Cina – Un mondo svelato dalla Via della Seta
Tibet – Un viaggio sul tetto del mondo sfiorando le nuvole con le dita
Tibet – Il Tibet è un Paese occupato dai cinesi
Immaginavo la Cina diversa da come l’ho trovata. Certo, un breve viaggio non permette sicuramente di conoscere un paese, fornisce però stimoli di riflessione, provoca sensazioni e pone interrogativi.
La prima sensazione è la vastità del territorio con campagne sconfinate e città popolatissime: quelle di 2 milioni sono considerate piccole, sopra i 5 medie, oltre i 10 grandi. La seconda impressione riguarda l’enorme disparità di tenore di vita tra le città e le zone rurali. Il segno distintivo di qualsiasi metropoli cinese sono i grattacieli, solitamente anonimi ma talvolta di grande pregio architettonico, come quelli di Pechino e soprattutto di Shanghai. Si vedono gru ovunque. L’esodo dalle campagne verso le città è elevatissimo. Nelle zone rurali la popolazione vive in casupole in sasso o in mattoni di terracotta e le condizioni di vita sono spesso da terzo mondo, mentre nei centri delle metropoli si respira un’atmosfera occidentale, con la presenza di negozi di gran lusso – Armani, Rolex, Gucci, ecc. – e di grandi magazzini simili a quelli europei o americani. Le modernissime vie dei centri cittadini sono percorse da vetture di lusso, BMW, Audi, Mercedes e molte, molte VW. È ovvio che i contadini siano attratti da questo benessere. Come è accaduto in Occidente nel dopoguerra, i giovani abbandonano la campagna e si trasferiscono nelle città, dove trovano lavoro nelle fabbriche solitamente di proprietà dello stato. Le paghe sono basse e la vita costosa. Grazie alla politica dei bassi salari la Cina è diventata la seconda potenza economica dopo gli Stati Uniti.
Se dalle sensazioni passiamo alle riflessioni e agli interrogativi, visitando questo paese ci si chiede fino a quando gli operai accetteranno una situazione che favorisce i funzionari e una classe media emergente. Riuscirà la Cina a gestire in modo indolore il passaggio di centinaia di milioni di cittadini da una civiltà rurale antiquata a una società moderna? Il capitalismo di stato sarà in grado di vincere questa sfida, che comporterà inevitabilmente anche aperture politiche e sociali oggi difficilmente immaginabili? Sono domande a cui non so dare una risposta, ma che scaturiscono spontanee da un viaggio in questo paese.
L’itinerario, organizzato da Mondial Tours, offre un rapido approccio alla Cina e al Tibet, che suo malgrado fa parte della Cina. Dico suo malgrado perché visitandolo si ha l’impressione di entrare in un paese occupato. Fu Mao Tse Tung nel 1950 a occuparlo e ad imporre il modello comunista cinese nel paese del Dalai Lama, dove il credo buddista ha radici profonde diffuse in tutta la società. Percorrendo le strade che dalla capitale Lhasa portano ai principali monasteri si attraversano zone rurali che stridono fortemente con la civiltà degli splendidi grattacieli di Pechino o di Shanghai disegnati dai grandi architetti americani. Mentre i contadini tibetani si recano nei templi buddisti con abiti identici a quelli dei loro avi, le classi agiate a Pechino e Shanghai o a Xian fanno shopping da Armani o da Gucci e i giovani vestono Zara.
L’itinerario del nostro viaggio passa bruscamente dal Tibet, dalla cultura portata a prediligere l’essere all’avere, alla realtà metropolitana cinese, che non presenta solo gli aspetti più spinti del consumismo occidentale, ma anche i patrimoni storici di una civiltà antichissima, che ha sempre affascinato l’Occidente.