Francia – In Provenza sulle tracce di Vincent van Gogh

Francia – In Provenza sulle orme di van Gogh e Cézanne
Francia – In Provenza nei paesaggi cari a Paul Cézanne
Francia – Aix, la città “ingrata” di Paul Cézanne

Il nostro viaggio si sviluppa tra Arles e St. Rémi, attraversando la splendida catena montuosa delle Alpilles tra paesaggi indimenticabili alla ricerca dei luoghi in cui Vincent piantò il suo cavalletto per interpretare a suo modo quella natura esuberante.

Vincent van Gogh è il pittore che suscita in me le emozioni più forti. Davanti ai suoi quadri non devo pensare. Sono diretti. Comunicano con i miei sensi. Mi trasportano nel suo mondo, dove la natura ha un ruolo predominante. I suoi fiori, i cipressi e gli ulivi, i campi di grano, le notti stellate ci parlano. Ma quale rapporto hanno con la realtà queste opere straordinarie? Per cercare di intuirlo ho organizzato un itinerario in Provenza, dove Vincent ha realizzato molti dei suoi dipinti più significativi, attratto da quel sud in cui molti artisti del suo tempo vedevano il luogo ideale per sviluppare il proprio potenziale creativo.

La scoperta della luce nella Francia del sud
Il nostro viaggio nella Provenza di van Gogh si sviluppa tra Arles e St. Rémi attraversando la splendida catena montuosa delle Alpilles, che offre paesaggi indimenticabili proponendo una sorta di Alpi in miniatura, dove le cime non superano mai i 700 metri di altezza. La nostra guida ci conduce tra quei panorami straordinari alla ricerca dei luoghi in cui van Gogh piantò il suo cavalletto per interpretare a modo suo quella natura esuberante. Ma oltre alla guida ci accompagnano gli scritti di Vincent, che ho riletto preparando questo viaggio e scrivendo questo “diario”. Mi hanno appassionato come la lettura di un romanzo e mi hanno rivelato un Vincent letterato che non conoscevo. Qui di seguito, per quanto possibile, descriverò il nostro itinerario dando la parola a van Gogh, pescando liberamente alcuni passaggi significativi tra le innumerevoli lettere al fratello Theo, alla sorella, a Gauguin e ad altri amici, per descrivere la sua Provenza, dove arriva nel febbraio del 1888, quando “ci sono dovunque almeno 60 centimetri di neve. (…) Ma ben presto il tempo è cambiato e si è fatto più mite – ho così avuto modo di conoscere questo mistral”, il vento provenzale che solitamente porta il bel tempo, pulisce l’aria e dona profili nitidi alla natura. “Poiché mai ho avuto una simile fortuna, qui la natura è straordinariamente bella. Tutta la cupola del cielo è ovunque di un azzurro meraviglioso, il sole ha un irraggiamento di zolfo pallido ed è dolce e affascinante come la combinazione dei celesti e dei gialli nei Van der Meer di Delf. (…) Comincio a sentirmi del tutto diverso rispetto al momento in cui sono venuto qui, non ne dubito, non ho più esitazioni nell’iniziare qualcosa, e questa situazione potrebbe evolvere ulteriormente. Ma che natura! (…) Al tramonto, ieri ero in una brughiera pietrosa dove crescono querce piccole (nella regione di Arles ndr.) e contorte, sullo sfondo una rovina in cima a un colle, e nella valle campi di grano. Non poteva essere più romantico. (…) E tutte le linee erano belle, l’insieme di una nobiltà incantevole. (…) Stando qui a lungo credo che diverrei completamente del paese. (…) Sto lavorando accanitamente, perché gli alberi sono in fiore e volevo fare un giardino di Provenza di straordinaria gaiezza”.
Ma la sua malattia mentale purtroppo si scatena in occasione di un lungo soggiorno dell’amico Paul Gauguin ad Arles, quando Vincent manifesta propositi omicidi e per punirsi si taglia il lobo di un orecchio. Lo va in seguito ad offrire alla prostituta di un bordello che frequentava assieme a Gaugin. Dopo quel tragico episodio sarà lui stesso a chiedere di essere internato in un manicomio. Finisce così l’epoca del soggiorno ad Arles (febbraio 1888-maggio 1889) per iniziarne un’altra a pochi chilometri di distanza nella casa di cura di Saint-Paul-de-Mausole, un antico monastero francescano adibito a ospedale psichiatrico nei pressi di Saint-Remy. Vincent vi soggiorna un anno per poi trasferirsi a Auvers-sur-Oise dove il 27 luglio 1890, in preda a una crisi, si toglie la vita sparandosi un colpo di rivoltella al petto.
Ad Arles rimangono poche tracce di van Gogh. La casa gialla che si affacciava su piazza Lamartine abitata dall’artista è andata distrutta durante la seconda guerra mondiale. Rimane invece l’ospedale, immortalato in un celebre dipinto, in cui il pittore fu ricoverato dopo essersi ferito all’orecchio. Altri luoghi in città sono stati ritratti da Vincent, ma ovviamente, sia l’agglomerato urbano sia la campagna, in un secolo sono molto mutati. Non così è stato invece per i luoghi attorno alla casa di cura, nella campagna di Saint-Remy, che sono rimasti assolutamente intatti e dove si possono ancora ammirare gli alberi secolari interpretati da Vincent. Ma diamogli di nuovo la parola attraverso le sue lettere.

