Francia – In Provenza sulle orme di van Gogh e Cézanne

Francia – In Provenza sulle tracce di Vincent van Gogh
Francia – In Provenza nei paesaggi cari a Paul Cézanne
Francia – Aix, la città “ingrata” di Paul Cézanne

Coniugare la Provenza, una delle più belle regioni di Francia, con l’arte di due pittori che più di ogni altro hanno celebrato le sue bellezze naturali è stato il tema di una settimana di viaggio. Abbiamo percorso due itinerari: uno sulle orme di Cézanne nella regione di Aix e l’altro sulle tracce di van Gogh tra Arles e Saint-Rémy attraversando le Alpilles e passando per il romantico villaggio di Baux. La preparazione del viaggio mi ha consentito di riscoprire le lettere in cui Vincent van Gogh esprimeva al fratello Theo e ai suoi familiari e amici tutte le sue speranze. “La corrispondenza di questo pittore umile e quasi autodidatta – come scrive Ernst H. Gombrich nella sua “Storia dell’arte” (Milano 1998) – ignaro della celebrità che lo attendeva, è fra le più commoventi e interessanti di ogni letteratura”. Queste sue lettere, che cito ampiamente nell’itinerario, testimoniano della sua inconsapevolezza di ciò che stava diventando per l’umanità intera: uno dei più grandi pittori di tutti i tempi e forse il più amato perché “bramava un’arte scevra di cerebralismi – è ancora Gombrich che parla – che non richiamasse soltanto l’attenzione dei ricchi intenditori, ma desse gioia e consolazione a ogni creatura umana”. “Io come pittore – scriveva sconsolato van Gogh nel maggio del 1889 al fratello Theo – non esprimerò mai niente di importante”. Squattrinato, doveva risparmiare anche sull’uso dei colori. Sempre al fratello confidava: “se avessi più denaro ne spenderei di più per fare colorazioni molto ricche”. E più tardi si interrogava: “mi sembra una follia fare pittura che tanto costa e che non fa guadagnare niente, neppure rimborsa le spese. Mi sembra una cosa del tutto irragionevole”. Sulla strada di ritorno dalla Provenza, con la tristezza nel cuore dopo aver letto queste confessioni, ci siamo fermati a Genova, dove la scorsa primavera si teneva una grande mostra dedicata a van Gogh e a Gauguin. Per riuscire a entrare abbiamo dovuto attendere in coda un’ora e mezza e le sale erano affollatissime. Per la prima volta in vita mia sono rimasto in coda quasi con piacere, perché mi sembrava di rendere omaggio alla sfortunata esistenza di quel genio della pittura che offre tante emozioni a un pubblico così vasto. Come avrei voluto, mentre attendevo di entrare, che Vincent fosse lì a vedere quanto la gente di ogni estrazione sociale lo ama! Seguendo la Provenza di Cézanne e di van Gogh si ha anche occasione di visitare alcuni tra i luoghi turistici più interessanti della regione. Aix, addossata alla montagna di Sainte-Victoire, la cui aspra bellezza ha ispirato alcune delle migliori opere di Cézanne, si presenta con le nobili facciate del cours Mirabeau e con un’atmosfera rilassata e “charmante” tipica delle città della Francia meridionale. La regione compresa tra Arles e la graziosa Saint-Rémy è pure ricca di spunti interessanti, ad iniziare dalle Alpilles, piccole alpi in miniatura le cui cime non superano i 700 metri di altezza. Les Baux-de-Provence, con il castello in rovina e le case disabitate, poggia su uno sperone roccioso che appartiene a questa suggestiva catena montagnosa. Per lunghi secoli questa fortezza fu l’inespugnabile sede di potenti signorie feudali. Oggi è un luogo di visita gettonatissimo. Pure immersa nello spettacolare quadro delle rocciose Alpilles la città romana di Glanum, con le sue rovine considerate tra le meglio conservate della Roma antica. Altri importanti monumenti di quest’epoca sono l’arena, il teatro antico e la necropoli che si trovano nella magica Arles, dove van Gogh ebbe il suo primo impatto con il sud della Francia.

In Provenza nei paesaggi cari a Paul Cézanne

Francia – Aix, la città “ingrata” di Paul Cézanne
Francia – In Provenza sulle orme di van Gogh e Cézanne
Francia – In Provenza sulle tracce di Vincent van Gogh

L’artista era attratto soprattutto dalla natura e dai paesaggi provenzali, molti dei quali sono rimasti quasi intatti rispetto all’epoca del grande maestro, oggi universalmente riconosciuto come il pittore della pittura moderna.

