Bretagna – Là dove si credeva che la terra finisse

Bretagna Il passo lento della storia tra riti, cultura e tradizioni

Questa selvaggia penisola allungata sull’Oceano con le sue vertiginose scogliere, le calette nascoste, le spiagge sferzate dal vento e dalle onde offre una straordinaria sintesi tra natura, cultura e tradizioni.

Un viaggio in Bretagna, là dove anticamente si pensava che la terra avesse fine (Finistère), offre splendidi e selvaggi paesaggi marini, interessanti e uniche opere architettoniche, nonché ricche tradizioni che sopravvivono da secoli.
Il nostro itinerario si limita alla scoperta della cosiddetta Bassa Bretagna, cioè la parte più ad ovest, dove si parla ancora il bretone e dove gli antichi usi e costumi sono tuttora molto diffusi. Non ci sono voli aerei diretti per la Bassa Bretagna ed è pertanto necessario fare scalo a Parigi per raggiungere Brest, dove si può noleggiare un’automobile. Il tragitto che proponiamo richiede una settimana abbondante. Coloro che dispongono di più tempo possono partire dal Ticino con il proprio veicolo, ma devono contare due giorni di viaggio all’andata e due al ritorno.

La Côte de Granit Rose
Il nostro viaggio inizia dalla regione più a nord, quella che si affaccia sulla Manica – il canale che divide la Francia dalla Gran Bretagna – visitando in particolare la costa dei Graniti Rosa. Prima di arrivarvi da Brest facciamo tappa a Tréguier, un’antica cittadina con strette viuzze e pregevoli case a graticcio annidate in fondo a un estuario con un’imponente cattedrale, dove si trova la tomba di St. Yves, il patrono degli avvocati. Saliamo lungo l’estuario fino a Le Gouffre, dove una splendida passeggiata lungo il mare dà un primo assaggio dei graniti rosa, con immensi massi rocciosi tra i quali sono state edificate alcune case signorili in granito, sempre rosa, che talvolta si appoggiano agli scogli. Ma lo spettacolo più straordinario lo si osserva una trentina di chilometri più ad ovest attorno al faro di Ploumanach, percorrendo a piedi una breve tratta del cosiddetto “sentiero dei doganieri”, che si estende lungo quasi tutta la costa bretone. L’atmosfera magica dei luoghi non è dovuta solo al colore di questo granito di grana grossa, ma anche alle sorprendenti forme scolpite dall’erosione del vento e dalla violenza delle onde oceaniche. Sembra di trovarsi in un vastissimo museo di sculture all’aperto, dentro il quale si può passeggiare per ore e dove l’artista ha un unico nome: natura.
Sulla vicina Île Grande, invece, il granito assume tonalità azzurre. Alla stazione ornitologica uno specialista commenta le immagini provenienti in diretta da una telecamera installata su un isolotto dell’arcipelago delle Sept-Îles, che si trova al largo ed è popolato da una foltissima colonia di uccelli, provenienti in primavera dalle coste africane.

Dalla costa nord a quella ovest
Dalla Costa Rosa in meno di un’ora in automobile si raggiunge la cittadina di Morlaix, da cui parte un interessante circuito alla scoperta dei migliori complessi parrocchiali (enclos paroissiaux), di cui riferiremo settimana prossima toccando gli aspetti più culturali-artistici e legati alla tradizione del nostro itinerario.Torniamo allora sulla costa nord, dove visitiamo ancora la tipica cittadina bretone di Roscoff, sviluppatasi a partire dal XVI secolo grazie agli scambi commerciali con l’Inghilterra. Dimore signorili in granito costruite da ricchi mercanti, armatori e corsari caratterizzano il quartiere che si affaccia sul porto. Un curioso museo dedicato ai “venditori di cipolla rosa” con immagini e documenti racconta la storia dei venditori che nel XIX secolo attraversavano la Manica e battevano in lungo e in largo le strade della Gran Bretagna a piedi o in bicicletta carichi di trecce di cipolle. Come non tracciare un parallelo con l’immigrazione dalle nostre valli verso il nord Europa o l’Italia? Perché viaggiare non significa dimenticare le proprie origini, bensì capire meglio le proprie radici scoprendo le esperienze di altri popoli. Da Roscoff ci trasferiamo dalla costa nord a quella ovest, passando da Le Folgoet, dove la basilica di Notre-Dame merita una visita soprattutto per ammirare un pontile che lega le due navate laterali della chiesa, finemente scolpito in granito e considerato uno dei capolavori dell’arte bretone.

