Francia – Aix, la città “ingrata” di Paul Cézanne
Francia – In Provenza sulle orme di van Gogh e Cézanne
Francia – In Provenza sulle tracce di Vincent van Gogh
L’artista era attratto soprattutto dalla natura e dai paesaggi provenzali, molti dei quali sono rimasti quasi intatti rispetto all’epoca del grande maestro, oggi universalmente riconosciuto come il pittore della pittura moderna.
Goethe sosteneva che se si vuole veramente conoscere un artista bisogna visitare i luoghi in cui ha vissuto. Ad indurmi a programmare un viaggio sulle orme di Cézanne nella sua Provenza e nella sua città natale di Aix è però stato il collega Rudy Chiappini (ex responsabile culturale a Locarno e Lugano) autore di una stimolante esposizione, nella prestigiosa sede di Palazzo Reale, dedicata dalla città di Milano al maestro francese. La moderna audioguida di quella mostra, sfruttando la mutimedialità, mostrava infatti accanto alle opere lo splendido paesaggio del sud della Francia.
Come scrive Denis Coutagne, coautore della mostra di Milano assieme a Chiappini, “Cézanne, al pari di Courbet, sa di poter dipingere solo i luoghi che ha percorso con i propri piedi. Ha bisogno di conoscere l’odore della terra, il calore delle rocce, di sentire il vento tra i pini”. Il maestro amava moltissimo la sua Provenza e sentiva di appartenere a quei paesaggi penetranti: “Ci sarebbero dei tesori da svelare in questo paese – scriveva a un amico nel 1886 – che non hanno ancora trovato un interprete all’altezza delle ricchezze che offre”. E pochi mesi prima di morire confessava con amarezza: “Non riesco a raggiungere l’intensità che si dispiega davanti ai miei sensi. Non ho la ricca magnificenza dei colori che anima la natura”.
Cézanne con la sua città natale ha sempre avuto un rapporto molto difficile, perché non è mai stato capito e apprezzato dai suoi concittadini se non in tempi relativamente recenti. Infatti Aix non compare mai sui suoi quadri, così come le sue opere esposte in questa città si contano sulle dita di una mano. D’altra parte l’artista era attratto soprattutto dalla natura e dai paesaggi provenzali, molti dei quali sono rimasti quasi intatti rispetto all’epoca del maestro. L’itinerario che abbiamo percorso parte inevitabilmente dalla città, dove Cézanne è nato e ha vissuto. Ci si sposta quindi nella campagna alla ricerca dei soggetti delle sue opere: la montagna Sainte-Victoire, le cave di Bibémus, la residenza estiva di Jas de Bouffon, il suo ultimo atélier ai bordi della città, la valle dell’Arc.
Casa, scuola e famiglia
Nel 1904, due anni prima della morte di Cézanne, il suo allievo Emile Bernard arriva in treno a Aix per incontrare il maestro senza conoscere il suo indirizzo. Chiede per le strade dove abita il pittore e mostra ai passanti persino una sua fotografia, ma nessuno lo conosce. Eppure a Parigi, Bruxelles e Berlino il suo nome cominciava a essere noto, soprattutto tra le giovani generazioni di pittori che riconoscevano in lui un innovatore. Nel corso degli ultimi decenni Aix ha finalmente scoperto il talento del suo concittadino. Oggi, partendo dall’ufficio turistico, è indicato un percorso a piedi illustrato da un prospetto e segnalato sul suolo cittadino con dadi in metallo, che permette di ripercorrere le tappe principali della sua vita: la casa in cui è nato al numero 23 di rue de l’Opera, la chiesa della Sainte-Madeleine dove è stato battezzato, il negozio del padre sul Cours Mirabeau con sopra l’abitazione della famiglia, il collegio Bourbon dove è nata l’amicizia con Emile Zola, il Musée Granet che ha sempre rifiutato le sue opere. Tutti luoghi che hanno fortemente indirizzato la vita di Cézanne.
Il padre Louis-Auguste era una persona molto ambiziosa che apparteneva a una famiglia di immigrati italiani (originaria di Cesana Torinese) dediti al commercio, giunta ad Aix quattordici anni prima della nascita di Paul. Qui Luois-Auguste apre una piccola fabbrica di cappelli di feltro in cui lavora come operaia Anne-Elisabeth Honorine Aubert, madre del pittore. Quando Paul ha nove anni, il padre, uomo pragmatico e autoritario, rileva una banca in fallimento assieme a un socio. Inizia così per la famiglia un periodo di prosperità finanziaria, che permetterà a Cézanne di dedicarsi per tutta la vita alla pittura senza avere l’assillo di guadagnarsi da vivere. Il denaro di famiglia gli darà questa grande libertà che si rivelerà fondamentale per la sua opera, perché gli permetterà di non piegarsi a compromessi commerciali.
