Egitto – Al sud, tra Nilo e deserto
Egitto – La città di Luxor, l’antica Tebe
Egitto – Un’autostrada del turismo
Un viaggio in Egitto propone stimolanti riflessioni sul mondo arabo e islamico. Il mio approccio è di estremo interesse e di grande simpatia, sin da quando da bambino – ben cinquanta anni fa – avevo visitato il Marocco, un paese che adoro. In Egitto, come nelle altre nazioni medio-orientali, gli atteggiamenti della gente nei confronti di noi occidentali, secondo la mia esperienza, sono riconducibili a tre tipi: c’è chi è servile e disposto a qualsiasi compromesso pur di ottenere i nostri soldi, chi è disinteressatamente portato ad interagire con noi per presentarci il proprio paese, e infine chi ha un atteggiamento apertamente ostile nei
nostri confronti.
I primi dimostrano poca dignità e mettono spesso in imbarazzo con atteggiamenti insistenti, rischiando di compromettere il nostro rapporto con tutta la gente del luogo. Gli ultimi sono scostanti, perché di fatto rifiutano il dialogo. Per capire un paese abbiamo bisogno del contatto con i secondi, che in questi ultimi tempi per un turista diventa sempre più difficile incontrare. Questi diversi comportamenti sono strettamente collegati all’approccio religioso dei nostri interlocutori. L’Egitto è un paese per tradizione molto aperto verso il mondo occidentale. Gli intellettuali musulmani di formazione europea stanno portando avanti da anni un interessante discorso di modernizzazione dell’Islam. Ad essi si contrappongono gli integralisti, fautori invece di un’islamizzazione della modernità. Appartengono alle classi sociali maggiormente sfavorite da un governo corrotto. Il loro intento è di minare il consenso e di destabilizzare il potere costituito sia sul piano politico – tramite attentati ai quadri dello stato e dell’esercito – sia su quello economico – scoraggiando gli investimenti stranieri. Sono da vedere in quest’ottica gli atti di terrorismo degli ultimi anni ai danni dei turisti. Viaggiando in Egitto si percepisce questo clima conflittuale. Lungo il nostro itinerario in automobile tra Aswan e Luxor e quindi verso nord da Luxor ad Abydos abbiamo incontrato innumerevoli posti di blocco a una distanza di una decina di chilometri l’uno dall’altro e in prossimità di tutti i villaggi. Il governo sembra terrorizzato da eventuali episodi spiacevoli in cui potrebbero essere coinvolti turisti. E questo spiega forse una certa rigidità sugli itinerari proposti nel paese di cui parlavo qui. Ad Abydos dopo aver visitato uno splendido tempio un po’ discosto dai percorsi classici, ci siamo addentrati nel villaggio. Con estrema cortesia un poliziotto in civile si è avvicinato a noi per invitarci a non lasciare la via principale che attraversa il borgo. Chiedendo poi spiegazioni ci è stato detto che si vogliono evitare incidenti. D’altra parte in un altro villaggio ci siamo sottratti all’attenzione della nostra guida per visitare un mercato non turistico, ma quando abbiamo estratto la macchina fotografica siamo stati apostrofati.
A Luxor alloggiavamo nell’albergo dove il primo ministro egiziano si trovava per qualche giorno in vacanza con la famiglia. L’hotel era praticamente assediato dalla polizia e dalle guardie del corpo, mentre il poveraccio si faceva un bagno in piscina con moglie e figli. Episodi che fanno riflettere e che inquietano sul futuro di un paese che sta faticosamente cercando la sua strada per conciliare le sue tradizioni con un mondo sempre più globalizzato. La grande sfida sarà quella di far conciliare il profondo senso di religiosità della popolazione con la gestione di uno stato moderno e laico in cui la religione è considerata una questione personale, come avviene nelle democrazie occidentali.