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San Francisco si è rivelata completamente diversa da come me la immaginavo. Come la Grande Mela è un insieme di città, di quartieri ben distinti, ognuno con un carattere proprio. Se non si temono le ripide salite, il centro è facile da girare a piedi. Le aree commerciali sono piccole e concentrate per lo più nella zona del centro che si estende attorno a Union Square, mentre il resto della città è composto principalmente da quartieri residenziali con arterie commerciali spesso simpatiche e pure facili da esplorare camminando. Esiste un servizio di bus turistici, con spiegazioni in tutte le lingue, che sosta nei quartieri più interessanti, dove ci si può fermare prima di riprendere il percorso con il veicolo seguente (le navette passano a intervalli di 10 minuti).
San Francisco è considerata la città più liberale degli Stati Uniti. Oggi capitale mondiale gay, negli anni Cinquanta occupò le prime pagine della stampa internazionale in occasione della nascita della Beat Generation e negli anni Sessanta quando scoppiò la protesta e la ribellione del movimento hippy, accompagnato dalla sua splendida musica e, purtroppo, anche da un uso sfrenato di droghe. In alcuni quartieri, come Haight, sono ancora evidenti le tracce di questa epoca.
La città, fondata nel 1776 con il nome di Yerba Buena, si sviluppò nella seconda metà dell’Ottocento quando scoppiò la febbre dell’oro e poco più tardi con la scoperta di una vena argentifera nel Nevada. I profitti degli investitori inondarono San Francisco, che nel 1906 venne però in gran parte distrutta da un terremoto, seguito da un vastissimo incendio durato tre giorni. La città risorse in tempi record con opere di altissima ingegneria come il celeberrimo Golden Gate, il ponte simbolo della metropoli. Negli ultimi decenni San Francisco è stata teatro della repentina rivoluzione della “web economy”: nella cosiddetta Silicon Valley, alle porte della città, hanno sede Apple, Google e Facebook solo per citare i nomi più famosi.
Il cuore della metropoli è Union Square, che deve il proprio nome alla funzione di luogo di riunione che assunse durante la guerra civile americana: era qui che si tenevano i comizi. Oggi i tram sferragliano attorno alla gente che va per negozi, a teatro, o frequenta i numerosi alberghi di lusso del quartiere. I grattacieli in vetro e acciaio del Financial District confinano a nord con il centro. Qui si trova l’edificio più alto, diventato un altro simbolo della città, il Transamerica Pyramid Center, naturalmente a forma di piramide. A pochi passi dal centro del business, frequentato da eleganti uomini d’affari in giacca e cravatta, si raggiunge Chinatown, dove si ha l’impressione di tuffarsi in una disordinata città-mercato cantonese con i suoi negozi di souvenir, gioielli, artigianato, erbe e tè, macchine fotografiche ed elettronica, nonché i mercati di pollame e pesce. Il quartiere italiano, dove negli anni Cinquanta si dava appuntamento la Beat Generation, confina con quello cinese. Dalla Coit Tower, che si trova in questa zona, si ha una delle migliori viste sul complesso della metropoli. Non lontano si può ammirare un’altra immagine da cartolina di San Francisco: Lombard Street, la fotografatissima strada nel centro città che scende a serrati e fioriti tornanti. Sempre a piedi si può raggiungere la zona del porto. Il Fisherman’s Wharf è una vera calamita per l’animazione che vi regna. Si tratta di un molo costruito in legno con negozi e simpatici ristorantini. Dal molo 33 dell’Embarcadero partono invece i battelli per Alcatraz, il carcere di massima sicurezza, chiuso nel 1963, dove ‘soggiornarono’ ospiti illustri come Al Capone. Vale la visita. Altri punti di interesse sono il Civic Center, il centro governativo con imponenti edifici stile Beaux Arts, il Golden Gate Park, il parco urbano più grande degli Stati Uniti, alcuni quartieri residenziali come quello di Haight, con le sue splendide residenze d’inizio Novecento e, naturalmente, il ponte Golden Gate: sono tutti luoghi che si possono raggiungere con il bus turistico. I musei non li abbiamo dimenticati, ma nell’economia del nostro itinerario abbiamo dovuto rinunciare a visitarli, così come quelli di Los Angeles: due settimane per i parchi nazionali, San Francisco, la costa e Los Angeles sono davvero troppo poche.

