Armenia – Monasteri e fortezze immersi in una natura selvaggia
Armenia – La rinascita iniziò dalla laguna veneta
Armenia – L’amara verità storica del genocidio armeno
Armenia – La letteratura del viaggiatore
Il territorio, nei secoli, è stato invaso e suddiviso tra diversi imperi, da quello romano a quello persiano, da quello russo a quello ottomano. Una cultura millenaria che conserva tracce e presenze di tutte le civiltà continentali. Secondo la leggenda gli abitanti sono discendenti di Hayk, bisbisnipote di Noé.
Non si può non provare una simpatia istintiva per il popolo armeno, sopravvissuto nel corso di millenni a innumerevoli tentativi di conquista, assimilazione, conversione e annientamento. Eppure ha superato tutte queste prove atroci restando ancorato a due capisaldi: la fede cristiana, abbracciata nel 301, e la millenaria cultura fondata su una lingua, che si sviluppò in seguito all’invenzione di un proprio alfabeto nel 404. Il giovane stato armeno, nato nel 1991 dopo lo sfaldamento dell’Unione sovietica, occupa solo una piccola parte, circa un decimo dell’antica Armenia geografica, che i Romani chiamavano il Regno dei Tre Mari, siccome si estendeva dal Mar Nero, al Mar Caspio sino al Mediterraneo. L’Armenia odierna conta poco più di 3 milioni di abitanti, a fronte degli oltre 8 milioni di armeni sparsi in tutto il mondo. Il suo governo democratico è ancora giovane e presenta ampi margini di miglioramento – la corruzione sembra diffusa – ma per la popolazione il collante rimane la religione. Alla mia precisa domanda su quali sono i rapporti tra stato e chiesa, Vahé, la nostra colta guida locale non ha avuto esitazioni a rispondere che il punto di riferimento principale rimane la religione, talmente radicata nell’anima del popolo per cui essere armeni è sinonimo di essere cristiani.
Un viaggio in Armenia è interessante perché permette di ripercorrere, grazie a numerose testimonianze, le tappe della sua tormentata storia a contatto con culture e civiltà diverse che hanno influenzato arte, lingua, cucina, usi e tradizioni popolari.
Il Grande Male, iniziò nel 1915
All’alba del 24 aprile 1915 la polizia turca irrompe nelle case degli intellettuali armeni di Costantinopoli per arrestarli. È l’inizio del genocidio che nel giro di sette anni porterà all’eliminazione di oltre un milione e mezzo di persone: uomini, donne, anziani, bambini.
A Yerevan, la capitale armena, sulla Collina delle Rondini un suggestivo e imponente monumento ricorda questo crimine contro l’umanità. Un muro in basalto lungo 100 metri, che reca i nomi di città e province dove si sono svolti i massacri, conduce al memoriale composto da una stele alta 44 metri e divisa in due per rappresentare le regioni occidentale e orientale del paese, ma al contempo è una sola per enfatizzare l’unità del popolo. Vicino alla stele 12 lastre ripiegate verso il centro, dove arde una fiamma perenne, ricordano le regioni perse dell’Armenia occidentale. Il 24 aprile di ogni anno giungono fin lassù armeni provenienti da ogni parte del mondo con un fiore in mano. Nella memoria di ognuno di loro esiste un tragico ricordo. Questo monumento è stato costruito nel 1967 in epoca sovietica. Accanto, quattro anni dopo l’indipendenza raggiunta nel 1991, è stato edificato un museo circolare. Documenta le atrocità commesse dai turchi seguendo un preciso piano di sterminio del popolo armeno. Durante la visita sentite un pugno nello stomaco. Le foto e i filmati presentati ricordano un’altra vergogna della storia: l’olocausto degli ebrei. E gli storici rammentano come Hitler, nel 1939, in procinto di invadere la Polonia, rispose alle obiezioni di suoi collaboratori scettici sull’intervento: “Qualcuno parla forse ancora dello sterminio degli armeni”? Purtroppo aveva ragione, l’annientamento di un intero popolo sembrava destinato all’oblio a causa del cinismo della realpolitik di molti stati. Eppure non era mancato chi, al momento dei massacri, aveva rischiato la propria vita per denunciare in modo documentato quanto stava accadendo. A costoro e ad altri che hanno aiutato le vittime sono dedicate lapidi e iscrizioni all’interno del museo. Faccio un solo nome, quello del medico tedesco Armin Wegner, collaboratore dell’esercito turco, che lasciò il fronte portando con sé una documentazione fotografica sconvolgente. Ricordo una sua foto esposta al museo del genocidio in cui si vede un soldato turco mostrare sprezzante un tozzo di pane a un gruppo affamato di bimbi cadaverici, che non hanno più nemmeno la forza di alzarsi per afferrarlo.
Il genocidio del 1915-22 non è purtroppo un episodio isolato. Già nel 1894-96 si stima che vennero sterminati due-trecentomila armeni residenti nell’Anatolia orientale, ai quali vanno sommate le centinaia di migliaia di persone che dovettero fuggire o furono costrette a convertirsi all’Islam per avere salva la vita (secondo alcune stime armene questi loro antenati islamizzati che attualmente vivono in Anatolia orientale, in gran parte mischiati coi curdi, superano addirittura i 2 milioni). Nel 1909 seguirono altri massacri di 30 mila persone in Adana e in Cilicia. Non solo i turchi si accanirono contro questo popolo. Anche le purghe di Stalin fecero migliaia di vittime, dopo che nel 1920 la giovane Repubblica armena nata nel 1918 fu assoggettata all’Unione sovietica.