La famiglia Cézanne, considerata di nuovi ricchi dall’aristocratica Aix, non è amata né apprezzata in città. D’altra parte il giovane Paul non si conforma allo status che la sua condizione economica imporrebbe e assume atteggiamenti provocatori, come farà per tutta la vita anche nella sua attività artistica. Henri Pontier, direttore del museo Granet, disprezza la sua arte a tal punto da affermare che finché gli acquisti li farà lui nessun quadro di Cézanne entrerà mai a far parte della collezione. Una posizione condivisa dall’establishment artistico di allora, ostile all’opera innovativa e rivoluzionaria del maestro, considerato il padre della pittura moderna. Cézanne rimarrà fedele alle sue convinzioni per tutta la vita, anche nei momenti più difficili, ma soffrirà sempre per questo atteggiamento di chiusura nei suoi confronti. Si narra addirittura che uno degli ultimi pensieri prima di morire andò proprio a quel Henri Pontier, che tanto aveva osteggiato la sua arte.
Un’altra vittima della chiusura mentale della Aix di inizio Ottocento fu Emile Zola, uno dei più noti e amati scrittori francesi del XIX secolo. Anch’egli di origini italiane giunge in città con il padre ingegnere che aveva progettato una diga. I compagni di classe al collège Bourbon lo escludono salvo il giovane Paul, con il quale nascerà un’amicizia fraterna, che durerà trent’anni fino a quando uscirà il romanzo “L’Oeuvre”. È la storia di un pittore incapace di disciplinare il suo talento, che finisce per suicidarsi davanti a un dipinto che non riesce a portare a termine. Cézanne rimane profondamente ferito dal pensiero che il suo migliore amico lo consideri un genio abortito e rompe la relazione.
Dipingere la natura nella natura
“Mio caro Emile – scrive all’amico Bernard nel 1866 – ogni quadro realizzato all’interno, in studio, non varrà mai quello fatto all’aperto. Dipingendo all’aperto il contrasto tra le figure e gli sfondi è sorprendente, e il paesaggio è magnifico. Ci sono cose veramente superbe, bisogna che mi decida a lavorare esclusivamente all’aperto”.
La campagna provenzale attorno alla città di Aix rimane di grande bellezza. La residenza estiva della famiglia Cézanne – Jas de Buffan – sorge a due chilometri dal centro e oggi fa ormai parte dell’agglomerato urbano. Varcando il cancello della proprietà, che anticamente apparteneva al governatore della Provenza, e imboccando il lungo viale di platani ci si immerge però in un altro mondo, dove il paesaggio cézanniano è stato salvaguardato. Fu questo il primo studio dell’artista, un luogo magico dove ha dipinto per quarant’anni. I personaggi dei famosi quadri dedicati ai giocatori di carte erano i contadini di questa tenuta.
A una decina di chilometri dalla città si trova un luogo dove il tempo sembra essersi fermato. Si tratta delle cave di Bibémus, che hanno ispirato al maestro alcuni dei suoi quadri più suggestivi con le rocce color ocra che contrastano il verde della vegetazione e l’azzurro del cielo. Erano state scoperte dai romani. Dal XVI al XVIII secolo le pietre erano poi servite per costruire i palazzi signorili di Aix. Quando Cézanne veniva qui a dipingere, tra il 1890 e il 1904, il luogo era ormai abbandonato e lasciato in preda alla natura. Sebbene l’intervento umano sia pesante, perché la montagna è tagliata a strati, quei paesaggi assomigliano a un quadro astratto. L’ambiente suscita forti emozioni, che il maestro ha saputo interpretare nelle sue tele in maniera magistrale.
Torniamo ad Aix per raggiungere l’atélier dei “Lauves”, l’ultimo del pittore, costruito dopo aver venduto la tenuta di Jas de Buffan in seguito alla morte della madre. Tutto è intatto: gli oggetti, i cavalletti, le pareti grigie. Sembra che l’artista l’abbia lasciato da poco. È invece passato oltre un secolo. Anche qui la città si è espansa, ma il luogo non è stato compromesso. Vi si può giungere a piedi, come faceva Cézanne, in quindici minuti dal centro città. E da qui, proseguendo lungo la collina oggi densamente edificata, in un altro quarto d’ora si arriva su un promontorio – les Marguérites – dove il maestro si recava con il cavalletto in spalla per dipingere la montagna magica di Sainte-Victorie. La prospettiva è la stessa di allora. Gasquet, autore di una biografia del maestro, presta a Cézanne parole spesso riprese tanto dai critici quanto dal pittore stesso: “Osservate questa Sainte-Victoire. Che impeto, che sete imperiosa di sole, e che malinconia, la sera, quando tutta questa pesantezza si placa… Questi blocchi erano di fuoco. C’è ancora del fuoco in essi”.
Una piacevole gita in automobile, passando per la valle dell’Arc tanto cara a Cézanne, permette di raggiungere la base della montagna per averne una prospettiva diversa, mai dipinta dall’artista. Se si prosegue girandole attorno, sul versante opposto, si trova il luogo dove Pablo Picasso ha chiesto di essere seppellito, dopo avere acquistato una vasta proprietà che si estende lungo le pendici della Sainte-Victoire: un gesto di affetto e di riconoscenza per il suo grande maestro con cui non si è mai confrontato dipingendo la sua montagna magica.
Bibliografia
Paul Cézanne Les Ateliers du Midi, Milano 2012
Flaminio Gualdoni, Cézanne Milano 2011
Émile Bernard, Mi ricordo Cézanne Milano 2011
Les sites de CézanneAix en Provence 2011
Ernst Gombrich, La storia dell’arte Milano 1998
Provenza La guida verde Michelin, Milano 2008