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Una sorta di galleria d’arte all’aperto e uno dei più affascinanti interrogativi archeologici del mondo propongono animali disegnati sulle sabbie del deserto. Per spiegare le origini si sono scomodati persino gli extraterrestri.
Un colibrì, un pellicano, un ragno, un puma, una lunghissima lucertola, una scimmia con una stravagante coda arrotolata e, non poteva mancare, un condor dall’enorme apertura alare. Una galleria d’arte all’aperto incisa nella sabbia del deserto, uno dei più affascinanti misteri archeologici del mondo. Stiamo parlando delle cosiddette “Linee di Nazca” in Perù, attorno alle quali sono nate un’infinità di interpretazioni. Ma come ha affermato la matematica e archeologa tedesca Maria Reiche, conosciuta come la “señora de Nazca”, che ha dedicato la sua vita a studiarle, su un fatto tutti concordano: “rappresentano un meraviglioso equilibrio tra paesaggio e arte. Ciò che mi appassionò sin dall’inizio – ha affermato in un’intervista la studiosa oggi scomparsa – fu questa mediazione e intreccio tra natura e cultura. E l’uomo antico ha saputo rispettare questo accordo”. A scoprire queste opere d’arte a cielo aperto fu l’archeologo americano Paul Kosok nel 1939, quando sorvolando il deserto notò una serie di lunghissime linee e di enormi figure incise nel paesaggio. Maria Reiche cominciò a studiarle e a ‘restaurarle’ nel 1946. “È stato sufficiente spostare polvere e sassi – spiegava ai turisti durante una conferenza quotidiana che teneva nei saloni dell’hotel de Turistas a Nazca – per fare emergere porzioni di superficie più chiare perché meno esposte al sole, che si sono mantenute inalterate per molti secoli grazie alla quasi totale assenza di precipitazioni e di vento nella zona”. Quanto alla realizzazione di queste enormi figure, che si estendono per centinaia di metri, la studiosa riteneva che fossero state realizzate prima su modelli in scala ridotta per poi riproporli sul terreno grazie all’utilizzo di lunghe corde.
Per ammirare i misteriosi disegni, che si estendono nella Pampa di San José su una superficie di 500 chilometri quadrati, vengono organizzati da varie società durante tutta la giornata voli con piccoli aerei. I velivoli volteggiano per circa mezz’ora sopra le magiche figure offrendo ai turisti vedute davvero sorprendenti.
Ma il mistero sulle fantomatiche linee rimane irrisolto, anche perché la civilta Nazca non possedeva un sistema di scrittura attraverso il quale comunicare ai posteri la sua storia. Maria Reiche era convinta che le linee rappresentassero una sorta di calendario astronomico correlato ai punti in cui i corpi celesti sorgevano e tramontavano verso oriente e verso occidente. L’archeologo peruviano Toribo Mejia a Xesspe riteneva invece che fossero state create per camminare o danzare, probabilmente a scopi rituali. Dopo aver studiato il fenomeno per un decennio, Anthony Aveni, uno dei principali archeoastronomi del mondo è arrivato alla conclusione che si trattasse di sentieri percorsi durante riti per propiziare la pioggia. Non è mancato chi ha scomodato anche gli extraterrestri per spiegare il mistero di Nazca.
La civiltà Nazca
Le sabbie del deserto su cui si estendono le Linee di Nazca nascondevano anche le tracce di una delle numerose culture preincaiche presenti in Perù. La civiltà Nazca, esistita tra il 200 e l’800 dopo Cristo, è famosa per le sue ceramiche riccamente decorate, che hanno permesso di studiarne la storia. Alcune delle figure rappresentate sugli oggetti rinvenuti dagli archeologi – motivi e disegni di ogni genere, da piante e animali a feticci e divinità – riecheggiano le stesse Linee di Nazca.
Il museo archeologico della vicina cittadina di Ica e il museo Antonini di Nazca espongono numerosi oggetti di questa civiltà, tra cui una ricca collezione di ceramiche. Particolarmente impressionanti sono una serie di mummie incredibilmente ben conservate (da quelle di bimbi a quella di un piccolo macaco) e una ricca presenza di teschi. Alcuni presentano tracce di interventi chirurgici. Le civiltà preincaiche praticavano infatti delicate operazioni al cranio. E, a quanto sembra, in molti casi con successo. Altri mostrano invece importanti deformazioni. Nel rispetto di credenze religiose, ai neonati veniva infatti fasciata la testa per ottenere crani allungati. Altri ancora finivano appesi alla cinture dei guerrieri, che esibivano orgogliosi i teschi delle vittime uccise in combattimento.
