Cambogia – Un angelo svizzero medico in Cambogia

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Quando la nostra guida cambogiana a Seam Reap, la città che custodisce le meraviglie di Angkor, ci ha mostrato l’ospedale pediatrico gestito dal medico elvetico Beat Richner mi sono sentito orgoglioso della mia nazionalità. Si dice che in questo istituto e in altri quattro che fanno parte della stessa organizzazione ogni settimana vengano strappati alla morte oltre 3 mila bimbi. Gli ospedali sono sovvenzionati dallo Stato, ma per la maggior parte sono sostenuti da donazioni estere, molte delle quali provenienti dal nostro Paese. Per finanziare la sua attività questo estroverso medico svizzero tiene ogni sabato sera un concerto. La sua grande passione è infatti il violoncello. Hobby che gli è valso il soprannome di Beatocello, unendo il suo nome di battesimo con quello del suo amato strumento musicale. Beat Richner era arrivato in Cambogia una prima volta nel 1974 come volontario, ma poi aveva dovuto lasciare il Paese per la presa del potere dei Khmer rossi, che con la loro dittatura sterminarono il 91 per cento dei medici cambogiani. Dopo la caduta di questo governo del terrore, nel 1991 il re Sihanouk aveva proposto a Beatocello di tornare in Cambogia per ricostruire l’ospedale in cui aveva lavorato e che nel frattempo era andato distrutto. Il medico aveva accettato la nuova sfida. Nel giro di vent’anni gli istituti sanitari sono diventati cinque, dove viene curata la maggior parte dei bimbi del Paese. Tutti i servizi sono gratuiti e lo staff medico è quasi totalmente cambogiano. Una delle caratteristiche fondamentali dell’esperienza di Richner in Cambogia è il livello di alta qualità della medicina, considerato però eccessivo e “non sostenibile” da varie organizzazioni internazionali, secondo cui lo standard sanitario dovrebbe corrispondere alla realtà economica del Paese in cui si opera. “La nostra è una medicina corretta, non di lusso, obietta il pediatra elvetico. Cinque studi internazionali, effettuati in 100 diversi Paesi – prosegue – attestano che a livello mondiale i nostri ospedali hanno la migliore relazione tra costi e guarigione”. Nelle case di cura di Beatocello un’ospedalizzazione media dura 5 giorni e costa 240 dollari. Un’altra grande sfida per Richner è tenere lontana dai suoi centri la corruzione, una delle maggiori piaghe della Cambogia. Mi spiegava un cambogiano incontrato durante il viaggio che l’ “iniziazione” a questo cancro della società comincia sin dai primi anni di scuola. Siccome gli insegnanti sono pagati molto poco (meno di 100 dollari al mese) pretendono dagli allievi una piccola somma che permette loro di arrotondare lo stipendio. Lo stesso avviene per le cure mediche pubbliche, per essere curati bisogna foraggiare infermieri e dottori. Niente di tutto ciò nei cinque ospedali del pediatra elvetico, che si ispira agli stessi principi su cui si fondava quasi mille anni fa la politica sanitaria estremamente innovativa del più grande sovrano che abbia mai avuto la Cambogia: Jayavarman VII che governò il Paese dal 1181 al 1219, nel periodo di maggiore grandezza dell’impero Khmer (IX-XIII). “Tutte le creature – si legge nel suo ‘Editto degli ospedali’ – che sono immerse nell’oceano delle sofferenze, possa io trarle fuori attraverso la virtù di questa buona opera (gli ospedali gratuiti). Possano tutti i re della Cambogia, attaccati al bene, che proteggeranno la mia fondazione, raggiungere con la loro discendenza, le loro mogli, i loro mandarini, i loro amici, il soggiorno della liberazione in cui non vi è più malattia. Il sovrano è colui che soffre delle malattie dei suoi sudditi più che per le sue: infatti è il dolore pubblico che fa il dolore dei re e non il loro stesso dolore”. Una concezione della socialità che purtroppo non trova riscontro nella Cambogia dei nostri tempi.

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