La casa di cura di Saint-Rémy
Credo proprio che Peyron (il medico che lo ha in cura ndr.) abbia ragione quando dice che non sono pazzo propriamente parlando, perché il mio pensiero è assolutamente normale e chiaro nel frattempo e perfino più che in precedenza. Ma nelle crisi è tuttavia terribile e allora perdo conoscenza di tutto. Ma ciò mi spinge al lavoro e alla serietà come un carbonaio sempre in pericolo si affretta in ciò che fa. (…) Il lavoro mi distrae infinitamente più di ogni altra cosa e se un giorno potessi metterci dentro tutta la mia energia sarebbe probabilmente la migliore medicina. (…) Con un altro anno di lavoro forse arriverò a una sicurezza di me dal punto di vista artistico. Ed è sempre qualcosa che vale la pena di cercare. Ma bisogna che abbia un po’ di fortuna”.
Dopo le crisi Vincent è costretto in camera – se ne può visitare una simile a quella da lui occupata – e allora dipinge il paesaggio che vede dalla sua finestra attraverso le sbarre di ferro. Ecco la descrizione del quadro: “In primo piano un campo di grano devastato e sbattuto a terra da una tempesta. Un muro di recinzione e al di là il verde-grigio di qualche ulivo, delle casupole e delle colline. Infine, nella parte alta della tela, una grande nuvola bianca e grigia immersa nell’azzurro. È un paesaggio di una semplicità estrema anche di colorazione”.
Nei periodi in cui la salute glielo consente vive all’aperto. “Non avendo tela in questi ultimi giorni ho percorso in lungo e in largo il paese e comincio a sentire di più l’insieme della natura nella quale vivo. In futuro ritornerò forse anche spesso sugli stessi motivi di Provenza”. Racconta allora di lavorare negli uliveti e di ritrarli “con duro e grossolano realismo”. E poi parla dei cipressi “così caratteristici del paesaggio della Provenza” e descrive le sue emozioni. “Fino a ora non ho potuto farlo come lo sento; di fronte alla natura mi prendono emozioni che giungono fino allo svenimento e allora per quindici giorni non sono più capace di lavorare”.
Un altro tema affrontato da Vincent è quello dei campi di grano. Ecco la descrizione di una tela: “Lo studio è interamente giallo, terribilmente impastato, ma il modello era bello e semplice. Vidi allora in quel falciatore – vaga figura che lotta come un ossesso in piena canicola per terminare il suo lavoro – vidi in lui allora l’immagine della morte, nel senso che l’umanità sarebbe il grano che viene falciato. Se vuoi, è dunque l’opposto di quel seminatore che avevo tentato qualche tempo fa. Ma in questa morte, niente di triste, tutto accade in piena luce con un sole che inonda tutto con una luce d’oro fino”.
Vincent non manca di immortalare anche gli splendidi paesaggi delle Alpilles. “Per il momento ho in cantiere un quadro di un sentiero fra le montagne con un piccolo ruscello che scorre tra le pietre. Le pietre sono di un lilla compatto, grigio e rosa, con, qua e là, cespugli di bosso e alcune specie di ginestre che, in autunno, prendono ogni sorta di colore, verde, giallo, rosso, bruno. In primo piano il ruscello è bianco, fa la schiuma come se avesse sapone; più in là riflette l’azzurro del cielo”.
A Saint-Remy van Gogh lavora anche sul soggetto dell’autoritratto. “Si dice – e io lo credo volentieri – che sia difficile conoscere se stessi, ma non è neppure facile dipingere se stessi. Così io attualmente lavoro a due miei ritratti – in mancanza di altri modelli – perché è tempo che faccia qualche figura. Uno l’ho iniziato il primo giorno che mi sono alzato, ero magro, pallido come un diavolo. È azzurro-viola scuro e la testa biancastra con capelli gialli, dunque un effetto di colore. Ma poi ne ho cominciato un altro di tre quarti su fondo chiaro”.

Bibliografia
Paul Gauguin, Vincent e Theo van Gogh, Sarà sempre amicizia tra noi, Milano 2002
Vincent van Gogh, 150 lettere a cura di Marco Goldin, Linea d’Ombra 2012
Druick e Zegers, van Gogh e Gaugin Lo studio del Sud, Milano 2002
E. H. Gombrich, La storia dell’arte Milano 1998
Provenza La guida verde Michelin, Milano 2008

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