Danimarca – Tra paesaggi marini selvaggi e una campagna armoniosa

Danimarca – Alla scoperta dei vichinghi e del castello di Amleto
Danimarca – Una monarchia antica e democratica

Una natura incontaminata con paesaggi marini selvaggi e una campagna estremamente armoniosa. Ville e castelli immersi nel verde. Un’atmosfera tranquilla che fa sentire a proprio agio. Un paese, che, come la sua capitale, appare al tempo stesso rilassato e operoso. È questa la Danimarca che vi proponiamo in questo itinerario di viaggio che richiede una decina di giorni in automobile, su strade in cui guidare è piacevolissimo, perché appena ci si allontana da Copenhagen sono poco trafficate e scorrono tra campagne incantevoli e lungo coste sabbiose.

L’architettura moderna e il design figurano tra le principali attrattive della Danimarca. Un primo e significativo approccio lo si ha atterrando all’aeroporto di Copenhagen disegnato da Arne Jacobsen. Una struttura armoniosa, dove tutto, dalla facciata in metallo e vetro, dalle poltrone alle lampade, dai tessuti alle posate, era stato da lui progettato in un unico insieme perfettamente integrato.
Noleggiamo un’automobile con la quale ci dirigiamo verso ovest e in un meno di due ore arriviamo a Odense, terzo centro del paese e città natale di Hans Christian Andersen, il più noto scrittore di fiabe al mondo. Tutto a Odense ricorda il letterato: musei, sculture che lo ritraggono assieme ai personaggi dei suoi racconti più noti e curiosità inaspettate come le panchine pubbliche con zampe di mostri al posto delle gambe. Passeggiando per le anguste viuzze dell’antico quartiere che sorge attorno alla casa-museo di Andersen si ha l’impressione di tornare indietro nel tempo. Le case hanno un aspetto pittoresco e affascinante, con quelle minuscole finestre quadrate la cui parte inferiore soltanto è ornata da tendine. Ma, nonostante quelle case siano abitate e formino nel complesso un insieme armonioso, il quartiere è impresso di una tale nostalgia che si ha l’impressione di contemplare la scenografia di uno spettacolo dimenticato, ben lontano dalle luci della ribalta.
Quando morì il 4 agosto 1875 qualcuno scrisse che Andersen “sapeva come far vibrare le corde dell’animo umano”. Nelle sue fiabe si trova una quantità di spunti di riflessione: motivi esistenziali, riflessioni psicologiche, problemi sociali, frequenti rimandi autobiografici. E la realtà Andersen la guardò spesso con amarezza e pessimismo, anche perché la sua vita non fu molto felice. Figlio di un ciabattino, assurse ai massimi onori, ma soffrì molto per le sue sembianze fisiche da brutto anatroccolo. Tanto che arrivò a giudicare la bellezza fisica “un dono più prezioso del genio e della forza morale”.