Gli Abers costa selvaggia
La parte più settentrionale della costa ovest del Finistère offre lo spettacolo di un litorale molto selvaggio e frastagliato intercalato da numerosi estuari, detti “abers”, che danno il nome alla regione e che bene si possono ammirare visitando le Dunes de Ste-Marguerite e di Corn-ar-Gazel. Il sentiero dei doganieri, che segue quasi tutta la costa bretone, qui scorre su spettacolari falesie a strapiombo sul mare. In questa regione il turismo è scarso. Ci troviamo nella terra ideale per chi ama passeggiare nel silenzio, interrotto solo dal suono provocato dall’impatto delle onde contro gli scogli e accompagnato dal forte odore delle alghe, talvolta sgradevole, che costituiscono da secoli un patrimonio regionale importante. La Francia è infatti leader in Europa nel commercio delle alghe e i quattro quinti della produzione provengono proprio da queste coste. Nel piccolo villaggio di Plouguerneau un piccolo ecomuseo racconta la storia della raccolta praticata da secoli. Anticamente le alghe venivano utilizzate come fertilizzante, combustibile o cibo per animali. Oggi sono impiegate per la fabbricazione di prodotti cosmetici, nei centri di talassoterapia e sempre più spesso anche in cucina dai cuochi di grido, che le considerano la “verdura di mare”. Una sessantina di imbarcazioni provviste di un braccio meccanico snodato rastrellano i fondali marini raccogliendo ogni anno oltre 70 mila tonnellate di alghe, che poi vengono stese a seccare sul litorale.

La Route Des Phares
Al largo di queste coste, denominate anche “des Naufrageurs”, battute dalle onde dell’Atlantico e della Manica, sono affondate centinaia di navi. Si racconta addirittura che un tempo i contadini accendessero sulla costa fuochi all’aperto per confondere i capitani e provocare il naufragio delle loro imbarcazioni per poi saccheggiarne i relitti. Aneddoti a parte, molte più navi sarebbero affondate nel corso dei secoli se non ci fossero stati i fasci di luce dei fari, costruiti in Bretagna a partire dal 1695. Sentinelle dei mari, per secoli unico punto di riferimento per chi solcava le onde impetuose dell’Oceano Atlantico, queste strutture sono oggi per la quasi totalità automatizzate. I fari più imponenti sono certamente quelli dell’Île Vierge, a nord della costa ovest, che con i suoi 82.50 metri è il più alto d’Europa e quello delizioso di St-Mathieu, a sud, con accanto le suggestive rovine di un monastero benedettino del VI secolo. Ma sui quasi 90 chilometri di costa tra Brest e Portsall si sviluppa la cosiddetta “Route des phares et des balises”, dove si possono ammirare ben 30 fari e oltre 85 boe di segnalazione. Su una terrazza che si affaccia sul porto di Portsall si trova una delle due enormi ancore di 20 tonnellate ciascuna che appartenevano alla petroliera Amoco Cadiz. E’ il triste ricordo della catastrofe ecologica causata dal suo naufragio il 16 marzo 1978, quando durante una terribile tempesta, a causa di un guasto tecnico rimase in balia delle onde. Mentre attendeva l’autorizzazione dei suoi proprietari a farsi soccorrere si spezzò in due all’impatto con uno scoglio e riversò in mare 230 mila tonnellate di petrolio greggio.

La spettacolare penisola di Crozon
La penisola di Crozon rappresenta certamente uno dei luoghi più spettacolari e selvaggi di questo viaggio in terra bretone. Una sua magnifica veduta d’insieme si può avere dalla collina denominata Ménez-Hom. Questo monte alto appena 330 metri permette di spaziare sui luoghi appena descritti e ci introduce alla penisola di Crozon con le sue splendide punte che stiamo per visitare. Anticipa anche un panorama sulla penisola della Cornovaglia francese, che costituirà una delle prossime tappe. La penisola di Crozon propone quattro punte molto spettacolari. Iniziamo la visita da quella più a nord, denominata “des Espagnols”, che offre una splendida vista sulla costa tra Brest e la Pointe de St-Mathieu. Data la vicinanza con quest’altra sponda, nel 1594 una guarnigione di militari spagnoli alleati con la Lega Cattolica costruì (da qui il nome) una fortezza, di cui si visitano le rovine, per controllare l’ingresso del traffico marittimo verso la città di Brest. La Pointe de Penhir, con un dirupo di 70 metri sul mare, è la più spettacolare delle quattro punte della penisola e ospita un suggestivo monumento in onore dei bretoni delle Forces Françaises Libres, il movimento di liberazione fondato a Londra da Charles De Gaulle. La Pointe de Dinan propone invece una bella passeggiata da cui si ammira una fantastica roccia a forma di castello, mentre a Cap de la Chèvre si visitano le rovine di un posto di osservazione tedesco durante la seconda guerra mondiale.

