Paesi baltici – Le ‘metropoli’, le spiagge famose e i villaggi dell’altra Europa

Perché mai scegliere le Repubbliche baltiche come meta per le proprie vacanze? Perché Lituania, Lettonia ed Estonia sono interessanti sia politicamente, sia turisticamente. Le tre capitali, Vilnius, Riga e Tallinn sono di grande interesse storicoartistico, ma il viaggio offre anche affascinanti paesaggi marini (in particolare la penisola di Neringa in Lituania) e lunghi tratti di strada in campagna, dove si possono visitare graziosi villaggi e sontuose residenze nobiliari. Noi abbiamo viaggiato in automobile. L’abbiamo noleggiata a Vilnius, dove siamo giunti in aereo. Abbiamo attraversato le tre Repubbliche e siamo rientrati in aereo da Tallinn, dove abbiamo consegnato la vettura all’aeroporto. Le strade sono molto belle, anche perché la collina più alta sarà di 100 metri, e ben segnalate, salvo in Lituania. Di alberghi e ristoranti ce ne sono per tutte le tasche e per tutti i gusti. Esistono tre guide in italiano sui paesi baltici, quella del Touring, la Lonely Planet e la Rough Guides, ma hanno tutte il difetto di essere poco selettive. Per questa ragione mi permetto di suggerire un itinerario che tralascia certe destinazioni consigliate dalle guide. Naturalmente un viaggio di questo genere non seleziona solo mete affascinanti, ma prevede la scoperta di questi paesi con campagne molto povere e di scarso rilievo turistico. Il criterio del bello nel viaggio è spesso riduttivo, perché preclude esperienze interessanti in luoghi magari non incantevoli. Descrivendo l’itinerario cercherò di segnalare le scelte in base ai due criteri: quello del bello per i turisti e quello dell’interessante per i viaggiatori. Potrà forse essere d’aiuto a chi è interessato a queste destinazioni. Calcolate, comunque, almeno una decina di giorni per visitare i tre Paesi.

Le città
Se la lettone Riga è la metropoli dei Baltici e l’estone Tallinn ha un porto cruciale per le rotte tra Occidente e Oriente, la lituana Vilnius è situata al centro geografico d’Europa e in quanto tale è crocevia di lingue e culture diverse.

Vilnius e Kaunas in Lituania
Nonostante abbia oltre mezzo milione di abitanti Vilnius ha un centro storico molto tranquillo con case a due piani allenate su viuzze strette e romantiche. Spuntano gru ovunque, come a Praga una quindicina di anni fa. La gente crede nel futuro e sembra avere voglia di ricominciare, nonostante la storia non sia stata tenera con questa città, considerata la Gerusalemme europea prima che Hitler sterminasse la comunità ebraica (oltre 200 mila persone). Delle 96 sinagoghe costruite nel corso dei secoli ne rimane una soltanto. Tutte le altre sono state distrutte. Anche l’affascinante impronta barocca ha tristi radici storiche. Gli edifici costruiti nelle epoche precedenti sono infatti andati distrutti nel corso di sanguinose guerre e da un terribile incendio all’inizio del ‘600. Ma nel corso del XVII secolo una regina italiana, Bona Sforza, diede un nuovo impulso alle arti invitando architetti e pittori dall’Italia, che conferirono alla città un carattere barocco a noi familiare. Purtroppo le pene inferte dalla storia a questa città sono proseguite anche nel periodo sovietico. Lo testimonia un imponente edificio, che sorge lungo una delle vie più eleganti della città (Viale Gedimino), sede del famigerato KGB sovietico. Nelle pietre sulla base del palazzo sono incisi i nomi dei giovani prigionieri politici, quasi tutti ventenni o poco più, eliminati in nome della rivoluzione sovietica.
A 100 chilometri da Vilnius sorge un’altra fiera città lituana: Kaunas, che nel ‘900 in tristi circostanze fu capitale provvisoria del paese. Oggi conta 400mila abitanti e rappresenta il volto autentico di una Lituania periferica rispetto ai paesi dell’Europa occidentale, ma piena di dignità, determinazione e compostezza. Il suo municipio, chiamato affettuosamente “cigno bianco” per il colore e la slanciata torre della facciata, è l’emblema del grazioso e piccolo centro storico di impronta medievale, che ospita anche un’imponente cattedrale gotica.