Skagen,Ascona danese
Lasciamo le magiche luci dell’isola di Fyn, che ispirarono le fiabe di Andersen, per raggiungere verso ovest la penisola dello Jylland che collega la Danimarca alla Germania. Il paesaggio estivo è affascinante: enormi chiazze gialle di colza, mazzi rossi di papaveri, l’oro dei campi di grano, il verde chiaro dell’orzo, quello brillante dei prati abbracciati dai boschi dove la luce penetra a stento, ma dove crescono in abbondanza mirtilli, lamponi, more e, in autunno, ottimi funghi. “Stavo pensando alle gente che ha vissuto prima di noi – esclama il giovane gentiluomo protagonista di ‘Un racconto di campagna’ romanzo di metà Novecento della famosa scrittrice danese Karin Blixen – e che ha disboscato e dissodato e arato questa terra. Quante volte avranno dovuto ricominciare da zero questo lavoro! In quei giorni lontani bisognava combattere gli orsi e i lupi, e poi i pirati e gli invasori, e poi ancora i padroni crudeli e spietati. Ma se un giorno di raccolto come questo, essi dovessero risorgere dalle loro tombe e guardare questi campi e questi prati, forse penserebbero che ne è valsa la pena”.
In meno di due ore di automobile raggiungiamo Ahrus, dove ci limitiamo a visitare, nella periferia occidentale della città, la cosiddetta “Città Vecchia”, uno dei più interessanti musei all’aperto di tutta la Danimarca. Diversi edifici antichi, provenienti da varie città danesi e risalenti ai secoli XVII, XVIII e XIX sono stati trasferiti qui e ricostruiti con estrema cura per riportare alla luce una città del passato. Il museo consente di osservare tutti gli aspetti della vita urbana di un tempo con le diverse attività commerciali, artigianali, industriali e amministrative.
Riprendiamo il nostro itinerario per raggiungere (ci vogliono circa 2 ore e mezzo) Skagen, la punta più a nord della Danimarca. Le strade sono in ottimo stato e permettono medie piuttosto elevate (circa 80 km/h), anche perché la montagna più alta del paese raggiunge un’altezza di 147 metri. Arriviamo in tempo per visitare il museo locale, che raccoglie le opere di un gruppo di artisti che tra il 1830 e il 1930 scoprì questo luogo discosto e rimase sedotto dai suoi paesaggi desertici battuti dai venti e dalla sua luce intensa e perpetuamente cangiante. Il museo espone 1500 tele, disegni, sculture e oggetti, nonché la sala da pranzo dell’hotel Brondum dove gli artisti della “scuola di Skagen” avevano il loro punto di ritrovo. I pittori si appassionarono all’immaginario romantico di questo villaggio di pescatori e alle dure condizioni di vita dei suoi abitanti. Con un vivido stile figurativo diventato famoso a livello internazionale ritrassero scene di vita quotidiana della comunità dei pescatori. I dipinti esposti riescono ad evocare l’atmosfera del luogo. Particolarmente affascinanti sono le opere di P.S. Kroyer soprattutto perché l’artista si sforza di ‘dipingere la luce’, attratto in particolare dalla cosiddetta ‘ora blu’, ovvero il momento di transizione tra il giorno e la notte, quando il cielo e il mare sembrano fondersi nella medesima tonalità di blu.
È interessante notare una certa similitudine di destino tra la storia di questo villaggio di pescatori, dove ancora oggi al mattino si tiene un’asta del pesce, con quello di un altro borgo di pescatori: Ascona. Entrambe hanno attratto uomini d’arte e di cultura, che hanno costituito ‘scuole’ di fama internazionale e hanno avuto un simile atteggiamento nei confronti delle popolazioni locali: interesse in quanto soggetti delle loro opere, ma non in quanto interlocutori.
Lasciamo il museo per visitare il paesino dalle case basse in legno ed i suoi suggestivi paesaggi illuminati da quella luce straordinaria immortalata dagli artisti.
Proseguiamo in automobile verso la punta nord. Giunti a un parcheggio si procede per un paio di chilometri a piedi per raggiungere il punto in cui l’incontro tra le acque del mare del Nord e del Baltico crea una forte corrente e dove la luce è impagabile grazie all’unione di terra acqua e cielo.
Al ristorante dell’hotel Ruths a Grenen, l’antica Skagen, si trova una delle migliori cucine della Danimarca.

