Francia – Nelle terre dove si consumò la tragedia degli eretici catari

Francia – Nel Languedoc-Rouissilon vicino alla frontiera spagnola
Francia – L’armonia di Toulouse tra passato e presente

La magica Carcassonne risveglia il nostro immaginario del Medioevo. I suoi Cinque figli”, i castelli degli eretici, arroccati su speroni rocciosi, si mimetizzano nella natura. La pace dei conventi mal si concilia con le violenze perpetrate dalla Chiesa contro i catari.

Riprendiamo il nostro itinerario nella Francia del sud, nella regione del Languedoc-Roussillon. Lasciate alle spalle Costa Azzurra e Provenza, oltrepassato il Rodano, proseguiamo verso sud lungo la costa mediterranea fino al confine con la Spagna catalana per scoprire natura, storia, arte e cultura di questa splendida regione ancora risparmiata dai grandi flussi turistici. Nella prima parte ci siamo soffermati soprattutto sulla visita di alcune città di grande interesse artistico del Languedoc, che diedero i natali a illustri personaggi del mondo culturale francese come Toulouse Lautrec e Molière. Ci siamo però inoltrati anche nel Roussillon, sulla Côte Vermeille, per scoprire i meravigliosi paesaggi che hanno ispirato Henri Matisse e André Derein, fondatori del “Fauvisme”.
Questo itinerario ci porta invece nella selvaggia terra dei catari, in quel Roussillon che fu possedimento spagnolo fino al trattato dei Pirenei (1659). Questa terra appassionata, bruciata dal sole e ricca di tradizioni, ha fatto parte della Catalogna per secoli. Francese sulla carta resta ancora oggi profondamente catalana nell’animo, con la sua lingua, con le sue fiestas in cui la sangria scorre a fiumi e con la sua danza folcloristica chiamata sardana. Questa terra vide però anche consumarsi la tragedia dei catari, aderenti a un movimento di dissidenti cattolici che furono fisicamente eliminati da una “santa” alleanza tra la chiesa di Roma e la monarchia parigina interessata a mettere le mani sul sud della Francia. Visiteremo i principali castelli e monumenti che furono teatro di questa triste pagina di storia.

Gli eretici al rogo
“Là dove non vale la benedizione, prevarrà il bastone. Capi e prelati riuniranno la potenza delle nazioni contro questo paese, ne distruggeranno le torri, i muri e vi ridurranno alla servitù”: così tuonava San Domenico contro i religiosi catari e i regnanti che li tolleravano. Ne susseguì una carneficina al grido: “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi”.
Nel 1209 papa Innocenzo III proclamò la crociata contro gli eretici della Francia del sud. Il suo significato non era solo religioso, ma anche politico. Offriva ai signori del nord, fedeli al cattolicesimo, l’opportunità di espandere i propri territori alla regione molto prospera del Midi, dove la sua capitale Toulouse era considerata una delle città più importanti d’Europa dopo Roma e Venezia. La crociata non fu una guerra lampo, durò a lungo. Bisognerà infatti attendere fino al 1271 per la liquidazione della questione catara, anche se l’ultimo eretico fu eliminato dall’Inquisizione nel 1321. A mucchi furono giustiziati sulle pubbliche piazze: su cataste di legno, inginocchiati, legati mani e piedi a pali, dati in pasto alle fiamme in terrificanti olocausti collettivi.
Quale era la loro colpa? In che cosa consisteva la loro eresia? Erano convinti della santità dello spirito umano, opera di Dio, imprigionato nel corpo, opera di Satana così come tutta la materia. Aborrivano la Chiesa di Roma, credevano nella reincarnazione, ma non che Dio si fosse incarnato in Gesù, negavano i sacramenti. Una certa libertà di spirito, la mancanza di un potere centrale, una concezione egualitaria e l’anticlericalismo erano elementi tipici del Midi che costituivano un terreno fertile per il movimento cataro, tollerato se non condiviso da molti regnanti.

L’indimenticabile Carcassonne…
Carcassonne e i suoi “cinque figli”, i castelli di Peyrepertuse, Puilaurens, Termes, Aguilar e Quéribus, furono roccaforti albigesi. Carcassonne cadde nelle mani dei crociati nel 1209 dopo un lungo assedio. I suoi “cinque figli”, su cui si estende il nostro itinerario, situati nella campagna, costituirono l’ultimo ritiro degli eretici e vennero conquistati molti anni dopo.
Ai tempi dell’assedio la città di Carcassonne non possedeva ancora tutte le fortificazioni costruite in seguito dai re di Francia e giunte nel loro splendore fino a noi. La sua cittadella è la più grande fortezza d’Europa. Si compone di un nucleo fortificato, del castello dei conti, e di una doppia cerchia di mura: la cinta esterna, dotata di 14 torri e separata da quella interna composta di 24.
Carcassonne è una città magica. Già da lontano risveglia il nostro immaginario del Medioevo: è la concretizzazione delle fortezze che ci immaginavamo quando da ragazzini giocavamo ai soldatini. Anche una volta superate le mura non ne rimarrete delusi. Invasione dei turisti a parte: è il terzo luogo più visitato di Francia, dopo Parigi e Mont Saint Michel. Vale la pena di pernottare dentro la cinta – ci sono diversi alberghi – perché verso sera le strette viuzze si svuotano, i negozi di souvenir abbassano le saracinesche, così che passeggiando si può lasciar cavalcare la propria fantasia e fermare il tempo. Fare il giro delle mura esterne, splendidamente illuminate di notte, è quasi commovente. Il castello è bene visitarlo il mattino presto, prima che sia troppo affollato. Un’audioguida, molto valida, vi propone il commento dell’architetto che nell’Ottocento iniziò i restauri di questo luogo indimenticabile. Di fronte alle vetrate della basilica di St-Nazaire, considerate tra le più importanti di Francia, rimanete incantati come davanti a un caleidoscopio.
Avevo visitato Carcassonne cinquant’anni fa da ragazzino e poi non ci ero più tornato. Temevo di rimanere deluso, ma non è stato così: è stata una piacevole conferma!

