Egitto – La città di Luxor, l’antica Tebe

Egitto – Al sud, tra Nilo e deserto
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Le tombe dei faraoni nella valle dei Re, gli altri sepolcri nelle valli adiacenti e i templi funerari. La città dei vivi sulla sponda sinistra del Nilo con i templi di Karnak e di Luxor e quella dei morti sulla sponda destra con le tombe e i templi funerari, risalgono all’epoca in cui la civiltà egizia raggiunse il suo apice tra il 1500 e il 1200 Avanti Cristo.

Con la XVIII dinastia 3 mila 500 anni fa Tebe, l’attuale Luxor, sotto il faraone Ahmosi (1540-1515 a.C.) diventa capitale d’Egitto. I più insigni uomini del tempo – astronomi, architetti, medici, letterati – vengono chiamati alla corte da Amenhotep (1515-1494 a.C.) succeduto al padre Ahmosi. È in questo periodo che i sovrani trovano un nuovo luogo di sepoltura nella Valle dei re e che viene fondato Deir el-Medina, l’insediamento degli operai che lavorano alla costruzione delle tombe faraoniche.
Il nostro itinerario, dopo aver visitato i siti archeologici di Abu Simbel, di Aswan, e sul tragitto verso Luxor, di Kom Ombo, Idfu e Isna (vedi prima parte), approda dunque nell’antica Tebe, da cui spostandosi verso nord raggiungeremo anche Dendera e Abydos.
Luxor costituisce certamente la tappa principale del nostro itnerario, come di qualsiasi viaggio in Egitto, perché ospita i monumenti risalenti all’epoca in cui la civiltà egizia assurse al suo apice a partire dal 1500 a.C., quando il paese raggiunse anche la più ampia estensione territoriale della sua storia in seguito a una politica estera espansionistica. Risalgono a questo periodo anche i regni di Hatshepsut (1479-1457 a.C.), la donna faraone che fondò la valle delle regine e costruì poco distante un tempio di straordinaria modernità, e quello di Amenhotep IV(1353-1336 a.C.) che diede origine alla prima religione monoteistica nella storia dell’umanità. Il suo dio Aton, che amava tutte le creature della terra, fu però accantonato dai suoi successori – in primis dal leggendario Tutankhamon (1332-1323 a.C.) – che restaurarono il culto delle antiche divinità. La fase monoteista creò un clima difficile dal quale si uscì definitivamente con il faraone Sethi I (1290-1279 a.C.) della dinastia dei ramessidi e con suo figlio Ramesse II (1279-1213 a.C.), uno dei più importanti faraoni di tutti i tempi, famoso per aver siglato il primo trattato di pace scritto della storia – prevedeva persino clausole per l’estradizione – e per la sua straordinaria attività edificatoria. Viaggiando attraverso l’Egitto si incontrano così spesso monumenti edificati da questo faraone, che anche l’osservatore più distratto è costretto a collegare il suo nome a particolari opere architettoniche. Nei suoi edifici e nelle sue sculture dominano le proporzioni colossali. Basti pensare agli splendidi templi di Abu Simbel. Con il suo regno si conclude un’epoca aurea che non avrà più eguali nei secoli successivi.