Mare del nord tra sabbia e vento
Sabbia e vento, una terra piatta, che a malapena riesce a contenere il mare del Nord e le sue burrasche, disseminata, subito al di qua della linea delle dune che costeggiano il mare, da bacini interni, laghi salmastri non profondi spazzati da un vento quasi costante. A tratti si attraversano paesaggi lunari, dall’aspetto quasi desertico in cui la strada attraversa le dune ricoperte di erica fiorita che le tinteggia di viola.
E’ questo il paesaggio che si trova percorrendo la costa nord-occidentale, dapprima la nazionale numero 11 e in seguito la 181, tra Skagen e Ribe. Particolarmente suggestivo il tratto che costeggia il Ringkobing Fjord. Un sottile lembo di terra, ampio a malapena un chilometro, separa lungo i suoi 35 chilometri il fiordo dal mare del Nord. Dalle dune di questa punta sabbiosa fanno capolino alcune casette di vacanza. Questo luogo è la meta preferita dagli amanti di windsurf: chi è alle prime armi può fare esperienza nelle calme acque delle baie, i provetti possono invece cimentarsi con le acque del mare del Nord sull’altro lato.
Partendo il mattino da Skagen si arriva a Ribe nel tardo pomeriggio, ancora in tempo per passeggiare prima di cena nelle viuzze della più caratteristica cittadina della Danimarca. Si possono infatti visitare i luoghi storici del centro, dove oltre cento edifici sono classificati quali monumenti nazionali, seguendo con passo tranquillo un itinerario ad anello che non richiede più di un’ora di cammino. Ribe ospita anche l’albergo più antico della Danimarca: l’hotel Dagmar appena ristrutturato. Percorrendo la tortuosa strada acciottolata della città vecchia, su cui si ffacciano antiche case in legno di varie tinte costruite attorno alla cattedrale romanica, si ha l’impressione di vivere l’atmosfera di un’altra epoca. Questo villaggio medievale, grazie alla sua dimensione contenuta, ha potuto conservare la sua unità architettonica senza tuttavia perdere la sua vivacità ed evitando quindi di diventare una città-museo. Un’esperienza interessante è la visita guidata notturna (gratuita) che si tiene ogni sera alle 22 dal primo maggio al 15 settembre, sui passi delle sentinelle medievali. Una “sentinella” in uniforme munita di lanterna e armata di alabarda, accompagna i turisti per le vie del borgo, che di notte diventano ancora più suggestive, intonando antiche melodie danesi. Davanti agli edifici più rappresentativi ne narra la storia in danese e inglese. Si tratta di una simpatica trovata turistica, che riscuote notevole successo.

L’isola aristocratica
In meno di due ore da Ribe si ritorno a Fionia (Fyn), la seconda isola per dimensioni della Danimarca. Con i suoi paesaggi agresti e le case coloniche dal tetto in paglia è soprannominata “il giardino della Danimarca”. L’aristocrazia danese scelse proprio Fionia per costruirvi, nel corso dei secoli, le proprie ricche magioni. Ancora oggi si conservano in ottimo stato palazzi, castelli e ville, tra cui il romantico Egenskov Slot è il più pregevole. E’ uno dei manieri rinascimentali danesi meglio conservati. Si erge su un’isola in mezzo a un lago, circondato da una foresta di querce che gli ha dato il nome. E’ ancora abitato dai discendenti del suo costruttore, ma una parte è aperta al pubblico. Splendido è il parco progettato nel Settecento con spazi coltivati delimitati da siepi e il giardino inglese con grandi prati verdi attorniati da alberi di querce. A una ventina di chilometri da Egeskov si trova Faborg, il più grazioso villaggio dell’isola. Come la maggior parte dei borghi danesi sorge attorno a una strada principale con al centro una vasta piazza che ospita il mercato. A pochi chilometri dal centro, in direzione nord-ovest, a Falsled si trova il Falsled Kro, l’albergo più bello che abbiamo trovato durante il viaggio, che offre anche una delle cucine più raffinate della Danimarca.
Un ponte lungo una ventina di chilometri collega Fionia con l’isola più grande del paese, Sjaelland, sulla quale si trova anche la capitale Copenhagen. Racconta una saga che per avere Sjaelland, Gefion, la dea della fertilità, dovette sedurre il re di Svezia. Dopo una notte d’amore in una radura, il re – che non sapeva con chi avesse a che fare – le fece una generosa promessa: avrebbe lasciato alla dea tutta la terra che poteva arare in un giorno e una notte. E così, dal magico aratro di Gefion, nacque questa regione. Nella sua parte meridionale è collegata attraverso ponti ad altre isolette. La più interessante è quella di Mon. Si narra che Odino, il padre dei Vichinghi, l’aveva scelta come suo rifugio dopo la vittoria dei cristiani che avevano distrutto il paganesimo scandinavo. Mon è famosa per le sue graziose chiesina romaniche e per i suoi bianchi scogli ricchi di fossili.
Le chiese di Fanefjord, Keloby ed Elmelunde sono riccamente affrescate da un anonimo pittore del XV secolo, diventato famoso con l’appellativo di maestro di Elmelunde. I suoi dipinti, dal carattere naif, realizzati su sfondo bianco, rappresentano i personaggi della Bibbia raccontati ai contadini analfabeti con un linguaggio simile ai nostri fumetti: propongono scene giocose ambientate nel giardino dell’Eden, demoni grotteschi, la bocca spalancata dell’inferno.
Alte fino a 130 metri le scogliere di gesso dell’isola di Mon, che si ergono su un mare color verde giada, sono uno dei luoghi simbolo della Danimarca. Lunghe scalinate in legno, che partono dal Geo Center, dove viene spiegato il fenomeno geologico, permettono di scendere al mare. Si può passeggiare lungo la riva alla ricerca di fossili, che però non è facile trovare perché i visitatori sono sempre più numerosi. Se non è tutto esaurito trascorrete la notte al Liselund Ny Slot, un albergo di charme ricavato da una casa padronale ottocentesca situata in un parco che si affaccia sulle bianche scogliere.