La splendida costa oceanica
Prima di raggiungere la costa facciamo una breve sosta alla Stanford University, che fu costruita a fine Ottocento dal magnate delle ferrovie Leland Stanford in memoria del figlio deceduto di tifo durante un viaggio in Europa. Oggi accoglie 14 mila studenti e negli ultimi decenni ha prodotto le menti che hanno reso celebri le industrie della Silicon Valley. Visitando l’università e il campus che la circonda si capisce quanta importanza gli Stati Uniti hanno dato e tuttora danno alla formazione dei giovani, che sono il futuro di qualsiasi società.
Proseguiamo verso la costa, che raggiungiamo a Monterey, una graziosa località di villeggiatura per i ricchi abitanti di San Francisco. Checché ne dicano le guide, non vale la pena di spenderci molto tempo, perché ci attende il grande spettacolo della costa oceanica. Un primo approccio lo si ha percorrendo il “17 mile drive”, una strada panoramica (a pagamento) che collega Monterey con la graziosa cittadina di Carmel e attraversa una ricca zona residenziale: ad ogni curva rivela una nuova vista da cartolina. L’itinerario è cosparso di punti panoramici da cui si gode lo spettacolo delle onde oceaniche che si infrangono sugli scogli. Qui, come vedremo il giorno seguente, incontriamo delle colonie di elefanti marini che se ne stanno spaparanzati sulla spiaggia al sole. Sono simpatici animali che possono raggiungere le due tonnellate. A vederli durante la siesta non lo si direbbe, ma sono in grado di tuffarsi in profondità (circa 1500 metri) e possono rimanere sott’acqua più a lungo di qualsiasi altro mammifero (oltre un’ora).
Il giorno seguente ci attendono altri 200 chilometri di questo incantevole paesaggio oceanico, ma purtroppo per un primo tratto incontriamo una fastidiosa nebbia, frequente nei mesi di luglio e agosto, lungo la costa (Big Sur). Quando in tarda mattinata scompare, i paesaggi tornano di una scabra bellezza.
In circa tre ore percorriamo i 160 chilometri che ci separano da Hearst Castle (per una visita è necessario prenotare), l’incredibile residenza di Wiliam Randolph Hearst che nella prima metà del Novecento riuscì a costituire un impero che controllava il 25 per cento dei quotidiani statunitensi e il 60 per cento di quelli californiani. Questo singolare personaggio, mirabilmente rappresentato nel celebre film “Quarto potere” di Orson Welles, si fece costruire un discutibile monumento – la facciata del palazzo riproduce quella di una cattedrale spagnola in stile Mudejar – dove ‘inserire’ le innumerevoli opere d’arte della sua collezione. Ne è scaturita un’operazione di pessimo gusto, perché non si distingue più ciò che è realmente antico da ciò che è finto.
Molto diversa, invece, la Villa Getty che abbiamo visitato il giorno seguente, dopo aver trascorso la notte a Santa Barbara, una simpatica località di villeggiatura con molte costruzioni in stile spagnolesco. In un’ora e mezza (130 chilometri) si raggiunge Malibù, dove in una vallata che conduce al mare il petroliere miliardario americano Jean Paul Getty ha fatto costruire un museo ispirato al modello di una villa romana sepolta dalla ceneri dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., per ospitare la sua straordinaria collezione di opere d’arte antica (pure qui è necessario prenotare).

Los Angeles, il mito del cinema
Il nostro viaggio volge purtroppo al termine e a Los Angeles possiamo dedicare poco più di una giornata, che non basta nemmeno per cominciare, perché questa splendida città meriterebbe un soggiorno ben più lungo. Rinunciamo ai grandi musei, alla visita delle case di produzione cinematografica trasformatesi in lunapark, a Disneyland e ci concentriamo su Hollywood, Beverly Hills e Santa Monica, il simpatico quartiere che si affaccia sulla spiaggia oceanica, dove alloggiamo e dove ho cercato invano le splendide bagnine bionde dello sceneggiato Baywatch.
Anche Los Angeles, come San Francisco e come New York, ci sorprende perché è completamente diversa da come ce la immaginavamo. È vastissima – si estende per oltre 100 chilometri – ma non dà l’impressione di una caotica metropoli. È un piacevole insieme di quartieri a misura d’uomo. Le case sono a due piani. I grattacieli pochissimi. Lo si nota bene dall’osservatorio del Griffith Park, da cui si gode di una splendida vista sull’agglomerato e sulle colline a nord, dietro le quali inizia il deserto. La scarsità di acqua bloccò lo sviluppo della città fino al 1913 quando venne costruito un importante acquedotto che convoglia le acque della Sierra Nevada.
Hollywood non è altro che un animato quartiere dell’immensa metropoli, che si è sviluppato negli anni Venti, quando l’industria cinematografica americana si è spostata qui da New York e da Chicago. Risalgono a quegli anni le prime lussuose ville costruite sulle colline retrostanti, il famosissimo Hollywood Boulevard, con la Walk of Fame, la passeggiata delle celebrità dove sul marciapiede sono incastonate 2500 stelle dorate dedicate a mitiche star come Marlon Brando, Michael Jackson, Elvis Presley, Frank Sinatra, John Wayne e molte altre. Sulla stessa via si trova pure il teatro dove ogni anno, fin dal 1927, vengono consegnati gli Oscar e una scalinata dove sono presentati “i migliori film” premiati con la celebre statuetta. Tour turistici propongono escursioni sulle colline e a Beverly Hills per curiosare tra le ville dei big dello spettacolo. Ci rimane ancora il tempo per una scappata nella splendida Beverly Hills, con le sue lussuosissime ville e Rodeo Drive, una delle vie più celebri e più filmate al mondo. Ricordate “Pretty Woman” il romantico film di Garry Marshall con Richard Gere e Julia Roberts? L’albergo in cui alloggiano i due protagonisti si trova qui, così come i negozi in cui la giovane ragazza fa il celebre shopping con la carta di credito del casuale partner.

Itinerario

12° giorno
San Francisco

13° giorno
San Francisco

14° giorno
San Francisco-Monterey
San Francisco-Palo Alto (50 km)
Palo Alto-Monterey (140 km)

15° giorno
Monterey-Santa Barbara
Monterey-Hearst Castle (160 km)
Hearst Castle-Santa Barbara (240 km)

16° giorno
Santa Barbara-Los Angeles (160 km)

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