Camerun – Tutta l’Africa in un solo paese
Camerun – Stregato dalla gente e dai colori nel mio primo viaggio in Africa
Camerun Un medico ticinese nel Camerun, il ricordo di Giuseppe Maggi
Tra gli alberi ed enormi massi erranti, in un paesaggio che sembra un presepe vivente, sbucano i tetti in paglia di agglomerati di capanne cinte da un muro per garantire l’intimità famigliare. Sulle piste si incontrano donne incamminate verso i mercati. Nei villaggi lo stregone svolge ancora un ruolo sociale.
Proseguiamo il nostro itinerario nell’estremo nord del Camerun ai confini tra Nigeria e Tchad, organizzato da Kel 12, dirigendoci verso le Mandara Mountains, in una zona sperduta tra le colline percorrendo piste sconquassate, ma attraverso paesaggi dove il tempo sembra essersi fermato. Tra gli alberi ed enormi massi erranti sbucano i tetti in paglia di rotonde capanne collegate tra loro e circondate da muri in sasso per proteggere l’intimità familiare. Sembrano appartenere a un presepe vivente. La mia curiosità per conoscere la vita che si svolge all’interno di quelle mura (“saré”) è enorme. Ci fermiamo con le nostre jeep davanti a diversi gruppi di capanne. La gente è gentile ma non ci invita ad entrare, come vorremmo. Più avanti abbiamo però la possibilità di visitare un nucleo ormai disabitato.
Entrati nel muro di cinta si nota una sorta di gazebo in legno, sopra il quale viene essicato il miglio, e sotto, all’ombra, mangia il capofamiglia. Le donne ed i bambini consumano invece i pasti al coperto di un’altra tettoia in paglia situata davanti alla prima capanna, che appartiene al capofamiglia ed è dominata da una statua del suo dio personale, una sorta di angelo custode. Fino all’età di 7 anni i bimbi dormono assieme alla madre, in seguito tutti assieme. Dopo i 15 anni i maschi si trasferiscono fuori dal “saré”, mentre le ragazze, in attesa di prendere marito, occupano un’altra capanna interna. Negli spazi intimi che si creano tra le capanne, i membri della famiglia si lavano. Chi se lo può permettere dedica uno spazio coperto anche al bue sacro, che viene ingrassato per tre anni senza che possa mai uscire o vedere la luce del giorno. Siccome nel corso del tempo raggiunge proporzioni ragguardevoli per trasferirlo al luogo del sacrificio diventa necessario demolire una parete. La sua carne viene quindi cucinata, mentre le donne preparano la birra di miglio. La festa dura tre giorni e viene condivisa con gli abitanti del villaggio. Proseguiamo la nostra visita all’interno del “saré”. Un’ulteriore capanna, dove al centro si trova un ampio granaio per la conservazione del miglio, è destinata alla prima moglie, che dispone pure di uno spazio attiguo dove vengono custoditi gli animali di piccola taglia: soprattutto capre e pecore. Una successiva capanna è destinata alla seconda consorte e una ulteriore, con due granai per le scorte, alla mogle più giovane, che prima di iniziare la vita familiare viene qui segregata per tre giorni. Un ultimo spazio è consacrato alla cucina, dove le varie mogli si alternano ai fornelli.
Gli animali più grandi dormono all’aperto, ma all’interno delle mura, dove dispongono di una abbeveratoio. Accanto si trova una pietra sulla quale viene esposta la statua di un dio, al quale ci si rivolge quando sorgono problemi tra i membri della famiglia, naturalmente dopo avere consultato lo sciamano (stregone) del villaggio. A seconda del suo responso viene sacrificato un pollo sbattendogli la testa sul sasso e facendogli colare il sangue sulla pietra. La cerimonia termina con preghiere dopo avere mangiato tutti assieme l’animale sacrificato e bevendo l’immancabile birra di miglio.
Lo stregone del granchio
A proposito di sciamani, abbiamo avuto occasione di incontrarne uno a Roumsiki. È ormai diventato un’attrazione turistica, ma la gente del posto continua a recarsi da lui per ricevere consigli. Lo chiamano stregone del granchio, perché interloquisce con questo animale. Dopo avere ascoltato la domanda del suo interlocutore sistema dei legnetti posati su una coltre di terra all’interno di un’anfora. Quindi, dopo aver debitamente parlato con il granchio, lo introduce nell’anfora e lo lascia agire per una trentina di secondi. Interpretando il modo in cui sono stati scompigliati i legnetti formula la risposta. Io gli ho chiesto come prevedeva l’evoluzione della situazione economica europea. Senza scomporsi ha interloquito con il granchio per rispondermi che andrà sempre un po’ meglio, ma il progresso sarà lento.
Roumsiki è un villaggio fuori dal mondo, ma in grande trasformazione, dove si trovano alcuni simpatici oggetti artigianali e dove sopravvivono alcune antiche tradizioni. Come quella di trovarsi sotto i cosiddetti fichi della parola – uno destinato ai saggi, uno ai giovani ed uno alle donne – per discutere di questioni pubbliche.
Il paesaggio attorno è molto spettacolare: propone picchi di roccia vulcanica alti decine di metri che spuntano dal terreno distanti uno da uno dall’altro, ricordando lontanamente la californiana Monument Valley.
Itinerario
1° giorno
Italia-Douala
2° giorno
Douala-Maroua
3° giorno
Maroua (il mercato settimanale) – Maga
4° giorno
Maga-Pouss (il mercato settimanale) – Waza
5° giorno
Waza-Oujilla-Col di Koza-Mokolo
6° e 7° giorno
Mokolo-Tourou (il mercato settimanale) – Roumsiki
8° giorno
Roumsiki-Mayo Plata (il mercato settimanale) – Maroua
9° giorno
Maroua-Douala-Parigi
Bibliografia
Camerun, il paese dei mille villaggi Polaris, Firenze 2008
Costa d’Avorio, Ghana, Togo, Benin, Nigeria, Cameroun Lonely Planet, Torino 2010