…e i suoi “cinque figli”
Quando ormai tutto il Midi era conquistato dai crociati, i cosiddetti “cinque figli di Carcassonne”, i formidabili castelli di Peyrepertuse, Puilaurens, Termes, Aguilar e Quéribus, situati su impressionanti speroni rocciosi, diedero rifugio ai predicatori catari. Per anni i pellegrini affluivano a migliaia per ascoltare i loro sermoni. Per lungo tempo questa situazione fu tollerata perché considerata non minacciosa dalla chiesa di Roma. La repressione giunse però anche qui e dopo assedi drammatici ed estenuanti anche queste fortezze, ritenute per secoli inespugnabili, caddero nelle mani dei crociati e gli eretici furono bruciati vivi. L’ultimo ad arrendersi fu il castello di Quéribus, che assomiglia a una protuberanza della roccia e si erge sopra il pittoresco villaggio di Cucugnan proponendo una vista incredibile sulla pianura sottostante fino al Mediterraneo e ai Pirenei.
Una visita di una giornata permette di visitarli tutti, salvo Puilaurens, che rimane un po’ fuori mano rispetto al nostro itinerario. La strada scorre suggestiva in una regione agreste tra colline, vigneti, piccoli passi e gole profonde. In questa zona selvaggia e montagnosa, qua e là si scorgono all’ultimo momento in cima a speroni rocciosi le rovine dei castelli. A Peyrepertuse se non sapeste che lassù si annida una fortezza, architettonicamente la più interessante, da lontano non la notereste, tanto bene è mimetizzata nella natura, che sembra appartenerle. Solitamente si compie l’ultimo tratto a piedi prima di raggiungere le rovine dei manieri, che lasciano bene immaginare come si potesse svolgere la vita all’interno della cinta muraria.
Le cinque fortezze, che subirono varie trasformazione nel corso dei secoli, ebbero un importante valore strategico di protezione della frontiera francese con l’Aragona, fino al 1659 quando il trattato dei Pirenei attribuì il Roussillon alla Francia.

Luoghi di pace e di silenzio
L’armonia architettonica, la serenità, il silenzio, gli splendidi e solitari paesaggi che contraddistinguono i monasteri del Roussillon mal si conciliano con le violenze commesse dai crociati cattolici contro i catari. Eppure alcuni di questi monasteri costituirono delle vere roccaforti della chiesa di Roma contro i catari. È il caso della sobria ed elegante abbazia cistercense di Fontfroide. Si annida nella ridente gola di un vallone, che ricorda la dolcezza della Toscana. Nel 1203 Papa Innocenzo III diede a due monaci di questo monastero l’incarico di combattere l’eresia catara che dilagava nei dintorni. Fu proprio l’assassinio di uno di loro a fornire nel 1209 il pretesto per scatenare la crociata contro gli Albigesi. Poco distante, nella cittadina di Lagrasse, un’altra importante abbazia, poco distante dai castelli dove si rifugiarono i predicatori catari, ricorda la potenza della chiesa di Roma nella zona.
A sud dei castelli di Quéribus e di Peyrepertuse una strettissima strada di montagna, che corre a ridosso delle rocce, attraversa le profonde e impressionanti gole di Galamus. A metà del tragitto, arroccato sulla roccia sotto la strada sorge un suggestivo eremo, che si può raggiungere in pochi minuti a piedi.
Proseguendo verso sud in direzione dei Pirenei, appollaiato su una collina dove il mondo sembra finire, sorge il priorato di Serrabone, una delle meraviglie dell’arte romanica nel Roussillon. Dirigendosi verso sud ovest, in una cornice magnifica e selvaggia, si può salire a piedi verso St-Martin-du-Canigou: un altro gioiello del romanico, essenziale, austero, quasi lugubre all’interno della chiesa. Un altro luogo da finis terrae: la solitudine e la maestosità del paesaggio spiegano di per sé il motivo per cui dei monaci siano venuti fin quassù a ricercare la serenità.

