In Val Calnègia tra pietra e cielo

Vi invito a percorrere una valle selvaggia e emozionante come solo i luoghi veri possono essere, la Val Calnègia sopra Foroglio. Incontaminata nel senso bello della parola, dove l’opera dell’uomo c’è ma è discreta, si sposa al paesaggio naturale, rispetta l’essenzialità delle linee e delle forme, non invade, non deturpa.
Ho pensato alla stupenda architettura di Jean Nouvel per la sala della musica di Lucerna, quando ho visto per la prima volta la “Splüia bela” in Val Calnègia. Quel “tetto” di pietra che si allunga a fendere il vuoto sopra il rifugio dell’alpigiano ricorda in bellezza e potenza quell’opera dell’architetto francese. Non è stata la sola sorpresa della gita: come non stupirsi di fronte alla forza del paesaggio di questa valle che si snoda tra dirupi, pietraie e macigni? O di fronte alla testimonianza viva delle fatiche dei contadini valmaggesi che d’estate trasferivano famiglia e bestie in Bavona e poi su, negli alpi, a contendere l’erba al cielo? Le cascine e le stalle sono perlopiù minuscole, i prati rubati al bosco. Ogni anfratto, ogni macigno veniva sfruttato come riparo per gli uomini e per le bestie. Sono i luoghi di Plinio Martini e del suo “Fondo del sacco”. Dello scrittore conservo un ricordo vivo, quello dell’ultima intervista che gli feci – era il 1977 – quando lavoravo per la Radio della Svizzera italiana. Già toccato dalla malattia, era in procinto di partire per Zurigo per curarsi, ma disponibile come sempre a parlare di letteratura, di politica, di religione.
Per raggiungere la Val Calnègia, meta ideale per una camminata di fine estate, si percorre la Vallemaggia fino a Foroglio, conosciuto per la magnifica cascata (e dai buongustai per l’ottima cucina di Martino Giovanettina e della sua famiglia al grotto Froda). Il sentiero segnalato porta in meno di mezz’ora di salita all’entrata della valle, proprio sopra la cascata. È l’unica fatica, perché poi il sentiero scorre abbastanza pianeggiante. Il primo maggengo, Puntid, è idilliaco, con le piccole case in pietra, prati verdissimi, lo scorrere del fiume che forma invitanti pozzi. Da qui si può raggiungere il rifugio sottoroccia di cui si parlava, quella “splüia” tanto grande da dare ospitalità a uomini e bestie, e c’era pure posto per conservare alimenti, utensili, legna. Tornati a Puntid si attraversa il fiume su un romantico ponticello e si continua il percorso tra impressionanti pareti rocciose. Un altro bel maggengo si raggiunge mediante una deviazione di pochi minuti: si chiama Gerra, ghiaia, e anche qui l’uomo conviveva con la pietra, sfruttando ogni possibilità, modificando quando poteva, adattandosi dove non era possibile fare altro. Tornati sul sentiero principale, si giunge in breve a Calnègia, ultimo nucleo prima della ripidissima salita verso gli alpi, un’escursione, questa, riservata ad escursionisti esperti. Per chi volesse informazioni supplementari segnalo il prospetto che fa parte della serie “Sentieri di pietra”, da chiedere a Vallemaggia Turismo tel. 091/753 18 85.

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