Borgogna – Per i vini della Borgogna serve un fiuto professionale

Borgogna – L’inebriante “Route” tra vigneti e nomi prestigiosi
Borgogna – Tra castelli e monasteri medioevali
Borgogna – Lungo la strada dei grandi vini fermenta la cultura del territorio

Visitare la Borgogna mi ha permesso di vivere due grandi passioni contemporaneamente: quella per i viaggi e quella per il vino. Ma se preparare un itinerario mi riesce sempre piuttosto facile, consultando guide cartacee, internet e racconti di viaggio, così non è per l’enologia. L’anno scorso nella regione di Bordeaux e quest’anno in Bourgogne, le patrie, forse, dei più grandi vini al mondo, mi sono sentito frustrato.
Certe cantine sono inaccessibili e nei ristoranti, anche quelli stellati, è raro trovare ottimi vini al bicchiere. Quando ti portano la carta, se non sei più che esperto, finisci per ordinare quelle stesse bottiglie blasonate che potresti bere in qualsiasi grande ristorante del mondo. E, anzi, certi produttori prediligono l’esportazione ai clienti locali. In terra francese – e sembra un paradosso – le scoperte enologiche non sono facili. Una sera mi è sembrato di aver degustato un grande Chablis e il sommelier mi ha dato il nome dell’enoteca dove era disponibile. Il mattino dopo mi precipito per acquistarne alcune bottiglie, ma di quel vino non ne rimaneva neppure una. Chiedo allora di consigliarmi altri Grand Cru, che dovrebbero essere i vini migliori, non solo i più cari. L’enologo mi risponde che non vale la pena di scegliere Grand Cru e mi consiglia altre bottiglie (che, tra l’altro, si sono rivelate ottime).
Tornato in Ticino telefono a Paolo Basso, campione del mondo dei sommeliers, e gli racconto di queste mie “frustrazioni”. “In effetti – mi spiega – in Borgogna non è facile fare grandi scoperte. I vini di elevata qualità sono rari. Ma questo è anche il grande fascino di questa terra, che dispone di due soli vitigni: lo Chardonnay per i bianchi ed il Pinot Nero per i rossi. Qui l’ingrediente è uno solo e non è quindi possibile, come invece avviene nella regione di Bordeaux, migliorare la qualità giocando la carta dell’assemblaggio di uve diverse”.
La legislazione in Borgogna suddivide i vini in 5 diverse categorie a seconda della posizione dei vigneti. Si tratta di una gerarchia molto chiara con i ‘Grand Cru’ al primo posto e i ‘Premier Cru’ al secondo. I prezzi seguono il prestigio della denominazione e del produttore, che rappresenta il vero parametro di qualità. Ma la posizione del vigneto costituisce un solo elemento nella qualità di un vino, che dipende anche da come si lavora tra le vigne e in seguito in cantina. Quanto influiscono questi altri due elementi?, chiediamo a Paolo Basso. “In modo determinante. Succede infatti spesso che alcuni ‘Premier Cru’ siano superiori ai ‘Grand Cru’ grazie alla maestria del viticoltore e del vinificatore”. Ma come districarsi allora in questa giungla? “Affidandosi all’esperienza degli esperti. Il nostro mestiere è proprio quello di scoprire i buoni vini, che hanno un ottimo rapporto prezzo/qualità. Quando decido di presentare un produttore sull’offerta della “Paolo Basso Wine”, lo faccio solo dopo avere assaggiato tutta la sua gamma di prodotti, anche di diverse annate, e dopo avere discusso con lui e visitato i suoi vigneti”. Basso rappresenta 11 cantine della Borgogna. Quali sono i suoi vini favoriti di questa regione? “In Borgogna si producono senza dubbio i migliori vini bianchi al mondo: i due ineguagliabili sono i “Montrachet” ed i “Corton Charlemagne”.

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