare lungo la riva alla ricerca di fossili, che però non è facile trovare perché i visitatori sono sempre più numerosi. Se non è tutto esaurito trascorrete la notte al Liselund Ny Slot, un albergo di charme ricavato da una casa padronale ottocentesca situata in un parco che si affaccia sulle bianche scogliere.

Itinerario

1° giorno
Copenhagen-Odense (120 km)

2° giorno
Odense-Åhrus-Skagen (400 km)

3° giorno
Skagen-Frederikshavn-Ribe (432 km)

4° giorno
Ribe-Egeskov-Fåborg (175 km)

5° giorno
Fåborg-Mons Klint-Praestø (265 km)

6° giorno
Praestø-Roskilde-Hillerød (130 km)

7° giorno
Hillerød-Helsingør-Copenhagen (110 km)

8° e 9° giorno
Copenhagen

Bibiografia

Svezia, Norvegia, Danimarca La guida verde Michelin, Milano 2007
Danimarca Lonely Planet, edizione 2008
Danimarca, Islanda Guide d’Europa, Touring Club Italiano, Milano 2001
Danimarca Le Guide Mondadori, Milano 2008
Copenhagen e Danimarca Guide Low Cost, Firenze 2009
Copenhagen-Danimarca Meridiani no. 49, giugno 1996

Paesi baltici – Le ‘metropoli’, le spiagge famose e i villaggi dell’altra Europa

Perché mai scegliere le Repubbliche baltiche come meta per le proprie vacanze? Perché Lituania, Lettonia ed Estonia sono interessanti sia politicamente, sia turisticamente. Le tre capitali, Vilnius, Riga e Tallinn sono di grande interesse storicoartistico, ma il viaggio offre anche affascinanti paesaggi marini (in particolare la penisola di Neringa in Lituania) e lunghi tratti di strada in campagna, dove si possono visitare graziosi villaggi e sontuose residenze nobiliari. Noi abbiamo viaggiato in automobile. L’abbiamo noleggiata a Vilnius, dove siamo giunti in aereo. Abbiamo attraversato le tre Repubbliche e siamo rientrati in aereo da Tallinn, dove abbiamo consegnato la vettura all’aeroporto. Le strade sono molto belle, anche perché la collina più alta sarà di 100 metri, e ben segnalate, salvo in Lituania. Di alberghi e ristoranti ce ne sono per tutte le tasche e per tutti i gusti. Esistono tre guide in italiano sui paesi baltici, quella del Touring, la Lonely Planet e la Rough Guides, ma hanno tutte il difetto di essere poco selettive. Per questa ragione mi permetto di suggerire un itinerario che tralascia certe destinazioni consigliate dalle guide. Naturalmente un viaggio di questo genere non seleziona solo mete affascinanti, ma prevede la scoperta di questi paesi con campagne molto povere e di scarso rilievo turistico. Il criterio del bello nel viaggio è spesso riduttivo, perché preclude esperienze interessanti in luoghi magari non incantevoli. Descrivendo l’itinerario cercherò di segnalare le scelte in base ai due criteri: quello del bello per i turisti e quello dell’interessante per i viaggiatori. Potrà forse essere d’aiuto a chi è interessato a queste destinazioni. Calcolate, comunque, almeno una decina di giorni per visitare i tre Paesi.

Le città
Se la lettone Riga è la metropoli dei Baltici e l’estone Tallinn ha un porto cruciale per le rotte tra Occidente e Oriente, la lituana Vilnius è situata al centro geografico d’Europa e in quanto tale è crocevia di lingue e culture diverse.