Goethe sosteneva che se si vuole veramente conoscere un artista bisogna visitare i luoghi in cui ha vissuto. Ad indurmi a programmare un viaggio sulle orme di Cézanne nella sua Provenza e nella sua città natale di Aix è però stato il collega Rudy Chiappini (ex responsabile culturale a Locarno e Lugano) autore di una stimolante esposizione, nella prestigiosa sede di Palazzo Reale, dedicata dalla città di Milano al maestro francese. La moderna audioguida di quella mostra, sfruttando la mutimedialità, mostrava infatti accanto alle opere lo splendido paesaggio del sud della Francia.
Come scrive Denis Coutagne, coautore della mostra di Milano assieme a Chiappini, “Cézanne, al pari di Courbet, sa di poter dipingere solo i luoghi che ha percorso con i propri piedi. Ha bisogno di conoscere l’odore della terra, il calore delle rocce, di sentire il vento tra i pini”. Il maestro amava moltissimo la sua Provenza e sentiva di appartenere a quei paesaggi penetranti: “Ci sarebbero dei tesori da svelare in questo paese – scriveva a un amico nel 1886 – che non hanno ancora trovato un interprete all’altezza delle ricchezze che offre”. E pochi mesi prima di morire confessava con amarezza: “Non riesco a raggiungere l’intensità che si dispiega davanti ai miei sensi. Non ho la ricca magnificenza dei colori che anima la natura”.
Cézanne con la sua città natale ha sempre avuto un rapporto molto difficile, perché non è mai stato capito e apprezzato dai suoi concittadini se non in tempi relativamente recenti. Infatti Aix non compare mai sui suoi quadri, così come le sue opere esposte in questa città si contano sulle dita di una mano. D’altra parte l’artista era attratto soprattutto dalla natura e dai paesaggi provenzali, molti dei quali sono rimasti quasi intatti rispetto all’epoca del maestro. L’itinerario che abbiamo percorso parte inevitabilmente dalla città, dove Cézanne è nato e ha vissuto. Ci si sposta quindi nella campagna alla ricerca dei soggetti delle sue opere: la montagna Sainte-Victoire, le cave di Bibémus, la residenza estiva di Jas de Bouffon, il suo ultimo atélier ai bordi della città, la valle dell’Arc.

Casa, scuola e famiglia
Nel 1904, due anni prima della morte di Cézanne, il suo allievo Emile Bernard arriva in treno a Aix per incontrare il maestro senza conoscere il suo indirizzo. Chiede per le strade dove abita il pittore e mostra ai passanti persino una sua fotografia, ma nessuno lo conosce. Eppure a Parigi, Bruxelles e Berlino il suo nome cominciava a essere noto, soprattutto tra le giovani generazioni di pittori che riconoscevano in lui un innovatore. Nel corso degli ultimi decenni Aix ha finalmente scoperto il talento del suo concittadino. Oggi, partendo dall’ufficio turistico, è indicato un percorso a piedi illustrato da un prospetto e segnalato sul suolo cittadino con dadi in metallo, che permette di ripercorrere le tappe principali della sua vita: la casa in cui è nato al numero 23 di rue de l’Opera, la chiesa della Sainte-Madeleine dove è stato battezzato, il negozio del padre sul Cours Mirabeau con sopra l’abitazione della famiglia, il collegio Bourbon dove è nata l’amicizia con Emile Zola, il Musée Granet che ha sempre rifiutato le sue opere. Tutti luoghi che hanno fortemente indirizzato la vita di Cézanne.
Il padre Louis-Auguste era una persona molto ambiziosa che apparteneva a una famiglia di immigrati italiani (originaria di Cesana Torinese) dediti al commercio, giunta ad Aix quattordici anni prima della nascita di Paul. Qui Luois-Auguste apre una piccola fabbrica di cappelli di feltro in cui lavora come operaia Anne-Elisabeth Honorine Aubert, madre del pittore. Quando Paul ha nove anni, il padre, uomo pragmatico e autoritario, rileva una banca in fallimento assieme a un socio. Inizia così per la famiglia un periodo di prosperità finanziaria, che permetterà a Cézanne di dedicarsi per tutta la vita alla pittura senza avere l’assillo di guadagnarsi da vivere. Il denaro di famiglia gli darà questa grande libertà che si rivelerà fondamentale per la sua opera, perché gli permetterà di non piegarsi a compromessi commerciali.
La famiglia Cézanne, considerata di nuovi ricchi dall’aristocratica Aix, non è amata né apprezzata in città. D’altra parte il giovane Paul non si conforma allo status che la sua condizione economica imporrebbe e assume atteggiamenti provocatori, come farà per tutta la vita anche nella sua attività artistica. Henri Pontier, direttore del museo Granet, disprezza la sua arte a tal punto da affermare che finché gli acquisti li farà lui nessun quadro di Cézanne entrerà mai a far parte della collezione. Una posizione condivisa dall’establishment artistico di allora, ostile all’opera innovativa e rivoluzionaria del maestro, considerato il padre della pittura moderna. Cézanne rimarrà fedele alle sue convinzioni per tutta la vita, anche nei momenti più difficili, ma soffrirà sempre per questo atteggiamento di chiusura nei suoi confronti. Si narra addirittura che uno degli ultimi pensieri prima di morire andò proprio a quel Henri Pontier, che tanto aveva osteggiato la sua arte.
Un’altra vittima della chiusura mentale della Aix di inizio Ottocento fu Emile Zola, uno dei più noti e amati scrittori francesi del XIX secolo. Anch’egli di origini italiane giunge in città con il padre ingegnere che aveva progettato una diga. I compagni di classe al collège Bourbon lo escludono salvo il giovane Paul, con il quale nascerà un’amicizia fraterna, che durerà trent’anni fino a quando uscirà il romanzo “L’Oeuvre”. È la storia di un pittore incapace di disciplinare il suo talento, che finisce per suicidarsi davanti a un dipinto che non riesce a portare a termine. Cézanne rimane profondamente ferito dal pensiero che il suo migliore amico lo consideri un genio abortito e rompe la relazione.

