Cipro – Una città divisa tra due culture

Cipro – La storia “occupata” dai turchi
Cipro – Viaggio nel sud di cultura greca
Cipro – Un viaggio nella storia

Dall’alto dell’Osservatorio Ledra a Nicosia, una sorta di museo-belvedere situato all’undicesimo piano di un palazzo del centro storico nella zona sud, si osserva la città dall’alto con i suoi monumenti, le sue antiche mura e il suo recente muro, definito Linea verde, che divide la Lefkosia greca dalla Lefkosa turca. Una città che con i suoi agglomerati supera i 200 mila abitanti. Cosa attendersi dall’ultima capitale europea divisa in due da una barriera politico-culturale? Ricordando Berlino pensavo di trovare un’atmosfera tesa e triste. Ma Nicosia non è così. Oggi si passeggia per la città divisa da sacchi di sabbia, barili pieni di terra e filo spinato collocati lungo la Linea verde, ma si passa facilmente e senza troppa burocrazia da una parte all’altra passeggiando lungo una via pedonale. Neppure l’atmosfera tra i quartieri greci e quelli turchi mi è parsa molto diversa. Moschee a parte, la zona nord non ha un carattere molto orientale e si è aperta al turismo quanto quella sud. Si circola facilmente da una parte all’altra della frontiera, non solo a Nicosia, dal 23 aprile 2003 quando inaspettatamente le autorità turco-cipriote hanno revocato il divieto di valico della Linea Verde che divide trasversalmente tutta l’isola. Secondo Chiristos, la guida turistica che ci ha accompagnati nella visita della capitale, le due comunità cipriote, dopo quasi trent’anni di divisione, sarebbero pronte alla riunificazione del paese. Una volontà espressamente dichiarata negli ultimi tempi da numerosi intellettuali che vivono al di qua e al di là del muro. Le elezioni tenutesi lo scorso mese di aprile a Cipro nord sembrano però avere allontanato questa speranza. Si è infatti imposto il settantaduenne conservatore Dervis Eroglu, favorevole alla divisione dell’isola in due stati sovrani. Nonostante abbia dichiarato che i negoziati con il sud proseguiranno, gli osservatori temono che il nuovo premier negozierà per non concludere. Già nel 2004 si pensava di essere vicini a un accordo quando l’allora segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan propose la creazione di uno stato federativo sul modello elvetico. In quell’occasione fu la maggioranza greco-cipriota ad opporsi, mentre quella turco-cipriota si espresse a favore.
La storia di questo paese dal 16 agosto 1960, quando raggiunse finalmente l’indipendenza, è alquanto tormentata. La nuova costituzione prevedeva che il potere politico sarebbe stato spartito su base proporzionale, anche se ai turco-ciprioti, con meno del 20 per cento della popolazione totale, sarebbero spettati il 30 per cento delle cariche statali, il 33 per cento dei seggi in parlamento e il 40 per cento degli effettivi dell’esercito. Inoltre la presidenza della repubblica sarebbe spettata a un greco-cipriota, mentre la vicepresidenza a un turco-cipriota. Questi buoni propositi si dimostrarono però irrealizzabili all’atto pratico. Già nel ’63 scoppiarono disordini a Nicosia tra le due comunità. Fu allora che a Nicosia si tracciò la cosiddetta Linea verde controllata da un contingente di pace dell’Onu e da truppe britanniche.
Il pretesto ai militari turchi per invadere l’isola il 20 luglio 1974 e creare di fatto due stati lo diede la giunta militare di estrema destra, che dal 1967 era al potere in Grecia. I colonnelli di Atene, sembra con la benedizione della Cia, il 15 luglio 1974 rovesciarono a Cipro il governo Makarios – considerato filo sovietico – per mettere al suo posto Nikos Sampson, noto fautore dell’annessione del suo paese alla Grecia. L’esercito turco a quel punto poteva intervenire come “garante della minoranza minacciata”. Nonostante il 23 luglio la giunta militare greca venne rovesciata e contemporaneamente a Cipro Sampson perse il potere, l’avanzata dell’esercito turco non si fermò fino al 16 agosto, quando ormai controllava il 37 per cento dell’isola.

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