La Cornovaglia francese
Dapprima reame e in seguito ducato, la Cornovaglia anticamente si estendeva su un territorio molto più vasto. Oggi si limita alla sola parte costiera, di cui il nostro itinerario prevede la visita della parte nord, quella più spettacolare. Questa regione è arricchita anche da tre interessanti luoghi d’arte: la capitale Quimper, lo splendido villaggio di Locronan e la suggestiva cittadella di Concarneau. In questa pagina ci limitiamo a parlare delle sole località costiere rimandando a settimana prossima la visita delle città d’arte. Secondo un detto bretone “nessuno ha mai attraversato questo mare senza paura né dolore” e una preghiera recita “Soccorrimi o Dio al Raz, la mia nave è così piccola e il mare così immenso…”. Alla Pointe du Raz, uno dei luoghi più selvaggi e spettacolari di tutta la Bretagna, dove si dice che il vento urla e l’Oceano tuona, sorge una eloquente statua dedicata a Notre-Dame-des Naufragés. Oltre 1 milione di turisti ogni anno contempla il mare aperto da questa punta, il cui accesso è regolamentato per permettere la tutela dell’ambiente naturale (per la visita si calcoli almeno 1 ora a piedi). Poco lontano e raggiungibile anche a piedi partendo dalla Pointe du Raz lungo il sentiero costiero, l’altrettanto interessante Pointe du Van (se la si raggiunge in auto si calcoli un’ora a piedi per la visita). Proseguendo sulla costa in direzione di Douarnenez, la capitale delle sardine, s’incontrano altre punte dal panorama straordinario (Pointe de Brézellec, Pointe de Beuzec e Pointe du Millier) e l’interessante Riserva Ornitologica di Cap Sizun, dove, soprattutto in primavera, si possono ammirare alcune migliaia di uccelli marini che si raggruppano in colonie. A Douarnenez attraversando una maxiscatola di sardine blu e gialla, si possono scoprire i segreti della conservazione del pesce, attività attorno alla quale da oltre due secoli ruota la vita di questa città. Nel porto, trasformato nel più importante museo galleggiante d’Europa, si possono visitare rimorchiatori, langoustier, velieri e molti altri esemplari di vecchi bastimenti.

Itinerario
1° giorno (150 km) Brest – Tréguier – Côte Rose
2° giorno Visita della Côte Rose
3° giorno (200 km) Côte Rose – Morlaix (itinerario complessi parrocchiali) – Roscoff
4° giorno (130 km) Roscoff – Le Folgoët – Porspoder (Abers)
5° giorno (150 km) Porspoder – Ponte de St-Mathieu – Plougastel – Daoulas – Ménez – Horn-Ste-Anne – La Palud
6° giorno (130 km) Ste-Anne – Locronan – Quimper – Concarneau – Ste-Anne
7° giorno (200 km) Ste-Anne – Cornovaglia (costiera nord) – Ste-Anne
8° giorno (100 km) Ste-Anne – Penisola di Crozon – Ste-Anne

Per saperne di più
Bretagna Guida Michelin rossa, Nanterre 2016
Bretagne, carte routière et Touristique Michelin, Boulogne 2015
Bretagna Traveller, Milano 2005

Bretagna – Il passo lento della storia tra riti, cultura e tradizioni

Bretagna – Là dove si credeva che la terra finisse

Oltre alla visita di alcune città medievali questo itinerario va alla scoperta dei più interessanti complessi parrocchiali, uno dei fenomeni artistici più singolari della regione con i suoi meravigliosi calvari scolpiti nel granito.

Prosegue il nostro viaggio nella cosiddetta Bassa Bretagna, cioè la regione più ad ovest della Francia, dove si parla ancora la lingua bretone e dove gli antichi usi e costumi sono tuttora molto diffusi. Ci soffermeremo sugli aspetti più culturali di questa affascinante regione, ricca di testimonianze storiche e artistiche. Oltre alla visita di alcune città medievali questo itinerario va alla scoperta dei principali complessi parrocchiali, uno dei fenomeni artistici più interessanti della Bretagna con i meravigliosi calvari scolpiti nel granito. Per scoprire queste meraviglie dell’arte locale si consiglia di percorrere l’itinerario circolare descritto dalla Guida Michelin Verde (vedi “per saperne di più”), che parte da Morlaix e tocca nell’ordine St-Thégonnec, Guimiliau, Lampul-Guimiliau, La Roche-Maurice, Pencran, La Martyre, Sizun. Per meglio capire ciò che vedremo è necessario spendere due parole sulla storia di questa regione, dove si riteneva finisse la terra (Finistère), e sulle sue tradizioni.