Dipingere la natura nella natura
“Mio caro Emile – scrive all’amico Bernard nel 1866 – ogni quadro realizzato all’interno, in studio, non varrà mai quello fatto all’aperto. Dipingendo all’aperto il contrasto tra le figure e gli sfondi è sorprendente, e il paesaggio è magnifico. Ci sono cose veramente superbe, bisogna che mi decida a lavorare esclusivamente all’aperto”.
La campagna provenzale attorno alla città di Aix rimane di grande bellezza. La residenza estiva della famiglia Cézanne – Jas de Buffan – sorge a due chilometri dal centro e oggi fa ormai parte dell’agglomerato urbano. Varcando il cancello della proprietà, che anticamente apparteneva al governatore della Provenza, e imboccando il lungo viale di platani ci si immerge però in un altro mondo, dove il paesaggio cézanniano è stato salvaguardato. Fu questo il primo studio dell’artista, un luogo magico dove ha dipinto per quarant’anni. I personaggi dei famosi quadri dedicati ai giocatori di carte erano i contadini di questa tenuta.
A una decina di chilometri dalla città si trova un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. Si tratta delle cave di Bibémus, che hanno ispirato al maestro alcuni dei suoi quadri più suggestivi con le rocce color ocra che contrastano il verde della vegetazione e l’azzurro del cielo. Erano state scoperte dai romani. Dal XVI al XVIII secolo le pietre erano poi servite per costruire i palazzi signorili di Aix. Quando Cézanne veniva qui a dipingere, tra il 1890 e il 1904, il luogo era ormai abbandonato e lasciato in preda alla natura. Sebbene l’intervento umano sia pesante, perché la montagna è tagliata a strati, quei paesaggi assomigliano a un quadro astratto. L’ambiente suscita forti emozioni, che il maestro ha saputo interpretare nelle sue tele in maniera magistrale.
Torniamo ad Aix per raggiungere l’atélier dei “Lauves”, l’ultimo del pittore, costruito dopo aver venduto la tenuta di Jas de Buffan in seguito alla morte della madre. Tutto è intatto: gli oggetti, i cavalletti, le pareti grigie. Sembra che l’artista l’abbia lasciato da poco. È invece passato oltre un secolo. Anche qui la città si è espansa, ma il luogo non è stato compromesso. Vi si può giungere a piedi, come faceva Cézanne, in quindici minuti dal centro città. E da qui, proseguendo lungo la collina oggi densamente edificata, in un altro quarto d’ora si arriva su un promontorio – les Marguérites – dove il maestro si recava con il cavalletto in spalla per dipingere la montagna magica di Sainte-Victorie. La prospettiva è la stessa di allora. Gasquet, autore di una biografia del maestro, presta a Cézanne parole spesso riprese tanto dai critici quanto dal pittore stesso: “Osservate questa Sainte-Victoire. Che impeto, che sete imperiosa di sole, e che malinconia, la sera, quando tutta questa pesantezza si placa… Questi blocchi erano di fuoco. C’è ancora del fuoco in essi”.
Una piacevole gita in automobile, passando per la valle dell’Arc tanto cara a Cézanne, permette di raggiungere la base della montagna per averne una prospettiva diversa, mai dipinta dall’artista. Se si prosegue girandole attorno, sul versante opposto, si trova il luogo dove Pablo Picasso ha chiesto di essere seppellito, dopo avere acquistato una vasta proprietà che si estende lungo le pendici della Sainte-Victoire: un gesto di affetto e di riconoscenza per il suo grande maestro con cui non si è mai confrontato dipingendo la sua montagna magica.

