Cipro – La storia “occupata” dai turchi

Cipro – Viaggio nel sud di cultura greca
Cipro – Una città divisa tra due culture
Cipro – Un viaggio nella storia

Tra città antiche, rovine di castelli, chiesette bizantine in riva al mare e l’incontaminata punta est.

Cultura, arte, storia, gastronomia e mare, ma non solo mare! Sono questi gli ingredienti di un viaggio sull’isola di Cipro. Situata in una posizione strategica, laddove il Mediterraneo ondeggia tra Europa, Asia e Africa, ha vissuto in stretta contiguità con le principali civiltà dei tempi antichi. Egizi, greci, romani, bizantini, francesi, genovesi, veneziani, ottomani, britannici e turchi si sono stabiliti nel corso dei secoli sull’isola lasciando interessanti testimonianze storico-culturali. La natura, poi, ci ha messo del suo, creando splendidi paesaggi marini, molti dei quali, purtroppo, sono stati e stanno per essere irrimediabilmente compromessi dalla speculazione edilizia: uno scenario, ahimé, frequente in moltissimi paesi.
Il nostro itinerario prevede il giro dell’isola, che richiede una decina di giorni, cambiando albergo quasi ogni sera. Si consiglia di percorrerlo in primavera o autunno, perché in estate il clima è troppo caldo. Gli spostamenti non sono comunque molto lunghi: le due penisole situate alle estremità est e ovest – i due luoghi di mare più affascinanti di Cipro – distano poco più di 200 chilometri, e le coste nord e sud circa 100. Le strade sono belle, il traffico scorrevole – salvo in prossimità delle città – e la guida è a sinistra in ricordo del periodo coloniale britannico. Le guide raccontano di grandi difficoltà per noleggiare una vettura al sud e trasferirsi al nord. In effetti alcune compagnie non noleggiano auto a chi prevede di visitare entrambe le parti dell’isola. Avis, comunque, non fa difficoltà e potete facilmente passare la frontiera in diversi punti: all’entrata vi si chiede unicamente di stipulare un’assicurazione particolare per i giorni che trascorrete a nord. Nei check point di confine, nel giro di pochi minuti, vi verranno concessi sia il visto per entrare, che la polizza per l’auto.

La più ricca del Mediterraneo
Con la conquista araba nel 1291 dell’ultimo baluardo crociato in Terrasanta (Acri) molti mercanti genovesi, veneziani e franchi spostarono a Famagosta le loro attività. La città crebbe velocemente fino a diventare probabilmente la più ricca del Mediterraneo. Questo periodo d’oro durò circa due secoli, fino al 1372, quando a causa di uno scontro tra veneziani e genovesi, che assunsero il controllo, gli abitanti più ricchi e illustri lasciarono la città. Quando i veneziani riconquistarono il potere 117 anni più tardi eressero le grandi mura e i bastioni per tenere lontani gli ottomani, che nel 1571 presero comunque Famagosta.
All’interno delle sue mura cinquecentesche, questa tranquilla cittadina conserva le splendide testimonianze della sua epoca d’oro. Dall’alto dei bastioni, il panorama si estende su un tappeto di verde, alberi e orti da cui spuntano le rovine delle cento chiese della città dei mercanti. Il punto di riferimento dell’orizzonte cittadino è comunque il sottile minareto aggiunto alla cattedrale gotica di San Nicola, costruita a cavallo tra XII e XIV secolo sul modello di quelle di Notre-Dame a Parigi e di Chartre. Quel minareto, così come quello simile che ha trasformato in moschea la cattedrale gotica di Santa Sofia a Nicosia, può essere considerato l’emblema della storia di questo paese ancora oggi diviso tra due culture: quella musulmana e quella greco-ortodossa. Grazie alla completa assenza di arredi e al colore chiaro di pareti, colonne e volte, l’interno della cattedrale, ora moschea, sembra ancora più maestoso con i suoi enormi sette pilastri che reggono l’imponente struttura. Intorno alla mole della cattedrale sorgono decine di antichi palazzi e chiese, grandi e piccole, intere o scoperchiate dalla violenza delle battaglie o solo dall’incuria.
Non lontano dal centro storico sorge una città fantasma fatta di strade asfaltate, di grattacieli e di grandi alberghi: il sobborgo di Varosha, che prima dell’”occupazione” turca del 1974 era il centro turistico balneare più in voga dell’isola. Davanti all’avanzata dell’esercito turco la popolazione greca fuggì portando con sé pochi oggetti personali. Dopo oltre trent’anni di abbandono la zona è oggi spettrale, con le case vuote e la vegetazione cresciuta ovunque.