Vilnius e Kaunas in Lituania
Nonostante abbia oltre mezzo milione di abitanti Vilnius ha un centro storico molto tranquillo con case a due piani allenate su viuzze strette e romantiche. Spuntano gru ovunque, come a Praga una quindicina di anni fa. La gente crede nel futuro e sembra avere voglia di ricominciare, nonostante la storia non sia stata tenera con questa città, considerata la Gerusalemme europea prima che Hitler sterminasse la comunità ebraica (oltre 200 mila persone). Delle 96 sinagoghe costruite nel corso dei secoli ne rimane una soltanto. Tutte le altre sono state distrutte. Anche l’affascinante impronta barocca ha tristi radici storiche. Gli edifici costruiti nelle epoche precedenti sono infatti andati distrutti nel corso di sanguinose guerre e da un terribile incendio all’inizio del ‘600. Ma nel corso del XVII secolo una regina italiana, Bona Sforza, diede un nuovo impulso alle arti invitando architetti e pittori dall’Italia, che conferirono alla città un carattere barocco a noi familiare. Purtroppo le pene inferte dalla storia a questa città sono proseguite anche nel periodo sovietico. Lo testimonia un imponente edificio, che sorge lungo una delle vie più eleganti della città (Viale Gedimino), sede del famigerato KGB sovietico. Nelle pietre sulla base del palazzo sono incisi i nomi dei giovani prigionieri politici, quasi tutti ventenni o poco più, eliminati in nome della rivoluzione sovietica.
A 100 chilometri da Vilnius sorge un’altra fiera città lituana: Kaunas, che nel ‘900 in tristi circostanze fu capitale provvisoria del paese. Oggi conta 400mila abitanti e rappresenta il volto autentico di una Lituania periferica rispetto ai paesi dell’Europa occidentale, ma piena di dignità, determinazione e compostezza. Il suo municipio, chiamato affettuosamente “cigno bianco” per il colore e la slanciata torre della facciata, è l’emblema del grazioso e piccolo centro storico di impronta medievale, che ospita anche un’imponente cattedrale gotica.

Riga, metropoli europea
La lettone Riga è un’importante metropoli dell’Europa settentrionale ed è certamente la più occidentale delle tre capitali baltiche. Ha un piccolo centro storico denso di atmosfera soprattutto la notte, ma è bella anche fuori dalla città vecchia. Tutti i principali stili architettonici hanno lasciato splendide testimonianze: dall’arte medievale allo Jugendstil, quest’ultimo tra i più affascinanti e i meno conosciuti d’Europa. L’edificio più rappresentativo del centro storico è certamente il duomo, che si affaccia sull’omonima suggestiva piazza. Propone tutti gli stili possibili acquisiti nel corso dei secoli ed è famoso per il suo straordinario organo con quasi 7 mila canne: uno dei più potenti al mondo. Splendidi di notte, i due palazzi trecenteschi della Confraternita delle Teste Nere deludono di giorno, perché rivelano di essere un falso storico: distrutti nel corso dell’ultima guerra sono infatti stati completamente ricostruiti. A nord est del centro si estende un quartiere ottocentesco con ampi viali ricavati dall’abbattimento delle mura, com’è avvenuto a Vienna, a Barcellona e in altre importanti capitali europee. Anche Riga ha il suo Gaudì: si chiama Eisenstein ed è il padre del celebre regista cinematografico della “Corazzata Potiemkin”. I suoi palazzi in stile Liberty colpiscono per la creatività e la fantasia. I restauri della maggior parte di questi edifici sono già ultimati, altri sono in corso. Ammirando queste opere d’arte rimanete incantati, stupiti. Ma anche le altre numerose costruzioni in stile Liberty presenti nella Riga d’inizio ‘900 sono affascinanti.
A Riga potete visitare anche uno dei mercati più grandi e più antichi d’Europa. Risale alla fondazione della città nel XIII secolo. Oggi è ospitato in cinque enormi hangar di Zeppelin vicino alla stazione ferroviaria. Ogni capannone offre un genere alimentare.

Tartu e Tallinn, le perle estoni
Prima di giungere a Tallinn, certamente la più affascinante delle tre capitali baltiche, il nostro itinerario prevede una breve sosta a Tartu, una cittadina universitaria estone che lascia bene intuire l’incredibile atmosfera che ci attende nella capitale. Il centro storico di Tartu è piccolissimo: si riduce a una piazza e a poche vie che portano all’ottocentesca università e alle rovine della cattedrale in collina. L’elegante municipio in stile barocco olandese si affaccia sull’omonima piazza, sulla quale si allineano eleganti edifici in stile neoclassico pietroburghese.
Ed eccoci a Tallin. “Case alte e strette dai frontoni appuntiti o a gradoni o terminanti in armoniose volute si allineano su vie anguste, alle quali chiese monumentali e improvvise piazzette danno spesso respiro; mura intervallate da torri dalla caratteristica copertura, miracolosamente intatte, cingono una piccola città piena di fascino che si stenta a considerare reale”. Questa azzeccata descrizione proposta dalla guida del Touring rende bene l’idea di questa città dove non ci si stanca mai di passeggiare, soprattutto la notte, perché si ha la sensazione di tuffarsi in un’altra epoca.
Anche a livello di opere d’arte l’offerta è interessante e ci ricorda l’importante passato storico di questa città anseatica. Di notevole fattura una pala d’altare di un artista di Lubecca, capitale della Lega Anseatica, e la quattrocentesca “Danza macabra”di Bernt Notke, che ci ricorda come umili e potenti siano tutti uguali di fronte alla morte. L’imponente cattedrale ortodossa, costruita dai russi alla fine dell’Ottocento sulla romantica collina all’interno della città vecchia, da cui si gode una splendida vista, è considerata dagli abitanti di Tallin come una prevaricazione zarista. Tanto che ancora fino a qualche anno fa si parlava di demolirla. E’ un segno dei difficili rapporti con i russi, che per secoli dominarono questa città. La nostra guida ci ha portati con orgoglio a visitare anche lo “Stadio della canzone di Tallinn”, dove nel 1990 trecentomila persone si incontrarono per chiedere pacificamente l’indipendenza cantando melodie della tradizione estone.