Bibliografia
Paul Cézanne Les Ateliers du Midi, Milano 2012
Flaminio Gualdoni, Cézanne Milano 2011
Émile Bernard, Mi ricordo Cézanne Milano 2011
Les sites de CézanneAix en Provence 2011
Ernst Gombrich, La storia dell’arte Milano 1998
Provenza La guida verde Michelin, Milano 2008

Francia – Aix, la città “ingrata” di Paul Cézanne

Francia – In Provenza nei paesaggi cari a Paul Cézanne
Francia – In Provenza sulle orme di van Gogh e Cézanne
Francia – In Provenza sulle tracce di Vincent van Gogh

Più che un pittore Cézanne era la pittura stessa divenuta vita. Non c’era un istante in cui egli vivesse al di fuori di essa: era come se, tra le dita, egli tenesse sempre il suo pennello. A tavola, si fermava ogni momento per studiare le nostre figure in rapporto agli effetti di luce e ombra; ogni piatto, ogni frutto, ogni bicchiere, qualsiasi oggetto eccitavano i suoi commenti, la sua riflessione. L’indice puntato tra gli occhi, mormorava: Ecco così ho una netta visione dei piani”. Questa istantanea è contenuta nell’affettuoso libretto “Mi ricordo Cézanne” (Skira 2011) scritto dal suo allievo Emile Bernard, dopo aver trascorso alcuni mesi assieme a lui a Aix-en-Provence. “Ho giurato di morire dipingendo – scriveva Cézanne all’amico Bernard il 21 settembre 1906 – piuttosto d’abbandonarmi all’impotenza avvilente che minaccia i vecchi. Vittime delle passioni umilianti dei sensi”. Meno di un mese più tardi, sorpreso da un temporale mentre dipingeva all’aperto veniva colto da una congestione. La sua salute già malferma non resistette. Il 20 ottobre, in una lettera al figlio del maestro, la sorella di Cézanne riassumeva drammaticamente la situazione: “Tuo padre si è ammalato lunedì… È rimasto fuori sotto la pioggia per parecchie ore; l’hanno condotto a casa sul carro di un lavandaio e due uomini hanno dovuto metterlo a letto. L’indomani mattina prestissimo è andato in giardino a lavorare a un ritratto di Vallier, sotto un tiglio: ne è venuto via moribondo”. Il giorno seguente moriva.

La figura e l’arte di Cézanne erano state proposte in modo stimolante in una recente mostra, di cui avevo riferito in questa rubrica, realizzata a Palazzo Reale a Milano e curata dal ticinese Rudy Chiappini. Nell’esposizione il visitatore era accompagnato da un’audioguida multimediale che presentava i luoghi dipinti dall’artista. Un’iniziativa che invitava a visitare quei siti della Provenza. Quell’invito mia moglie ed io lo abbiamo raccolto. Approfondendo la figura di questo grande precursore dell’arte moderna, fa riflettere e amareggia l’incomprensione della cultura dell’Ottocento nei confronti della sua opera: le sue tele furono infatti sempre rifiutate ai concorsi ufficiali. Atteggiamento che andava a rafforzare un già esagerato spirito autocritico del maestro. Un mese prima di morire scriveva, sempre a Bernard: “Vivo in uno stato di malessere diffuso. Tale stato durerà fino a quando le mie ricerche non saranno arrivate in porto… La mia costante preoccupazione è per la meta da raggiungere. Lavoro sempre davanti alla natura e mi sembra di fare lenti progressi”. Un anno prima al critico d’arte Roger Marx aveva scritto: “La mia età e le mie condizioni non mi permetteranno di realizzare il sogno d’arte che ho inseguito per tutta la vita. Ma sarò eternamente riconoscente al pubblico d’intelligenti amatori che ha avuto – al di là delle mie esitazioni – l’intuizione di ciò che ho voluto tentare per rinnovare la mia arte”.

Paul Cézanne è oggi universalmente considerato il padre della pittura moderna, colui che ha saputo sintetizzare la tradizione in forme geometriche e allusive, aprendo la strada al cubismo e alle altre avanguardie. Nonostante le frequentazioni con gli intellettuali e gli artisti parigini, ha condotto una ricerca personale e in qualche modo isolata approdando tuttavia a soluzioni che saranno imprescindibili per l’intero Novecento pittorico. Come scrive Ernst H. Gombrich nella sua “Storia dell’arte” (Milano 1998) “non stupisce che Cézanne giungesse spesso sull’orlo della disperazione e che lavorasse incessantemente senza mai interrompere gli esperimenti. Il vero miracolo è che abbia potuto ottenere nei suoi quadri un risultato apparentemente impossibile”. Nell’arte è così, osserva ancora Gombrich, “a un tratto l’equilibrio si produce e nessuno sa come e perché”. E conclude: “Cézanne aveva deciso di non accettare per dato nessun metodo pittorico tradizionale, ha voluto ricominciare daccapo, come se non fosse esistita pittura prima di lui”.