Radici storiche più antiche
La crescita di Famagosta iniziò nel VII secolo d.C. con l’arrivo degli abitanti dalla vicina Salamina (oggi dista meno di 10 chilometri), saccheggiata dagli arabi. Le origini di questo insediamento sono antichissime. Nell’epoca d’oro delle città-stato di Cipro (VII secolo a.C.) Salamina divenne il centro culturale ed economico più importante dell’intera isola. Alleatasi con Alessandro Magno subì l’influenza greca e nel 58 a.C. passò sotto il controllo dei romani diventando il principale centro mercantile dell’isola, nonostante Pafos (situata sulla costa ovest) fosse stata designata capitale ufficiale di Cipro. All’inizio dell’era cristiana rimase una città molto importante: uno dei suoi cittadini, l’apostolo Barnaba, uno dei discepoli di Cristo cui maggiormente si deve l’introduzione del cristianesimo sull’isola, visse e morì qui.
Salamina è considerato dagli esperti il sito archeologico più importante dell’isola. Vari monumenti, per lo più romani e bizantini, sono disseminati su una vasta area.
La visita è resa particolarmente suggestiva dalla vicinanza del mare, che conferisce alle rovine un fascino ulteriore. Si possono visitare il gymnasium, gli edifici termali, l’odeon, l’anfiteatro e due interessanti basiliche paleocristiane. Il monastero dell’apostolo Barnaba sorge immerso nel verde (in primavera) a tre o quattro chilometri di distanza da percorrere in auto. Sulla strada che porta al monastero si possono visitare le cosiddette tombe dei Re. Si tratta di sepolture risalenti all’VIII e al VII secolo a.C. Re e aristocratici venivano sepolti assieme agli oggetti più amati, a cibi, bevande, e persino ai loro cavalli e schiavi favoriti. All’entrata delle tombe si possono osservare, protetti da lastre di vetro, i macabri scheletri dei cavalli sacrificati.

Un paradiso terrestre
Pochi chilometri separano Salamina dalla meta più suggestiva del viaggio: la penisola di Karpas, una sorta di finis terrae. Campi coltivati, silenziosi e spopolati e un litorale spoglio segnano l’inizio dell’esile penisola. Il governo ha trasformato la zona in una grande riserva naturale volta alla tutela delle colonie di tartarughe che nidificano sulle vaste distese di sabbia di questo paradiso terrestre. Qui l’acqua sembra più blu e più limpida che in qualsiasi altra parte di Cipro – salvo l’altra penisola, quella di Akamas, situata sull’estremità opposta – e le curve della linea costiera sono più dolci e affascinanti. L’esplosione dei colori dei fiori selvatici in primavera, poi, ha qualcosa di magico. La strada scorre tra basse colline, che nascondono piccole pianure sabbiose popolate da bassi arbusti. Il tratto finale è il più emozionante e vi permette di raggiungere dapprima l’incantevole baia di Nangomi – oggi denominata Golden Beach – per poi proseguire verso Capo Sant’Andrea su una scomoda strada sterrata. Si ha l’impressione, appunto, di viaggiare verso la fine della terra, anche se le coste turche, siriane e libanesi distano a meno di 100 chilometri. Prima di raggiungere la punta ci si imbatte nel monastero dedicato all’apostolo Andrea, che secondo la tradizione sarebbe sbarcato qui. Fino al 1974 era meta di numerosi pellegrinaggi, ripresi recentemente grazie a un accordo tra i due governi. Il monumento, presidiato dai militari, giace però in uno squallido e quasi provocatorio stato di abbandono.
Un altro luogo incantato di questa penisola è la spiaggia di Agios Filon, dove in riva al mare sorge una chiesina del XII secolo, accanto al ristorante Oasis dove si possono gustare piatti genuini della regione. Proseguendo per 7 chilometri in direzione ovest su una strada sterrata lungo una splendida costa si raggiungono i ruderi di Afendrika, dove nel II secolo a.C. sorgeva una delle sei principali città di Cipro.
Ritorniamo verso Dipkarpaz, capoluogo della penisola, dove si trova il nostro albergo Villacasparis, nuovissimo e certamente il migliore in una zona dove le infrastrutture turistiche sono piuttosto vecchiotte. Prima di lasciare la penisola visitiamo ancora la chiesetta monastica dell’XI secolo, famosa perché dalle sue pareti vennero trafugati preziosi mosaici finiti negli Stati Uniti e recuperati dal governo di Cipro sud dopo una lunga battaglia legale.

