Corsica – La battaglia della Corsica per un’identità oppressa

Corsica – Coste selvagge e rocce scolpite
Corsica – L’introversa terra di Napoleone
Corsica – Per Napoleone la Corsica era solo “un’escrescenza”

La Corsica è una terra splendida, con paesaggi incontaminati e ricca di tradizioni. Quest’isola non è però nota alla cronaca solo per le sue bellezze naturali, ma anche per i disordini e per le violenze causate dai movimenti autonomisti. Disordini e violenze che trovano certamente una spiegazione nella sua posizione geografica strategica che l’ha sempre resa terra di conquista per le potenze europee e del Mediterraneo. Nel corso dei secoli la Corsica è infatti stata ambita preda di pisani, genovesi, francesi, saraceni, spagnoli, britannici, senza dimenticare le truppe dell’Impero Romano e quelle del germanico Sacro romano impero.
Tutti questi occupanti hanno sempre tenuto in scarsa considerazione le aspirazioni dei corsi, che si sono battuti per secoli contro gli usurpatori stranieri. A lasciare la maggiore impronta sull’isola sono certamente stati quasi cinque secoli di dominazione genovese, dal 1284 al 1768, che seguivano a oltre due secoli (1077-1284) di occupazione pisana. Genova era confinata in un piccolo territorio e la Corsica era di notevole importanza strategica per lo sviluppo dei suoi commerci. Non fu quindi un caso se si affrettò a trasformarla in una sua roccaforte, adottando una politica repressiva e colonialista, erigendovi fortezze e una cintura di centinaia di torri di guardia, molte delle quali si possono ammirare ancora oggi.
L’unico serio episodio di autonomia dell’isola è legato alla straordinaria figura di Pascal Paoli, intellettuale brillante e illuminato che leggeva Montesquieu, intratteneva corrispondenza con Rousseau e che donò alla Corsica uno dei primi testi costituzionali democratici al mondo, facendo parlare di sé in tutti i salotti del continente.Quello che mise in piedi dal 1755 al 1769 con Corti capitale, fu un vero Stato moderno, che ebbe però breve vita e scomparve un anno dopo il trattato di Versailles del 1768, con cui Genova vendeva l’isola ai francesi, nonostante un tentativo di alleanza di Paoli con gli inglesi. Con un decreto del 1789 la Francia stabilì che “la Corsica fa parte dell’impero e che i suoi abitanti saranno retti dalla stessa Costituzione che governa gli altri francesi”. E sarà proprio il più illustre figlio dell’isola, Napoleone Bonaparte, durante il suo regno a francesizzare definitivamente la Corsica. Da allora i movimenti indipendentisti hanno continuato a battersi con alterne fortune, ma commettendo anche diversi eccessi, come l’assassinio il 6 febbraio 1998 del prefetto francese Claude Erignac, il più alto rappresentante dello Stato sull’isola. Fino a quell’episodio molti corsi avevano manifestato una certa simpatia per l’iniziativa dei nazionalisti, unici ai loro occhi a difendere la causa insulare. Oggi, anche a causa di diversi scandali che hanno coinvolto gli autonomisti, molti cittadini si chiedono se la violenza, che in un recente passato ha colpito l’isola, si giustificasse davvero con le rivendicazioni politiche o se non fosse invece il frutto di una lotta tra bande in cerca di arricchimento personale.

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