Camerun – Tutta l’Africa in un solo paese
Camerun – Dove il tempo sembra essersi fermato
Camerun Un medico ticinese nel Camerun, il ricordo di Giuseppe Maggi
“Un concentrato d’Africa”, “Tutta l’Africa in un solo Paese”, “Un’Africa in miniatura”: sono gli slogan con cui si comincia timidamente a promuovere il turismo in Camerun, uno stato del centro Africa, situato nel cuore del Golfo della Guinea tra la Nigeria e il Congo, grande una volta e mezza l’Italia. E in effetti questo Paese, salvo le dune di sabbia, propone tutte le caratteristiche tipiche del continente: dalle fitte foreste alle alte montagne con fiumi, laghi e cascate, dalle dorate spiagge oceaniche ai verdi altopiani, dalla brulla savana saheliana popolata da elefanti al pre-deserto dell’estremo nord al confine con il Ciad. Ma il vero tesoro del Camerun è rappresentato dalla sua popolazione, oltre 240 etnie con lingue e culture proprie. Era il mio primo viaggio nell’Africa nera. Sono rimasto stregato dai colori, dagli odori, dalle sensazioni, dalla gentilezza e dalla dolcezza delle persone che ho incontrato. Mi sono subito reso conto che per vivere quell’esperienza non potevo ricorrere agli stessi parametri che solitamente utilizzo per altri viaggi. L’approccio è meno intellettuale e più sensitivo. Se in Europa vado a caccia di monumenti e di paesaggi, in Camerun mi devo maggiormente affidare alle mie sensazioni, alle percezioni. Al mio ritorno, quando gli amici mi chiedevano cosa avevo visto, mi trovavo in difficoltà a rispondere. Ho tentato di dire che avevo incontrato molta gente e avevo provato molte sensazioni, qualche volta difficili da comunicare. Il nostro itinerario, purtroppo molto breve, prevedeva la visita dell’estremo nord, un triangolo incuneato tra la Nigeria e il Ciad, alla scoperta di mercati e villaggi di campagna, dove il tempo sembra essersi fermato. Nel nord non ci sono grandi città, ma solo villaggi. E per lo più composti di capanne sparpagliate nella campagna, dato che l’80 per cento del Paese vive di agricoltura. I nuclei familiari vivono in piccole capanne rotonde edificate con terra, paglia e sterco di animale, tutte collegate tra loro, dove si svolgono le attività domestiche. Questo insieme di costruzioni è cinto da muri in pietra costruiti a secco. Inutile dire che la corrente elettrica è rara e l’acqua è spesso lontana. Il momento di maggior socializzazione per questa gente è costituito dal mercato settimanale, che si tiene sempre lo stesso giorno in determinati villaggi. Le capanne, con i loro tetti in paglia, sembrano mimetizzarsi con il paesaggio. Per ore e ore, percorrendo strade dissestate, si vedono persone lavorare nei campi coltivati attorno alle abitazioni e ci si chiede come sarà quella vita tanto diversa dalla nostra e certamente durissima e scomoda. Francamente non so quale risposta dare e mi rendo conto che qualsiasi confronto è fuori posto. Ma poi visitando Douala, la capitale economica del Paese, non ho dubbi: in Camerun si vive meglio in campagna che in quella città, perché del nostro modo di vivere occidentale la vita urbana sembra aver preso solo i peggiori difetti.