Le dune del Sahara lituano amate da Thomas Mann
Sull’aereo che ci porta da Milano a Vilnius quattro giovani comunicano a tutti in modo particolarmente rumoroso che si recano in Lituania per le vacanze di mare e soprattutto alla ricerca di ragazze. In effetti nei tre paesi baltici si vedono splendide gambe molto allungate. Non so quale esito abbiano avuto le aspirazioni dei nostri compagni di viaggio, ma un fatto è certo: l’estate scorsa il tempo era migliore lassù che in Italia. Tutto il periodo del nostro soggiorno, nella seconda metà di agosto, quando il sole riscaldava il termometro toccava i 30 gradi.
Palanga è la località di mare più gettonata, con numerosi locali notturni. È una sorta di Rimini del nord, con ampi viali alberati.
Ma non è naturalmente questo il mare di cui intendo parlare, né quello di Jurmala vicino a Riga, considerata la Costa Azzurra lettone, bensì quello dell’aristocratica penisola di Neringa in Lituania, una delle mete più spettacolari del nostro itinerario, oggi parco nazionale. “Neringa è così sensazionale che bisogna vederla, come l’Italia o la Spagna, se all’anima si vogliono offrire immagini meravigliose”. Così si esprimeva Wilhelm Von Humboldt nel 1901. Thomas Mann, quando visitò la penisola per la prima volta nel 1929, ne rimase talmente affascinato che decise di costruirsi una villetta di vacanza a Nida, con una splendida vista sul mare e sulle dune. La sua casa oggi ospita un piccolo museo. Il noto filosofo francese Jean Paul Sartre negli anni Sessanta chiese un permesso speciale al leader sovietico Khruscev, che gli venne accordato, per trascorrere alcuni giorni sulle dune con la sua compagna Simone De Beauvoir.
Secondo una leggenda lituana la penisola fu creata dalla materna gigantessa del mare Neringa con diverse bracciate di sabbia portate amorevolmente nel suo grembiule per formare un porto protetto per i pescatori locali. Di fatto la penisola si formò 5 o 6 mila anni fa quando le onde e i venti del Mar Baltico fecero accumulare la sabbia nelle acque poco profonde vicino alla costa. La penisola, una lingua di terra larga non più di 4 chilometri, è una striscia ondulata su cui si innalzano imponenti dune di sabbia, alte fino a 50 metri, alcune delle quali talmente spoglie da avere un aspetto totalmente sahariano, altre invece ricoperte da un fitto tappeto di pini verde scuro, affusolate betulle argentee e sottili tigli affamati di terra. Sul bordo orientale della penisola si trovano alcuni villaggi sparsi che, da sempre,vivono del pesce presente nelle ricche acque della “laguna”. Le case in legno sono tipiche del nord, dipinte con delicati colori pastello. La costa occidentale è invece una lunga e sottile striscia di sabbia punteggiata di spiagge. Con il massiccio disboscamento effettuato nel XVI secolo per ricavare legname, le sabbie della costa sono rimaste in balia dei forti venti e hanno cominciato a spostarsi avanzando alla velocità di circa 20 metri all’anno: dal XVI al XIX secolo hanno inghiottito ben 14 villaggi. Oggi le sabbie scivolano a un ritmo ancora più intenso: la preziosa bellezza di questo luogo rischia così di andare perduta per sempre.
Le dune più suggestive le trovate a sud del villaggio di Nida, nei pressi della Valle della morte. Qui il paesaggio assomiglia talmente a quello sahariano che i tedeschi costruirono alla fine dell’Ottocento un campo di concentramento (da qui la denominazione) per i soldati francesi, nell’intento di vendicare i soldati del Kaiser detenuti dai francesi nel deserto del Sahara. Un’altra passeggiata indimenticabile la potrete effettuare a partire dal parcheggio situato un paio di chilometri a nord del villaggio di Pervalka. Si cammina per circa mezz’ora in una valle tra alte dune di sabbia per raggiungere una collinetta sulla sponda orientale, dalla quale si ammirano le due sponde del mare. Con il bel tempo i tramonti sono particolarmente romantici e spettacolari.

