Da uno splendido paesaggio nasce il Barolo, “vino dei re”

Barolo – La terra del vino dei re e re dei vini

Da oltre trent’anni frequento l’Enoteca Bava a Cannobio sul Lago Maggiore e dal suo titolare Giuseppe Bava ho imparato ad apprezzare il vino e a capire che i gusti evolvono. La grande passione dell’amico Giuseppe è sempre stata il Barolo, che io non ho mai saputo apprezzare più di tanto. Ogni volta che ci incontravamo per una degustazione mi diceva: “Vedrai che prima o poi arriverai a capire questo grande vino”. Non vi dico la sua soddisfazione quando ho iniziato a gradire il cosiddetto “vino dei re”. “Certo – mi dice Giuseppe – ci hai messo molti anni, ma il Barolo è un punto di arrivo, non di partenza. Comunque chi ama il vino prima o poi finisce per capirlo”. “A un cliente giovane – afferma Francesco, uno dei due figli che lavorano con Giuseppe – non offrirei mai un Barolo. Inizierei con altri vini, più facili”. Come i Chianti o i cosiddetti Supertuscan? “Sono vini che hanno un raggio di gradimento più vasto, mentre il Barolo è un po’ come il Bourgogne, difficile da vinificare e anche da gustare”. Ma, chiedo ancora a Giuseppe Bava, non è che i Baroli moderni siano più semplici rispetto a quelli classici? “Quelli di oggi sono pronti per essere bevuti, mentre quelli classici andavano invecchiati per dare il meglio. Sono però del parere che il vino vada acquistato per essere bevuto, non per finire in cantina, per cui credo che nella vinificazione del Barolo siano stati compiuti grandi progressi negli ultimi trent’anni. Anch’io preferisco ai classici i moderni, che per altro sopportano benissimo anche l’invecchiamento”.

Pure Paolo Basso, il campione del mondo dei sommelier, non ha dubbi in proposito: “In trent’anni – afferma – il Barolo ha fatto passi da gigante”. Come mai? “Fino agli anni Ottanta erano in pochi a vinificarlo. Tutto è cambiato quando alcuni giovani enologi, preparati, diplomati, con grande talento, hanno creato le loro cantine di produzione e hanno saputo andare oltre al cosiddetto Barolo classico – dietro al quale talvolta si nascondevano anche palesi difetti – pur rimanendo fedeli alla tradizione. Più che di vini moderni – aggiunge Basso – parlerei di prodotti più professionali che migliorano invecchiando”. Anche se lei consiglia di non conservare troppo a lungo i vini in cantina. “Diciamo che un Barolo entra nella sua pienezza dopo 10 anni. È come con le persone: si può essere simpatici da giovani, così come quando si raggiunge la maturità”. Non manca chi rimpiange i vecchi metodi di produzione… “Sa, è un po’ come chi preferisce alle auto moderne quelle d’epoca, che sono scomode, pericolose e inquinanti, ma magari ricordano loro gli anni spensierati della giovinezza”. Come considera il “vino dei re” a livello internazionale? “Come uno dei grandi al mondo, che oggi, grazie alla qualità e a un marketing intelligente, non può mancare sulla carta di un grande ristorante”. E quanto all’abbinamento con il cibo? “Certamente si accorda con i gusti della tradizione piemontese carni a lunga cottura e tartufi – o simili”. Qui vi presento un itinerario nella regione del Barolo