Tre castelli verso Kyrenia
Per raggiungere il castello di Kantara, si segue una splendida strada costiera che scorre attraverso un paesaggio incontaminato. Giunti al villaggio di Davlos un’ottima strada porta al maniero costruito dai bizantini a una quota di circa 700 metri. Faceva parte di un sistema difensivo assieme a due altri castelli che si incontrano sulla via per Kyrenia: Buffavento e Sant’Ilarione. Dei tre è il meglio conservato. La vista da quel nido d’aquila, che sembra essere più opera della natura che dell’uomo, è straordinaria e spazia sui due versanti dell’isola, in quel punto piuttosto stretta. Ritornati a Davlos si ripercorre la strada litoranea, che per una ventina di chilometri continua ad offrire indimenticabili panorami marini. Poi, improvvisamente, ci si immette su una sorta di autostrada abbandonando l’antica carreggiata, che è stata soppressa. Lungo il mare sono sorti e stanno sorgendo villaggi turistici con l’offerta di casette, appartamenti e alberghi che hanno assolutamente snaturato la costa, ancora descritta dagli autori della guida Lonely Planet (edizione 2006) come idilliaca. Più ci si avvicina a Kyrenia e più la speculazione edilizia si intensifica. Prima di entrare in città saliamo in collina per visitare il grazioso villaggio di Bellapais, da cui si gode una splendida vista sulla costa ormai snaturata. Il villaggio deve la sua notorietà allo scrittore inglese, Lawrence Durrell, autore di un divertente romanzo ambientato in quel luogo: “Gli amari limoni di Cipro”.
Bellapais ospita anche le rovine di una suggestiva residenza monastica fondata nel XII secolo da monaci agostiniani in fuga dalla Palestina. Il suggestivo complesso, più volte distrutto dagli arabi, è stato accuratamente restaurato.
Kyrenia, dove abbiamo alloggiato all’ottimo e centrale hotel The Colony, è una città piuttosto caotica, ma il suo porticciolo conserva un’atmosfera rilassata che ricorda il passato. Vale la pena di cenare in uno dei numerosi ristorantini che vi si affacciano ed offrono cucina tipica cipriota anche se in versione un po’ turistica, ma decisamente piacevole. Il luogo, dominato dall’imponente castello costruito in epoca bizantina, è particolarmente romantico al tramonto e la sera.

Itinerario

1° giorno
Milano-Larnaka-Nicosia

2° giorno
Nicosia

3° giorno
Nicosia-Famagosta-Salamina- Dipkarpaz-Capo S.Andrea (210 km)

4° giorno
Dipkarpaz-Agios Filon-Kantara-Bellapais-Kyrenia (180 km)

5° giorno
Kyrenia-Troodos (200 km)

6° giorno
Troodos-Bagni di Afrodite (120 km)

7° giorno
Bagni di Afrodite-Pafos (50 km)

8°giorno
Pafos-Lara-Pafos (40 km)

9°giorno
Pafos-Kourion-Larnaka (150 km)

10° giorno
Larnaka-Milano

Bibliografia
Cipro The Rough Guide, Vallardi Viaggi, Perugia 2004
Cipro Lonely Planet, Torino 2006
Cipro Touring Club Italiano, Milano 2006
Cyprus Eyewitness Travel, London 2008
Cipro Meridiani, Milano 2006
Cipro top 10 Mondadori, Milano 2010