Riga, metropoli europea
La lettone Riga è un’importante metropoli dell’Europa settentrionale ed è certamente la più occidentale delle tre capitali baltiche. Ha un piccolo centro storico denso di atmosfera soprattutto la notte, ma è bella anche fuori dalla città vecchia. Tutti i principali stili architettonici hanno lasciato splendide testimonianze: dall’arte medievale allo Jugendstil, quest’ultimo tra i più affascinanti e i meno conosciuti d’Europa. L’edificio più rappresentativo del centro storico è certamente il duomo, che si affaccia sull’omonima suggestiva piazza. Propone tutti gli stili possibili acquisiti nel corso dei secoli ed è famoso per il suo straordinario organo con quasi 7 mila canne: uno dei più potenti al mondo. Splendidi di notte, i due palazzi trecenteschi della Confraternita delle Teste Nere deludono di giorno, perché rivelano di essere un falso storico: distrutti nel corso dell’ultima guerra sono infatti stati completamente ricostruiti. A nord est del centro si estende un quartiere ottocentesco con ampi viali ricavati dall’abbattimento delle mura, com’è avvenuto a Vienna, a Barcellona e in altre importanti capitali europee. Anche Riga ha il suo Gaudì: si chiama Eisenstein ed è il padre del celebre regista cinematografico della “Corazzata Potiemkin”. I suoi palazzi in stile Liberty colpiscono per la creatività e la fantasia. I restauri della maggior parte di questi edifici sono già ultimati, altri sono in corso. Ammirando queste opere d’arte rimanete incantati, stupiti. Ma anche le altre numerose costruzioni in stile Liberty presenti nella Riga d’inizio ‘900 sono affascinanti.
A Riga potete visitare anche uno dei mercati più grandi e più antichi d’Europa. Risale alla fondazione della città nel XIII secolo. Oggi è ospitato in cinque enormi hangar di Zeppelin vicino alla stazione ferroviaria. Ogni capannone offre un genere alimentare.

Tartu e Tallinn, le perle estoni
Prima di giungere a Tallinn, certamente la più affascinante delle tre capitali baltiche, il nostro itinerario prevede una breve sosta a Tartu, una cittadina universitaria estone che lascia bene intuire l’incredibile atmosfera che ci attende nella capitale. Il centro storico di Tartu è piccolissimo: si riduce a una piazza e a poche vie che portano all’ottocentesca università e alle rovine della cattedrale in collina. L’elegante municipio in stile barocco olandese si affaccia sull’omonima piazza, sulla quale si allineano eleganti edifici in stile neoclassico pietroburghese.
Ed eccoci a Tallin. “Case alte e strette dai frontoni appuntiti o a gradoni o terminanti in armoniose volute si allineano su vie anguste, alle quali chiese monumentali e improvvise piazzette danno spesso respiro; mura intervallate da torri dalla caratteristica copertura, miracolosamente intatte, cingono una piccola città piena di fascino che si stenta a considerare reale”. Questa azzeccata descrizione proposta dalla guida del Touring rende bene l’idea di questa città dove non ci si stanca mai di passeggiare, soprattutto la notte, perché si ha la sensazione di tuffarsi in un’altra epoca.
Anche a livello di opere d’arte l’offerta è interessante e ci ricorda l’importante passato storico di questa città anseatica. Di notevole fattura una pala d’altare di un artista di Lubecca, capitale della Lega Anseatica, e la quattrocentesca “Danza macabra”di Bernt Notke, che ci ricorda come umili e potenti siano tutti uguali di fronte alla morte. L’imponente cattedrale ortodossa, costruita dai russi alla fine dell’Ottocento sulla romantica collina all’interno della città vecchia, da cui si gode una splendida vista, è considerata dagli abitanti di Tallin come una prevaricazione zarista. Tanto che ancora fino a qualche anno fa si parlava di demolirla. E’ un segno dei difficili rapporti con i russi, che per secoli dominarono questa città. La nostra guida ci ha portati con orgoglio a visitare anche lo “Stadio della canzone di Tallinn”, dove nel 1990 trecentomila persone si incontrarono per chiedere pacificamente l’indipendenza cantando melodie della tradizione estone.