Acquedotti e cimiteri Nazca
Nei dintorni dell’animata e simpatica cittadina di Nazca si possono visitare acquedotti e cimiteri risalenti all’epoca delle famose Linee. L’acquedotto, che portava l’acqua dalle montagne verso la città, è costruito in sasso ed è intercalato da una serie di pozzi, dove si può scendere fino all’acqua seguendo un tragitto a spirale. I due cimiteri si trovano invece in un desolato deserto verso sud non distanti uno dall’altro. Quello di Cahuachi, dove gli scavi sono tuttora in corso, era probabilmente destinato ai notabili. Su un rilievo naturale si erge un imponente gruppo di sei piramidi e un luogo destinato alla mummificazione. A Chauchilla, invece, sparse su un terreno desertico polveroso si vedono letteralmente migliaia di tombe destinate alla gente comune. Alcune, profanate dai tombaroli, sono state lasciate aperte e offrono alla vista del visitatore corpi mummificati di persone sole, di coppie o di intere famiglie. Il luogo è molto suggestivo, ma per certi aspetti anche macabro, perché i tombaroli hanno sparpagliato frammenti di ossa sul terreno che sono tuttora visibili.
Lima, la città dei re
Diciamo la verità, Lima è una città interessante per i suoi musei, è probabilmente una città seducente per viverci, ma non è una bella città. Da aprile a ottobre è immersa nella nebbia e il suo cielo, come scrive il premio Nobel peruviano Mario Vargas Llosa è “color cenere”. Si dice che Pizarro fondò qui la “città dei re” perché essendo sbarcato in estate non si rese conto del suo clima mutevole.
Il centro storico che si sviluppa attorno alla Plaza Mayor conserva ancora una certa eleganza con le vestigia architettoniche più visibili e raffinate dell’epoca coloniale. Un reticolo di affollate stradine risalenti ai tempi di Pizarro ospita la maggior parte di edifici coloniali giunti intatti fino ai nostri giorni. Più volte distrutta da terribili terremoti, saccheggiata e occupata dall’esercito cileno durante la guerra del Pacifico (1879-1883), terra di rifugio per milioni di contadini andini che negli anni Ottanta sfuggirono dalla follia dei guerriglieri, Lima aveva 300 mila abitanti nel 1930, 3 milioni e mezzo negli anni ’70 e oggi si avvicina ai 10 milioni.
Prima di partire per un itinerario nel Perù vale la pena di visitare il Museo Nacional de Arqueología, il Museo Larco (Tesoros del antiguo Perú), ed eventualmente altri come il Museo Oro del Perú o quello de la Nación, per rendersi conto del quadro storico del paese antecedente l’avvento della civiltà Inca. Prima del 1532, quando Francisco Pizarro approdò con i suoi uomini sulla costa settentrionale del Perù, le Ande erano infatti già state testimoni dell’ascesa e del declino di numerose civiltà. Tra queste, la cultura Chavin, che fiorì attorno al primo millennio avanti Cristo ed è considerata la madre delle civiltà peruviane; la civiltà Nazca; i bellicosi Wari, che verso il 600 dopo Cristo costruirono una capillare rete stradale e, ovviamente, gli Incas, il cui impero arrivò a estendersi dalla Colombia meridionale fino a metà dell’odierno Cile.
Itinerario
1° giorno Ticino-Lima
2° giorno Lima
3° giorno Lima-Isole Ballestas-Nazca
4° giorno Nazca
5° giorno Nazca-Arequipa
6° giorno Arequipa-Canyon del Colca
7° giorno Canyon del Colca-Lago Titicaca (Puno)
8° giorno Lago Titicaca
9° giorno Lago Titicaca-Cuzco
10° giorno Cuzco
11° giorno Cuzco-Urubamba-Aguas Calientes (Machu Picchu)
12° giorno Machu Picchu-Cuzco
13° giorno Cuzco-Puerto Maldonado (Amazzonia)
14° giorno Amazzonia
15° giorno Puerto Maldonado-Lima
16° e 17° giorno Lima-Ticino
Per saperne di più
Perù Lonely Planet, Torino 2010
Perù Rough Guides, Feltrinelli, Milano 2013
Perù National Geographic, Vercelli 2010