Perù – La dura impronta spagnola sul Perù precolombiano

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Quando si parla del periodo precolombiano in Perù il pensiero corre subito all’impero Inca, nonostante questa civiltà fosse stata preceduta da altre culture altrettanto affascinanti ed estremamente evolute. Ma allora perché degli Incas sappiamo molto, mentre per quanto riguarda i loro antenati siamo costretti ad attenerci alle ipotesi degli archeologi? Sostanzialmente perché tutte queste popolazioni, Incas inclusi, non avevano un sistema di scrittura. Della giovane civiltà Inca, nata un secolo prima dello sbarco dei conquistadores, sappiamo molto perché quando gli Spagnoli condotti da Pizarro conquistarono il Perù nel XVI secolo avevano cronisti al seguito, che ci hanno trasmesso numerose testimonianze raccolte all’epoca. I cronisti, in mancanza di testi scritti, basavano le loro ricerche su fonti orali, che li informavano in modo preciso sulla cultura Inca, ma non avevano nessun interesse a raccontare la lunga e complessa storia dei popoli precedenti. Il loro intento era di proporre agli europei un’immagine gloriosa di sé, presentando le Ande come una terra popolata da selvaggi ai quali solo l’arrivo degli Inca portò la luce della civiltà.
Gli Spagnoli dominarono le colonie latinoamericane per quasi quattro secoli, fino all’inizio dell’Ottocento. In Perù la maggior parte delle realizzazioni architettoniche Inca vennero letteralmente smontate dagli invasori e con quel raffinato materiale – pietre perfettamente levigate – vennero costruiti i palazzi e le chiese cattoliche dei conquistadores. Per questa ragione, salvo Machu Picchu, che non fu mai scoperto dagli Spagnoli, sono giunte a noi nella loro integrità ben poche costruzioni incaiche. Per contro le principali città del Paese propongono un’interessante architettura coloniale, che ricorda moltissimo quella della terra madre: la Spagna. Le testimonianze più interessanti del periodo coloniale – almeno quelle sopravvissute ai numerosi terremoti sono rappresentate da palazzi, ma soprattutto da edifici religiosi. I principali a Lima, dove nella cattedrale sono custodite le spoglie di Pizarro, ad Arequipa, dove si può visitare un complesso religioso di 20 mila metri quadrati, una vera e propria cittadella nella città, e nella magnifica Cuzco, dove nel centro storico il tempo sembra essersi fermato al periodo coloniale.
Di particolare interesse a Cuzco e dintorni le opere prodotte dalla Esquela Cuzquena di pittura, alla quale si devono sorprendenti combinazioni tra l’arte europea del XVII secolo e la fantasia degli artisti andini legati alla loro tradizione. Uno degli esempi più eloquenti è rappresentato nella cattedrale di Cuzco dalla raffigurazione di una Madonna, che indossa una gonna a forma di montagna, orlata da un fiume che scorre. Un’immagine che ricorda quella della Pachamama, la Madre Terra della civiltà Inca. A noi piace pensare che questo adattamento della Vergine Maria in un personaggio religioso andino fosse anche un modo per resistere e ribellarsi al modo opprimente con cui gli Spagnoli imposero la loro religione e la loro cultura alle popolazioni indigene.

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