Asterix e Obelix
Chi non ha letto i fumetti di Asterix e Obelix, vicende che hanno come sfondo l’importante periodo di storia bretone? Le imprese dei due eroi raccontano infatti le battaglie dei Galli contro i Romani, che a partire dal 57 prima di Cristo invasero la regione, mantenendone il dominio fino al IV secolo dopo Cristo. Terminata l’epoca romana, tra il V e il VI secolo, la Bretagna fu invasa dai Celti provenienti dalla Britannia (cioè dall’Inghilterra) centro occidentale. Questa popolazione fu spinta ad attraversare il canale della Manica quando le sue terre furono a loro volta invase dai popoli germanici e danesi. La lingua bretone, che nel corso dei secoli ha subito numerosi mutamenti, fu introdotta da questi esuli inglesi, che per lungo tempo mantennero relazioni con la loro terra d’origine. È pure verosimile che le leggende riferite a re Artù, ai Cavalieri della tavola rotonda e a Mago Merlino, che in Bretagna fiorirono numerose, fossero state importate, insieme con la lingua e altre tradizioni, dall’immigrazione celtica di quel periodo. La Bretagna, e soprattutto la regione più ad ovest (Finistère), rimane fedele alle sue tradizioni e alla sua lingua, che viene ancora oggi parlata da oltre 300 mila persone. In questi ultimi vent’anni, dopo i profondi cambiamenti del dopoguerra, soprattutto nella Bassa Bretagna si è assistito a una valorizzazione delle proprie radici, nonostante l’abbandono dei villaggi rurali e l’inevitabile sviluppo del commercio, dell’industria e del turismo. Si sta per esempio recuperando la grande varietà e ricchezza dei costumi, trasmessi da una generazione all’altra, che ancora oggi vengono sfoggiati durante le grandi feste popolari, come per esempio le importanti processioni organizzate per celebrare il santo protettore dei villaggi. Gli abiti da cerimonia, generalmente neri, brillano soprattutto per la vivacità dei grembiuli ricamati. L’originalità del costume femminile è costituita anche dai copricapo: in ogni regione le cuffie hanno caratteristiche diverse, sempre austere, ma molto fantasiose.

Gli enclos paroisseaux
Anche il rapporto dei bretoni con la morte è profondamente influenzato dall’eredità celtica. Sugli ossari vediamo scolpito uno scheletro che tiene una falce, l’Ankou (il nome significa “angoscia”), che, narra la tradizione, la notte vaga su un carro che scricchiola. Chi sente il rumore o lo incontra morirà presto. La porta dell’inferno si troverebbe, si dice, nei monti d’Arrée, nel Finistère che stiamo visitando. Ed è proprio per permettere alla vita spirituale delle parrocchie di mantenere uno stretto legame con la comunità dei morti, che sono nati i cosiddetti “enclos paroisseaux”, cioè i recinti o complessi parrocchiali, i gruppi monumentali più caratteristici dei borghi bretoni. Un piccolo cimitero con pietre tombali uniformi è situato al centro del complesso. Attorno al camposanto, al quale si accede in generale da una porta trionfale, si trovano la chiesa con la piazzetta antistante, il calvario e l’ossario. Il complesso è solitamente racchiuso dentro un recinto in pietra. Queste architetture religiose, meraviglie spontanee che non hanno paragoni altrove, sono caratteristiche della devozione bretone ed espressione artistica della prosperità dei porti fluviali della regione tra il XV e il XVII secolo. La varietà architettonica di questi “recinti” si spiega con il forte spirito competitivo che regnava tra un villaggio e l’altro. L’ansia di primeggiare si tradusse in una specie di gara a chi faceva di più e meglio: a Guimilau si realizzarono raffinate decorazioni sul calvario, a La Martyre si puntò su un ornatissimo arco trionfale, a Pleyben si fece un ardito campanile e a Saint-Thégonnec l’attenzione fu messa nella varietà e nel numero di statue del calvario. Al cimitero si accedeva attraverso una porta monumentale riccamente decorata, una sorta di arco trionfale, denominato “porta dei morti”, che simboleggiava l’entrata del giusto nell’immortalità. Per far posto alle nuove salme nei minuscoli cimiteri si riesumavano i cadaveri. Le ossa venivano raccolte in piccoli contenitori traforati addossati al muro della chiesa o del cimitero. I crani venivano invece sistemati nelle cosiddette “scatole per capo” e conservate negli ossari. Ma l’elemento più suggestivo dei complessi parrocchiali è costituito dai cosiddetti calvari, piccoli monumenti in granito che rappresentano scene della Passione e culminano nel Cristo crocifisso. Si tratta di sculture semplici, ma l’espressione dei personaggi e l’energia che emanano sono davvero sorprendenti. Questi calvari erano concepiti come una sorta di fumetto e avevano una funzione didattica. Molti presentano una piattaforma su cui il sacerdote saliva per spiegare ai fedeli, con l’ausilio di una bacchetta, le scene rappresentate. Attorno al 1650, quando questa originale forma artistica raggiunse il suo apice, l’avventura si concluse: la Francia intraprese infatti una serie di interminabili guerre contro gli Inglesi e gli Olandesi, che interruppero i flussi mercantili nei porti bretoni facendo sprofondare la regione nella povertà.