Le dune del Sahara lituano amate da Thomas Mann
Sull’aereo che ci porta da Milano a Vilnius quattro giovani comunicano a tutti in modo particolarmente rumoroso che si recano in Lituania per le vacanze di mare e soprattutto alla ricerca di ragazze. In effetti nei tre paesi baltici si vedono splendide gambe molto allungate. Non so quale esito abbiano avuto le aspirazioni dei nostri compagni di viaggio, ma un fatto è certo: l’estate scorsa il tempo era migliore lassù che in Italia. Tutto il periodo del nostro soggiorno, nella seconda metà di agosto, quando il sole riscaldava il termometro toccava i 30 gradi.
Palanga è la località di mare più gettonata, con numerosi locali notturni. È una sorta di Rimini del nord, con ampi viali alberati.
Ma non è naturalmente questo il mare di cui intendo parlare, né quello di Jurmala vicino a Riga, considerata la Costa Azzurra lettone, bensì quello dell’aristocratica penisola di Neringa in Lituania, una delle mete più spettacolari del nostro itinerario, oggi parco nazionale. “Neringa è così sensazionale che bisogna vederla, come l’Italia o la Spagna, se all’anima si vogliono offrire immagini meravigliose”. Così si esprimeva Wilhelm Von Humboldt nel 1901. Thomas Mann, quando visitò la penisola per la prima volta nel 1929, ne rimase talmente affascinato che decise di costruirsi una villetta di vacanza a Nida, con una splendida vista sul mare e sulle dune. La sua casa oggi ospita un piccolo museo. Il noto filosofo francese Jean Paul Sartre negli anni Sessanta chiese un permesso speciale al leader sovietico Khruscev, che gli venne accordato, per trascorrere alcuni giorni sulle dune con la sua compagna Simone De Beauvoir.
Secondo una leggenda lituana la penisola fu creata dalla materna gigantessa del mare Neringa con diverse bracciate di sabbia portate amorevolmente nel suo grembiule per formare un porto protetto per i pescatori locali. Di fatto la penisola si formò 5 o 6 mila anni fa quando le onde e i venti del Mar Baltico fecero accumulare la sabbia nelle acque poco profonde vicino alla costa. La penisola, una lingua di terra larga non più di 4 chilometri, è una striscia ondulata su cui si innalzano imponenti dune di sabbia, alte fino a 50 metri, alcune delle quali talmente spoglie da avere un aspetto totalmente sahariano, altre invece ricoperte da un fitto tappeto di pini verde scuro, affusolate betulle argentee e sottili tigli affamati di terra. Sul bordo orientale della penisola si trovano alcuni villaggi sparsi che, da sempre,vivono del pesce presente nelle ricche acque della “laguna”. Le case in legno sono tipiche del nord, dipinte con delicati colori pastello. La costa occidentale è invece una lunga e sottile striscia di sabbia punteggiata di spiagge. Con il massiccio disboscamento effettuato nel XVI secolo per ricavare legname, le sabbie della costa sono rimaste in balia dei forti venti e hanno cominciato a spostarsi avanzando alla velocità di circa 20 metri all’anno: dal XVI al XIX secolo hanno inghiottito ben 14 villaggi. Oggi le sabbie scivolano a un ritmo ancora più intenso: la preziosa bellezza di questo luogo rischia così di andare perduta per sempre.
Le dune più suggestive le trovate a sud del villaggio di Nida, nei pressi della Valle della morte. Qui il paesaggio assomiglia talmente a quello sahariano che i tedeschi costruirono alla fine dell’Ottocento un campo di concentramento (da qui la denominazione) per i soldati francesi, nell’intento di vendicare i soldati del Kaiser detenuti dai francesi nel deserto del Sahara. Un’altra passeggiata indimenticabile la potrete effettuare a partire dal parcheggio situato un paio di chilometri a nord del villaggio di Pervalka. Si cammina per circa mezz’ora in una valle tra alte dune di sabbia per raggiungere una collinetta sulla sponda orientale, dalla quale si ammirano le due sponde del mare. Con il bel tempo i tramonti sono particolarmente romantici e spettacolari.

