Un piccolo paradiso sulla porta di casa

Amo molto viaggiare e scoprire paesi lontani con culture e mentalità diverse dalla nostra. Apprezzo però moltissimo anche il Ticino con i suoi laghi, le sue valli e le sue montagne. Purtroppo non sono un alpinista, per cui certe mete mi sono precluse. Con mia moglie cerchiamo però di scoprire itinerari che siano alla nostra portata. E ce ne sono davvero molti, anche per semplici escursionisti della domenica. Quando scopro paesaggi meravigliosi poco distanti da casa, mi chiedo come sia possibile che non li abbia conosciuti prima e, quasi, mi arrabbio con me stesso.
Vorrei suggerire oggi un’escursione ai laghetti alpini Tremorgio e Leit in valle Leventina, sopra Rodi Fiesso. La gita è davvero alla portata di tutti. In pochi minuti una teleferica sale dal fondo valle fino alla capanna Tremorgio, che si affaccia sullo splendido laghetto. Come racconta Plinio Grossi nei suoi splendidi itinerari dedicati ai laghetti alpini (cfr. www.laghettialpini.ch) la leggenda narra che Tremor, luogotenente di Carlo Magno aveva il suo castello su uno sperone roccioso del Tremorgio e doveva sempre lottare contro la Befana, che gli giocò un perfido tiro: Tremor sposò un’affascinante principessa ma un giorno s’accorse che al posto dei piedi aveva le zampe d’oca. La giovane moglie era l’odiata Befana travestita. Vistasi scoperta scatenò un terribile terremoto e al posto del castello di Tremor apparve una voragine piena d’acqua azzurra, così profonda che si dedusse fosse collegata con l’inferno. Attorno al lago cresceva l’Aquilegia alpina con la corolla sormontata dalla corona ducale a cinque punte. La Befana aveva mutato in fiore il luogotenente di Carlo Magno. Il laghetto è quindi un luogo di poesia e di leggende. Secondo alcuni geologi la sua origine sarebbe addirittura legata all’impatto con un meteorite di qualche decina di metri di diametro.
Fatto sta che il luogo è paradisiaco, anche se le sue acque sono sfruttate da quasi un secolo per produrre energia elettrica (attualmente dall’Azienda Elettrica Ticinese, che è proprietaria anche della filovia e della capanna).
In poco meno di un’ora di cammino si raggiunge la vasta piana dell’Alpe Compolungo, un luogo idilliaco, solcata da un limpidissimo e silenzioso ruscello. È nota soprattutto per i suoi minerali esaminati da molti studiosi. Un esemplare classificato come Alessandrite, addirittura esposto al museo di storia naturale di Milano nella collezione del conte Borromeo. I prati in estate presentano una vegetazione ricchissima e variopinta. Salendo verso il lago Leit, che si raggiunge in circa 45 minuti, il pascolo si fa roccia. Il paesaggio cambia fisionomia e “obbedisce agli ordini rigorosamente montani del Pizzo Prèvat – come osserva Plinio Grossi – che l’ombra rende ancora più liscio”. Salito un promontorio si scopre d’improvviso il laghetto, “stupendamente diviso – spiega Grossi – in quattro distinti e indipendenti settori tonali: c’è dapprima all’esterno il verde, segue il marrone chiaro, vi è quindi il viola e infine l’azzurro messo lì per far da contrasto con il bianco quasi irreale del Passo Campolungo”. In ulteriori 45 minuti, su un sentiero piuttosto ripido e disagevole, si raggiunge un’altra perla, il lago Varozzeira, un po’ nascosto con una graziosa isoletta che lo contraddistingue. Si ritorna alla capanna Leit, aperta fino a metà ottobre, dove la guida alpina Luciano Schacher cucina la polenta servita con gli squisiti formaggi dell’alpe Geira in Val Piumogna oppure dell’alpe Cadonigo. Più in basso, vicino all’arrivo della teleferica, alla capanna Tremorgio aperta fino a inizio ottobre potrete gustare l’ottima cucina nostrana dell’estroverso Stelio Colombo.