L’antica Tebe vista dal cielo
Come in molti siti turistici di interesse eccezionale a Luxor sono organizzati voli in mongolfiera che permettono di osservare quei luoghi straordinari illuminati dai primi raggi del sole mentre si è sospesi nel vuoto. Si tratta certamente di un “business”, ma permette di avere una visione generale su tutta la zona archeologica come se ci si trovasse su una terrazza volante. Da lassù si osserva in lontananza la città dei vivi, che si affaccia sul Nilo con i suoi templi di Karnak e di Luxor, e quella dei morti in una zona estremamente suggestiva di montagne desertiche situate ai limiti dei verdissimi campi coltivati grazie alle acque del mitico fiume. I faraoni scelsero quel luogo per farsi seppellire e per iniziare un nuovo viaggio nell’aldilà accompagnati dai loro oggetti più cari. Quelle montagne irreali, del colore della sabbia, che annunciano il deserto, su cui nessun arbusto sopravvive, sono solcate da vallate che nascondono innumerevoli sepolcri. Da nord a sud si trovano in sequenza dapprima la celeberrima Valle dei re, quindi quella che ospita il tempio della faraona Hatshepsut e infine la Valle delle regine, separate da una collina dove sono sepolti gli alti dignitari dei vari regni che hanno ottenuto dai faraoni l’onore di condividere quel luogo sacro. A poca distanza si notano le rovine di una sorta di “città operaia”, abitata dalle maestranze addette alla costruzione dei sepolcri. Anche alcuni di loro hanno ottenuto il privilegio di percorrere il viaggio verso l’eternità su quelle alture.
Quelle montagne lunari sono precedute da una stretta pianura desertica, dove si trovano i templi funerari dei faraoni. Alcuni sono scomparsi, di altri resta solo qualche traccia poco identificabile e di altri ancora si possono vedere le rovine. Squadre di archeologi cercano di ricostruire colonnati, facciate e altri edifici per ricreare poco a poco quei templi che gli Egizi avevano soprannominato i “castelli di milioni di anni”.

Il viaggio nell’aldilà
Quelle tombe nascoste e segrete (per sfuggire all’avidità dei tombaroli, che esistevano già ai tempi dei faraoni), faticosamente scavate nelle profondità della montagna, nascondevano nelle viscere della terra straordinari tesori che accompagnavano i corpi dei defunti nella vita immortale. I corredi comprendono praticamente tutto quanto si può trovare in una casa terrena. Quei sepolcri non corrispondevano infatti all’immagine della morte definitiva. Più della fine di una vita, è l’immagine della rinascita ad essere presente in tutti gli edifici funerari.
Le tombe e i templi delle necropoli tebane, riportano sulle pareti i riti e le formule che i defunti dovevano pronunciare al cospetto dei guardiani delle porte delle dodici ore della notte. Come il sole, che attraversa la notte per rinascere ogni nuovo giorno, così anche i morti dovevano compiere un cammino attraverso il regno delle tenebre per raggiungere la luce della nuova vita. Le tombe dei faraoni, alle pareti come nei soffitti a volta, presentano immagini religiose, sorta di ‘preghiere’ e formule tratte dai libri sacri. Nei sepolcri degli alti dignitari sono invece frequenti scene che ricordano la vita: dal lavoro agricolo alla caccia, dai banchetti all’intimità familiare, dalle attività lavorative alla danza.
Purtroppo nell’affollatissima Valle dei re – raramente ho visitato un luogo con un simile assembramento di turisti – su una sessantina di tombe ne sono aperte alla visita solo una decina a turno. Siccome non sono certo state costruite per ospitare le folle, la presenza umana danneggia quelle straordinarie opere d’arte giunte a noi in perfetto stato di conservazione, nonostante risalgano a 3500 anni fa. Fate attenzione, perché se non lo chiedete espressamente acquistando un biglietto supplementare non vi fanno nemmeno visitare le dieci aperte. Nella Valle delle regine ne sono invece aperte solo tre. Quella celeberrima di Nefertiti è purtroppo chiusa al pubblico. Non lasciatevi scappare la visita delle tombe degli Alti dignitari e quelle del villaggio ‘operaio’, dove ne troverete di splendide e sarete in compagnia di pochissimi turisti, perché escluse dal tour convenzionale.
I ricchi arredi delle tombe sono finiti tutti al Museo egizio del Cairo, uno dei più importanti al mondo. Anche Luxor dispone di un piccolo, moderno museo, dove sono esposte opere minori, ma che meritano di essere viste. Di eccezionale interesse una decina di splendide statue recentemente rinvenute in un nascondiglio sotto il Tempio di Luxor.