I massi erratici del parco nazionale
L’itinerario proposto nei paesi baltici, che dura appena dieci giorni, prevede la visita di un altro parco nazionale in Estonia: Lahemaa, che si trova una cinquantina di chilometri ad est di Tallinn, sulla strada per San Pietroburgo. Non ha certo la spettacolarità di Neringa, ma è interessante per vedere un mare tipico del nord, dove gli alberi arrivano a pochissimi metri dall’acqua in un paesaggio, per la verità, piuttosto monotono. Nel parco è possibile compiere numerose passeggiate scandite dalla presenza di enormi massi erratici, che non si capisce da dove vengano, visto che attorno non ci sono né rocce, né montagne. Due brevi passeggiate sono consigliate: una che parte dal villaggio di Altja verso la spiaggia, dove si trovano ancora alcune antiche case in legno di pescatori (30 minuti andata e ritorno) e una da Käsmu verso la punta dell’omonima penisola, dove si ammirano alcuni massi erraticifiniti nel mare.

Tra le antiche case in legno dei contadini
Le strade nei tre paesi baltici sono diritte, tagliate in mezzo alle foreste o alla campagna. Le tre nazioni sono scarsamente abitate. La densità demografica è tra le più basse d’Europa con circa 40 abitanti per chilometro quadrato, contro i 190 dell’Italia. La stragrande maggioranza della popolazione vive nelle città. Il paesaggio è piatto e monotono. Le antiche case dei contadini in legno non hanno sopravissuto alle insidie del tempo e si possono vedere quasi esclusivamente nei parchi etnografici di Riga e di Tallinn, dove sono stati trasportati antichi edifici in legno dalle varie regioni e ricostruiti, proprio come abbiamo fatto noi svizzeri al Ballenberg. Anche nei rari villaggi le case in legno non hanno resistito alle intemperie dei freddi inverni nel corso dei secoli. Le guide turistiche sono molto generose di lusinghieri aggettivi quando descrivono i villaggi di campagna, ma spesso francamente a sproposito. Gli unici che meritanodi essere visitati sono Kuldiga e Cesis in Lettonia.

Villaggi rurali di altri tempi
Le viuzze e le raccolte piazze di Kuldiga sono gli scenari prediletti dai cineasti lettoni per i film di soggetto storico. La cosiddetta “città d’oro” adagiata sulle rive del Venta 150 chilometri a ovest di Riga, ha un passato glorioso: fece parte della Lega anseatica, grazie al suo fiume navigabile. La grande guerra del nord all’inizio del ‘700 ne interruppe lo sviluppo. Preservato dall’industrializzazione il villaggio si è conservato quasi intatto fino ad oggi con le sue costruzioni in legno tipiche dei paesi del nord: la più antica risale alla fine del XVII secolo. In un’atmosfera romantica propone uno spaccato di vita rurale di altri tempi. Sulla strada tra Riga e Tallinn vale la pena di fare una breve sosta per visitare un altro interessante borgo di campagna: Cesis, meno affascinante del precedente, ma anch’esso con un passato importante di membro della Lega anseatica.