I massi erratici del parco nazionale
L’itinerario proposto nei paesi baltici, che dura appena dieci giorni, prevede la visita di un altro parco nazionale in Estonia: Lahemaa, che si trova una cinquantina di chilometri ad est di Tallinn, sulla strada per San Pietroburgo. Non ha certo la spettacolarità di Neringa, ma è interessante per vedere un mare tipico del nord, dove gli alberi arrivano a pochissimi metri dall’acqua in un paesaggio, per la verità, piuttosto monotono. Nel parco è possibile compiere numerose passeggiate scandite dalla presenza di enormi massi erratici, che non si capisce da dove vengano, visto che attorno non ci sono né rocce, né montagne. Due brevi passeggiate sono consigliate: una che parte dal villaggio di Altja verso la spiaggia, dove si trovano ancora alcune antiche case in legno di pescatori (30 minuti andata e ritorno) e una da Käsmu verso la punta dell’omonima penisola, dove si ammirano alcuni massi erraticifiniti nel mare.

Tra le antiche case in legno dei contadini
Le strade nei tre paesi baltici sono diritte, tagliate in mezzo alle foreste o alla campagna. Le tre nazioni sono scarsamente abitate. La densità demografica è tra le più basse d’Europa con circa 40 abitanti per chilometro quadrato, contro i 190 dell’Italia. La stragrande maggioranza della popolazione vive nelle città. Il paesaggio è piatto e monotono. Le antiche case dei contadini in legno non hanno sopravissuto alle insidie del tempo e si possono vedere quasi esclusivamente nei parchi etnografici di Riga e di Tallinn, dove sono stati trasportati antichi edifici in legno dalle varie regioni e ricostruiti, proprio come abbiamo fatto noi svizzeri al Ballenberg. Anche nei rari villaggi le case in legno non hanno resistito alle intemperie dei freddi inverni nel corso dei secoli. Le guide turistiche sono molto generose di lusinghieri aggettivi quando descrivono i villaggi di campagna, ma spesso francamente a sproposito. Gli unici che meritanodi essere visitati sono Kuldiga e Cesis in Lettonia.

Villaggi rurali di altri tempi
Le viuzze e le raccolte piazze di Kuldiga sono gli scenari prediletti dai cineasti lettoni per i film di soggetto storico. La cosiddetta “città d’oro” adagiata sulle rive del Venta 150 chilometri a ovest di Riga, ha un passato glorioso: fece parte della Lega anseatica, grazie al suo fiume navigabile. La grande guerra del nord all’inizio del ‘700 ne interruppe lo sviluppo. Preservato dall’industrializzazione il villaggio si è conservato quasi intatto fino ad oggi con le sue costruzioni in legno tipiche dei paesi del nord: la più antica risale alla fine del XVII secolo. In un’atmosfera romantica propone uno spaccato di vita rurale di altri tempi. Sulla strada tra Riga e Tallinn vale la pena di fare una breve sosta per visitare un altro interessante borgo di campagna: Cesis, meno affascinante del precedente, ma anch’esso con un passato importante di membro della Lega anseatica.