Templi eterni
Sono molti i templi visitati durante questo viaggio in Egitto (vedi prima parte. La loro struttura è sostanzialmente sempre simile: cortili e sale davano accesso al sacrario, dove era custodita la statua solitamente in oro del dio a cui il luogo di culto era dedicato. I fedeli avevano accesso solo agli spazi aperti, mentre i luoghi chiusi erano riservati unicamente ai sacerdoti. Il complesso era circondato da una cinta muraria, all’interno della quale si trovavano anche le abitazioni dei sacerdoti e in qualche caso di altri cittadini. Ognuno di questi edifici giunti fino ai nostri giorni ci rivela alcune peculiarità, che nel loro insieme ci permettono di comprendere come si svolgeva anticamente la vita al loro interno.
Nella spianata desertica che precede le vallate dove sono custodite le tombe dei faraoni si possono visitare diversi templi funebri. Tra i più significativi figurano: il Ramesseum, di grande unità stilistica anche se molto rovinato, costruito dal solito Ramesse II; l’amplissimo Tempio di Ramesse III (1184-1153 a.C.), famoso per le sue superfici decorate; le due statue colossali che presidiavano l’immenso tempio di Amenofi III (1391-1353 a.C.), che secondo la leggenda cantano al sorgere del sole. Ma il tempio più famoso e più visitato tra tutti quelli della riva ovest del Nilo a Luxor è certamente quello della faraona Hatshepsut (1479-1457 a.C.), che non fu l’unica donna a salire sul trono. Costruì questo luogo di culto in un suggestivo fondovalle, che incornicia il monumento scavato nella montagna color rosa, in contrasto con il colore del cielo sempre azzurro. Si tratta di uno straordinario connubio di arte e natura, da qualsiasi parti lo si ammiri.
Il tempio più maestoso di tutto l’Egitto è però certamente quello di Karnak, dedicato al dio Amon e considerato il più vasto luogo sacro al mondo. È stato pensato come una sorta di fastosa residenza nella quale il dio soggiornava come un sovrano attorniato dalle cure dei sacerdoti. Costruito durante il periodo aureo, principalmente sotto la XVIII e la XIX dinastia, accoglie interventi di moltissimi faraoni anche di epoche successive. Colpisce per le sue dimensioni davvero faraoniche. Lo si può visitare anche di notte durante lo spettacolo “Son et lumière”, quando assume un fascino del tutto particolare. Anticamente era collegato da un lunghissimo viale con un altro grande luogo di culto dell’antica Tebe, il Tempio di Luxor. Anch’esso di pianta classica, fu opera di più faraoni appartenenti a diverse dinastie: ultimo dei quali fu Alessandro Magno, che conquistò l’Egitto nel 332 a.C. e a Menfi fu incoronato faraone. Il viale processuale che collegava i due siti sacri era arredato con 700 statue di sfingi a testa umana con corpo leonino.

Abydos, città sacra
Un’escursione di una giornata da Luxor permette di visitare la città sacra di Abydos, una sorta di Mecca egizia: ognuno doveva rendere visita al Tempio di Osiride, il sovrano del regno dei morti. Secondo la tradizione, infatti, Osiride, ucciso dal fratello Seth che rappresenta il male, perse la vita nei paraggi di questo sito sacro situato ai margini del deserto, che divenne ambita necropoli e meta di pellegrinaggi. Anche questo monumento, come quelli di Luxor, comprende edifici di ogni epoca, ma è famoso soprattutto per la fresca coloritura dei suoi raffinati rilievi parietali, che permette di capire come si presentavano al loro interno i templi nell’antico Egitto.
A Dendera, che si trova tra Luxor e Abydos, il tempio è dedicato alla dea e madre universale Hathor, a cui venivano associati l’amore, la musica e il divertimento. In questo luogo di culto, tra i meglio conservati dell’interno Egitto, un altro particolare permette di immaginare gli interni dei templi egizi: le colonne sono colorate su sfondo bianco. I suoi rilievi, realizzati circa mille anni dopo quelli di Abydos, risultano però di fattura nettamente inferiore. Particolarmente interessanti, comunque quelli in cui la dea Hathor si fa fecondare da Osiride sorvolando sul suo corpo disteso.

Bibliografia
Egitto La Guida Verde Michelin, Milano 2002
Egitto Touring Club Italiano, Milano 2007
Egitto Lonely Planet, Torino 2008
Egitto Polaris, Firenze 2004
Hermann A. Schlegl, L’Antico Egitto Il Mulino, Bologna 2005
Sergio Donadoni, L’uomo egiziano Editori Laterza, Bari 2003

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