Città medievali
Un salto nel passato. È quanto avete l’opportunità di fare visitando Locronan, un piccolo gioiello del Finistère, dove il tempo sembra essersi fermato e dove la vocazione turistica non ha compromesso l’architettura di questo bellissimo villaggio. Scelto da molti registi (tra cui Roman Polanski per “Tess”) come set cinematografico, il borgo si è sviluppato tra il XV e il XVII secolo grazie alla fabbricazione e alla commercializzazione di tele per velieri. La qualità di questi tessuti era tale da essere richiesti in tutta Europa per equipaggiare le navi della marina francese, di quella inglese e di quella spagnola. Si narra che le caravelle di Cristoforo Colombo veleggiassero grazie a tele tessute a Locronan. Il villaggio ha conservato una splendida piazza centrale con un antico pozzo, sulla quale si affacciano edifici rinascimentali in granito e l’ampia chiesa, che deve le sue origini a un vescovo eremita irlandese stabilitosi nel VII secolo in questa regione boschiva e autore, secondo la tradizione, di numerosi miracoli. Camminando lungo le strette viuzze del borgo, con un po’ di fantasia si può immaginare la vita nell’epoca medievale. A un’ora circa di automobile da Locronan sorge un’altra chicca del passato: l’incantevole cittadella (Ville close) di Concarneau circondata da imponenti mura medievali in granito. Si tratta di un’isoletta a forma irregolare lunga 350 metri e larga 100, con strette e pittoresche viuzze, collegata alla terra da un ponte. La si può scoprire sia passeggiando lungo le due animate arterie principali, sia percorrendo il panoramico giro delle mura, da cui si gode una bella vista sul porto peschereccio della cittadina, considerato tra i più importanti di Francia. Tra Locronan e Concarneau vale la pena di visitare anche Quimper, che si scorge da lontano grazie alle guglie della sua cattedrale, provvista di splendide vetrate, davanti alla quale si estende il centro storico caratterizzato da strette viuzze fiancheggiate da case a graticcio e battezzate con i nomi delle corporazioni medievali. Altre due piacevoli scoperte si trovano lungo l’itinerario costiero descritto settimana scorsa. Si tratta di Tréguier, antica cittadina annidata in fondo a un estuario con tipiche case a graticcio e un’imponente cattedrale, e di Roscoff, un villaggio costiero con signorili dimore in granito, edificate da ricchi mercanti, armatori e corsari che hanno costruito la loro fortuna sugli scambi commerciali con l’Inghilterra.

Itinerario
1° giorno (150 km) Brest – Tréguier – Côte Rose
2° giorno Visita della Côte Rose
3° giorno (200 km) Côte Rose – Morlaix (itinerario complessi parrocchiali) – Roscoff
4° giorno (130 km) Roscoff – Le Folgoët – Porspoder (Abers)
5° giorno (150 km) Porspoder – Ponte de St-Mathieu – Plougastel – Daoulas – Ménez – Horn-Ste-Anne – La Palud
6° giorno (130 km) Ste-Anne – Locronan – Quimper – Concarneau – Ste-Anne
7° giorno (200 km) Ste-Anne – Cornovaglia (costiera nord) – Ste-Anne
8° giorno (100 km) Ste-Anne – Penisola di Crozon – Ste-Anne

Per saperne di più
Bretagna Guida Michelin rossa, Nanterre 2016
Bretagne, carte routière et Touristique Michelin, Boulogne 2015
Bretagna Traveller, Milano 2005