I nobili vivevano in sontuosi palazzi
Se rare sono le testimonianze della vita contadina, lo stesso non si può dire per le residenze dei nobili e dei possidenti terrieri situate lontano dalle città. Un’interessante gita di una giornata con partenza da Riga permette di scoprire opere sontuose di architetti e artisti italiani che avevano operato a San Pietroburgo. Le più straordinarie sono certamente i palazzi di Rundale e di Jelgava progettati da Francesco Bartolomeo Rastrelli, autore del famosissimo Palazzo d’inverno a San Pietroburgo. L’ar­chitetto portò con sé le maestranze che già avevano rea­lizzato nella capitale russa le sue grandi opere. Da San Pietroburgo giunsero un migliaio di operai, stuccatori, decoratori e arredatori. A dipingere le pareti e i soffitti furono chiamati Francesco Martini e Carlo Zucchi, gli stucchi furono affidati al berlinese Johann Michael Graff. Il risultato è di un’intensità eccezionale e costitui­sce uno dei migliori esempi di barocco in Lettonia con all’interno anche elementi rococò. La visita degli interni stupisce per l’estrosità e la creatività, ma anche per il grande rigore architettonico. Il parco disegnato dallo stesso Rastrelli andò distrutto ed oggi lo si sta ricostruen­do in base ai progetti originali. Ancora più imponente del palazzo di Rundale è quello di Jelgava, che nei sot­terranei ospita la cappella funeraria con 21 sarcofaghi dei duchi di Curlandia. I due palazzi sono legati alla fi­gura di uno di questi duchi (von Bühren) e alle sue vi­cende sentimentali con la zarina Anna Ioannovna nipote di Pietro il Grande. Quando Anna morì e le succedette Elisabetta il duca venne mandato in Siberia. I lavori di costruzione nei due palazzi vennero sospesi per oltre vent’anni, fino a quando sul trono salì Caterina la Gran­de e von Bühren poté tornare dalla Siberia.
A pochi chilometri di distanza, una sobria risposta allo sfarzo di questi due palazzi è certamente proposto dalla residenza estiva neoclassica della principessa Charlotte von Lieven, progettata da un altro grande architetto dell’epoca: Giacomo Quarenghi. Il palazzo le fu dona­to nel 1795 da Caterina la Grande come riconoscimen­to per i servigi resi in qualità di governante dell’impe­riale progenie. Gli interni, dalle sfumature pastello ocra, rosa e acqua del Nilo comunicano un senso di eleganza. La sala della cupola, con i suoi straordinari effetti luminosi, si dice sia stata progettata sul modello del Panteon di Roma. Il giardino all’inglese, con il pra­to e le piante sullo sfondo, mette in risalto la qualità ar­chitettonica di questa villa oggi adibita ad albergo, do­ve vi consiglio di fermarvi per una notte se ne avete la possibilità.
Un’altra incantevole opera risalente all’epoca zarista è il palazzo che lo zar Pietro il Grande fece costruire al­l’inizio del ‘700 per la moglie Caterina. L’elegante co­struzione barocca, poco distante dal centro di Tallin, af­fascina per il contrasto tra il rosso delle pareti e il bian­co degli stucchi delle finestre e delle balaustre. Fu pro­gettato dall’architetto italiano Niccolò Michetti. Poco distante si nota la semplice casetta in legno abitata dal­lo zar all’epoca della costruzione del palazzo.
A una cinquantina di chilometri da Tallin, immersa nel­la campagna, è interessante visitare la lussuosa residen­za di una famiglia di proprietari terrieri, i von Pahlen, appena restaurata. La sontuosa tenuta, provvista di un laghetto con la relativa casa per i bagnanti, uccelliere, scuderie, giardino d’inverno eccetera, contrasta con le case in legno dei contadini che non hanno resistito alle intemperie, ma che si possono vedere nel parco etno­graficodi Tallin.

L’itinerario

1° giorno
Lugano-Vilnius

2° giorno
Visita di Vilnius

3° giorno
Vilnius-Kaunas (100 km)
Kaunas-Klaipedia (200 km)
Klaipedia-Neringa (40 km)
Neringa-Klaipedia (40 km)

4° giorno
Klaipedia-Palanga (27 km)
Palanga-Liepaja (74 km)
Kuldiga-Talsi (53 km)
Talsi-Riga (110 km)

5° giorno
Gita a Riga-Bauska-Pilsrundave-Mezotne-Tervete-Zalenieki-Dobele-Jelgava-Riga

6° giorno
Visita di Riga

7° giorno
Riga-Cesis (85 km)
Cesis-Valmiera (43 km)
Valmiera-Tartu (135 km)
Tartu-Paide (100 km)
Paide-Tallinn (86 km)

8° giorno
Visita di Tallinn

9° giorno
Parco Nazionale Lahema (200 km)

10° giorno
Tallinn-Lugano