I nobili vivevano in sontuosi palazzi
Se rare sono le testimonianze della vita contadina, lo stesso non si può dire per le residenze dei nobili e dei possidenti terrieri situate lontano dalle città. Un’interessante gita di una giornata con partenza da Riga permette di scoprire opere sontuose di architetti e artisti italiani che avevano operato a San Pietroburgo. Le più straordinarie sono certamente i palazzi di Rundale e di Jelgava progettati da Francesco Bartolomeo Rastrelli, autore del famosissimo Palazzo d’inverno a San Pietroburgo. L’ar­chitetto portò con sé le maestranze che già avevano rea­lizzato nella capitale russa le sue grandi opere. Da San Pietroburgo giunsero un migliaio di operai, stuccatori, decoratori e arredatori. A dipingere le pareti e i soffitti furono chiamati Francesco Martini e Carlo Zucchi, gli stucchi furono affidati al berlinese Johann Michael Graff. Il risultato è di un’intensità eccezionale e costitui­sce uno dei migliori esempi di barocco in Lettonia con all’interno anche elementi rococò. La visita degli interni stupisce per l’estrosità e la creatività, ma anche per il grande rigore architettonico. Il parco disegnato dallo stesso Rastrelli andò distrutto ed oggi lo si sta ricostruen­do in base ai progetti originali. Ancora più imponente del palazzo di Rundale è quello di Jelgava, che nei sot­terranei ospita la cappella funeraria con 21 sarcofaghi dei duchi di Curlandia. I due palazzi sono legati alla fi­gura di uno di questi duchi (von Bühren) e alle sue vi­cende sentimentali con la zarina Anna Ioannovna nipote di Pietro il Grande. Quando Anna morì e le succedette Elisabetta il duca venne mandato in Siberia. I lavori di costruzione nei due palazzi vennero sospesi per oltre vent’anni, fino a quando sul trono salì Caterina la Gran­de e von Bühren poté tornare dalla Siberia.
A pochi chilometri di distanza, una sobria risposta allo sfarzo di questi due palazzi è certamente proposto dalla residenza estiva neoclassica della principessa Charlotte von Lieven, progettata da un altro grande architetto dell’epoca: Giacomo Quarenghi. Il palazzo le fu dona­to nel 1795 da Caterina la Grande come riconoscimen­to per i servigi resi in qualità di governante dell’impe­riale progenie. Gli interni, dalle sfumature pastello ocra, rosa e acqua del Nilo comunicano un senso di eleganza. La sala della cupola, con i suoi straordinari effetti luminosi, si dice sia stata progettata sul modello del Panteon di Roma. Il giardino all’inglese, con il pra­to e le piante sullo sfondo, mette in risalto la qualità ar­chitettonica di questa villa oggi adibita ad albergo, do­ve vi consiglio di fermarvi per una notte se ne avete la possibilità.
Un’altra incantevole opera risalente all’epoca zarista è il palazzo che lo zar Pietro il Grande fece costruire al­l’inizio del ‘700 per la moglie Caterina. L’elegante co­struzione barocca, poco distante dal centro di Tallin, af­fascina per il contrasto tra il rosso delle pareti e il bian­co degli stucchi delle finestre e delle balaustre. Fu pro­gettato dall’architetto italiano Niccolò Michetti. Poco distante si nota la semplice casetta in legno abitata dal­lo zar all’epoca della costruzione del palazzo.
A una cinquantina di chilometri da Tallin, immersa nel­la campagna, è interessante visitare la lussuosa residen­za di una famiglia di proprietari terrieri, i von Pahlen, appena restaurata. La sontuosa tenuta, provvista di un laghetto con la relativa casa per i bagnanti, uccelliere, scuderie, giardino d’inverno eccetera, contrasta con le case in legno dei contadini che non hanno resistito alle intemperie, ma che si possono vedere nel parco etno­graficodi Tallin.

L’itinerario

1° giorno
Lugano-Vilnius

2° giorno
Visita di Vilnius

3° giorno
Vilnius-Kaunas (100 km)
Kaunas-Klaipedia (200 km)
Klaipedia-Neringa (40 km)
Neringa-Klaipedia (40 km)

4° giorno
Klaipedia-Palanga (27 km)
Palanga-Liepaja (74 km)
Kuldiga-Talsi (53 km)
Talsi-Riga (110 km)

5° giorno
Gita a Riga-Bauska-Pilsrundave-Mezotne-Tervete-Zalenieki-Dobele-Jelgava-Riga

6° giorno
Visita di Riga

7° giorno
Riga-Cesis (85 km)
Cesis-Valmiera (43 km)
Valmiera-Tartu (135 km)
Tartu-Paide (100 km)
Paide-Tallinn (86 km)

8° giorno
Visita di Tallinn

9° giorno
Parco Nazionale Lahema (200 km)

10° giorno
Tallinn-Lugano