Una storia tormentata
Le leggende narrano che gli armeni sono i discendenti di Hayk, bisbisnipote di Noè, la cui Arca si arenò sul Monte Ararat dopo il diluvio universale. In onore a questa tradizione gli armeni chiamano infatti la loro nazione Hayastan. Gli storici fanno invece risalire le origini di questo popolo alla seconda metà del II millennio a.C. quando in Anatolia orientale sorse uno stato unitario chiamato Urartu, che raggruppava varie tribù dislocate su un vasto territorio e che raggiunse il suo periodo di massimo splendore tra il IX e il VII secolo a.C. Ma per incontrare la prima dinastia armena, quella degli Orontidi, dobbiamo attendere fino al VI secolo a.C. L’Armenia raggiunse comunque la sua massima espansione (estese i suoi confini fino alla Cappadocia e a Gerusalemme) nel primo secolo a.C. sotto il regno di Tigrane II della dinastia degli Artassidi, che ottennero l’indipendenza grazie all’appoggio dei Romani. Il Paese fungeva infatti da stato cuscinetto tra romani e parti. Sotto la dinastia degli Arsacidi, sentendo la pressante minaccia di assimilazione culturale da parte dei persiani, ebbero luogo due avvenimenti che segneranno irrimediabilmente la storia di queste terre: la conversione al Cristianesimo nel 301 e la creazione dell’alfabeto armeno un secolo più tardi, nel 404. Saranno questi i due punti di riferimento costanti che salveranno nel corso dei secoli l’identità e la cultura di questo popolo nonostante le vicissitudini storiche avverse. L’Armenia fu dunque la prima nazione al mondo ad adottare il Cristianesimo come religione di stato. Gli arabi invasero l’Armenia per la prima volta attorno al 645. A partire da questa data iniziarono le pressioni per convincere il popolo a convertirsi all’Islam, ma venne poi raggiunto un accordo che permetteva agli armeni di continuare a professare il Cristianesimo. Nel corso del XIII secolo i Mongoli di Tamerlano distrussero gran parte del territorio. Alcuni monasteri isolati e fortificati, giunti fino ai nostri giorni e principale meta dei viaggi turistici, furono risparmiati e svolsero, come già in passato, una fondamentale funzione di formazione culturale e sociale. Dall’inizio del XVI secolo il territorio fu conteso per lungo tempo da due stati musulmani nemici: l’Impero ottomano sunnita, e la Persia sciita. Tre secoli più tardi l’esercito russo conquistò la maggior parte dell’Armenia persiana. Da allora una parte della popolazione rimase assoggettata all’Impero ottomano (Armenia occidentale) e una parte alla Russia zarista (Armenia orientale), con una piccola propaggine in Iran. Durante la prima guerra mondiale il popolo armeno era quindi diviso sui due fronti in guerra. Circostanza che diede il pretesto ai turchi per tentare di eliminare gli armeni, la cui presenza intralciava il grande progetto del panturchismo, con il quale si volevano unire tutti i popoli di origine turca del continente asiatico.
Una sintesi di civiltà diverse
Come si può notare da questo breve e sommario excursus storico il territorio armeno nel corso dei secoli è stato ripetutamente invaso e suddiviso tra diversi imperi che si sono succeduti: da quello romano a quello persiano, da quello russo a quello ottomano, solo per citare i più importanti. “Nella cultura armena – come fa notare Nadia Pasqual, di lontane origini armene, sulla migliore guida in italiano di questo paese – sono presenti i lasciti di tutte queste civiltà, che si ritrovano nell’arte, nella lingua, nella cucina, negli usi e nelle tradizioni popolari. Il contatto e la convivenza con popolazioni di lingua e religioni diverse hanno arricchito il patrimonio culturale armeno, ma non l’hanno modificato nei suoi fondamenti più profondi, che rimangono legati ai valori cristiani e al forte senso di appartenenza alla loro terra. Gli armeni – conclude Nadia Pasqual – si sono sempre riconosciuti come popolo e anche durante i lunghi periodi di assoggettamento straniero hanno coltivato il proprio patrimonio nazionale sviluppando una produzione culturale e artistica originale, della quale sono giustamente fieri e che oggi offrono con gioia ai visitatori”. Per questi motivi, ben sintetizzati in questa citazione, l’Armenia merita di essere visitata.
Itinerario
1° giorno
Lugano-Zurigo-Yerevan
2° giorno
Yerevan-Garni-Geghard
3° giorno
Agarak-Aruch-Dashtadem-Harich-Gyumri
4° giorno
Odzun-Haghpat-Sanahin-Tumanyan
5° giorno
Dilijan-Lago Sevan
6° giorno
Noraduz-Selim-Noravank-Yerevan
7° giorno
Echimiadzin-Metsamor
8° giorno
Erebuni-Artashat-Dvin
9° giorno
Hovanavank-Saghmosavan-Amberd
10° giorno
Yerevan-Zurigo-Lugano
Bibliografia
Armenia Polaris, Firenze 2010
Georgia, Armenia, Azerbaigian Lonely Planet, Milano 2008
Armenia Braot, Bucks (England), 2003
Claude Murafian et Ericc van Lauwe, Atlas Historic de l’Arménie, Paris 2001