Itinerario

1° giorno
Locarno-Castillon du Gard (646 km)

2° giorno
Castillon du Gard-Albi

3° giorno
Albi-Tolosa-Carcassone (135 km)

4° giorno
Carcassone-Fontfroide-St. André de Roquelongue (70 km)

5° giorno (Castelli Catari)
St. André de Roquelongue-Termes- Ch. Aguilar-Ch. Queribus-Ch. Peyrepertuse-Cucugnan (130 km)

6° giorno (Conventi)
Cucugnan-St. Antoine-Serratone-St. Michel-Moltig (135 km)

7° giorno (La Côte Vermeille)
Moltig-Collioure (150 km)

8° giorno
Collioure-Pézenas-Salon de Provence (326 km)

9° giorno
Salon de Provence-Locarno (635 km)

Francia – L’armonia di Toulouse tra passato e presente

Francia – Nel Languedoc-Roussillon vicino alla frontiera spagnola
Francia – Nelle terre dove si consumò la tragedia degli eretici catari

La piazza principale di Toulouse, su cui si affaccia una delle chiese romaniche più importanti di Francia, è cosparsa delle lucine blu che delimitano le piste degli aeroporti. La città è infatti sede dell’Aérospatiale, la patria del Concorde e la fabbrica degli Airbus. Agli aerei deve pertanto la sua ricchezza attuale: quelle lucine sono un grazie per l’occupazione e per l’indotto che quell’industria produce. Ma sono anche un segno della capacità di sottolineare il senso del tempo che passa e del presente che si sovrappone al passato.
Il sud della Francia, di cui propongo un itinerario nella regione del Languedoc-Roussillon, offre una ricchezza immensa di natura, storia, arte e cultura, ma ospita pure grandiose officine dove vengono costruiti gran parte degli aerei che solcano i cieli del mondo intero. Non si tratta di un caso, ma di una tradizione verso l’innovazione che affonda le sue radici nella storia.
Nel XIII secolo Toulouse era considerata una delle città più importanti d’Europa dopo Roma e Venezia. La spietata crociata indetta nel 1209 da Papa Innocente III contro gli eretici albigesi con l’appoggio dei signori del nord, interessati a conquistare il sud, pose fine alla dinastia dei Raymond, che avevano garantito quattro secoli di prosperità.
Nel Cinquecento la città tornò ad essere famosa nel mondo perché depositaria del segreto dell’ “oro blu”: il pastel, una pianta il cui fogliame macerato e lavorato dava una tintura azzurra indelebile, che un secolo più tardi sarà sostituito dall’indaco proveniente dalle Indie e dalle Americhe.
Già i romani, Carlo Magno, Francesco I ed Enrico IV avevano accarezzato l’idea di collegare l’Atlantico al Mediterraneo, ma questo folle progetto fu messo in pratica a Toulouse da Pierre-Paul Riquet (1604-1680), un uomo ricco e geniale. Gli scavi iniziarono nel 1667. Furono realizzati a mano da 12 mila uomini sul tragitto dei 241 km che dividevano la città dal Mediterraneo. Il Canal du Midi, largo 19 metri con un’ottantina di chiuse, capolavoro dell’ingegneria idraulica, fu inaugurato nel 1681. Una flotta di 24 imbarcazioni trainate da cavalli compì il viaggio inaugurale. Quest’opera diede un forte impulso all’economia del sud della Francia, stimolando un intenso traffico di vino, grano, olio, spezie, tessuti e altri prodotti. Rimaneva però incompiuto il romantico sogno di Riquet di navigare tra i due mari. Perché si realizzasse si dovrà attendere fino al 1856 quando attraverso un’altra opera ciclopica, il Canal de la Garonne, Toulouse veniva collegata all’Atlantico. Era il trionfo della modernità. Eppure pochi anni più tardi con l’avvento dei collegamenti ferroviari i due canali apparvero all’improvviso vie di comunicazione lente e ormai antiquate.
Ma il fuoco dell’innovazione non si spense e pochi anni dopo, nel 1870, un altro pioniere, Clémonet Ader, poneva le basi per il futuro dell’industria aeronautica con la costruzione a Toulouse di aerostati e dirigibili. Nel 1918 Pierre Latécoère costruì un velivolo per l’esercito francese impegnato nella prima guerra mondiale. Da Toulouse vennero stabiliti collegamenti aerei postali con l’Africa e le Americhe. Venivano poste le basi per la nascita di un’industria che negli anni Cinquanta produsse il Caravelle, uno dei primi aerei a reazione per voli internazionali di linea. Dagli stabilimenti di Toulouse il 2 marzo 1969 prese il volo il Concorde, primo e unico aereo supersonico per viaggiatori. Oggi dagli stabilimenti dell’Aérospatiale escono i prestigiosi Airbus, frutto di un consorzio tra ditte francesi, inglesi, tedesche e spagnole, che contendono il mercato all’americana Boeing. Decine di migliaia di persone ogni anno visitano questi stabilimenti come se si trattasse di un parco divertimenti e gli accompagnatori non mancano di mettere in evidenza i pregi delle creature francesi rispetto a quelle del concorrente d’oltre Oceano.