Itinerario

1° giorno
Copenhagen-Odense (120 km)

2° giorno
Odense-Åhrus-Skagen (400 km)

3° giorno
Skagen-Frederikshavn-Ribe (432 km)

4° giorno
Ribe-Egeskov-Fåborg (175 km)

5° giorno
Fåborg-Mons Klint-Praestø (265 km)

6° giorno
Praestø-Roskilde-Hillerød (130 km)

7° giorno
Hillerød-Helsingør-Copenhagen (110 km)

8° e 9° giorno
Copenhagen

Bibiografia

Svezia, Norvegia, Danimarca La guida verde Michelin, Milano 2007
Danimarca Lonely Planet, edizione 2008
Danimarca, Islanda Guide d’Europa, Touring Club Italiano, Milano 2001
Danimarca Le Guide Mondadori, Milano 2008
Copenhagen e Danimarca Guide Low Cost, Firenze 2009
Copenhagen-Danimarca Meridiani no. 49, giugno 1996

Danimarca – Alla scoperta dei vichinghi e del castello di Amleto

Danimarca – Tra paesaggi marini selvaggi e una campagna armoniosa
Danimarca – Una monarchia antica e democratica

Nella più antica monarchia del mondo si vive come i gatti nel periodo estivo e come gli orsi in quello invernale. Quando esce un tiepido raggio di sole, la città impazzisce.

Dopo avere unificato la Danimarca e la Norvegia, Harald “Dente blu” nel 980 scelse Roskilde come capitale del suo nuovo regno. La città perse la sua importanza politica nel 1417 quando Erik Pomerania spostò la capitale a Copenhagen. Nella cattedrale romanica, che sorge al centro della città nelle vicinanze della piazza, sono seppelliti i monarchi danesi fino alle recenti generazioni. Roskilde riveste pertanto un ruolo di primo piano nella storia del paese.

Sulle orme dei vichinghi
Il Museo delle navi vichinghe ricorda l’importanza di questa cittadina in epoca vichinga. Espone i ritrovamenti di cinque navi vichinghe, costruite tra il 1030 e il 1042, riassemblati con cura certosina su nuove intelaiature. Permettono di capire quali fossero la struttura e le funzioni di queste imbarcazioni, che offrono un’interessante panoramica di quelle che erano le diverse tipologie in epoca vichinga. Sono infatti esposti un mercantile costruito per affrontare le traversate transoceaniche, una nave da guerra di 30 metri del tipo utilizzato per compiere incursioni all’estero, un mercantile costiero, una nave da guerra di 17 metri probabilmente impiegata in una zona baltica e un peschereccio. Nel fiordo accanto al museo si possono poi vedere le ricostruzioni di queste imbarcazioni con la spiegazione delle tecniche costruttive vichinghe. Un filmato presenta la navigazione da Roskilde a Dublino effettuata nel 2008 con una di queste navi ricostruite, seguendo naturalmente le rotte dei vichinghi. Sembra che l’incredibile agilità di questi vascelli fosse dovuta alla leggerezza dei materiali usati nella costruzione. In mare non c’era flotta o popolo che potesse contrastare la supremazia vichinga. Tra l’VIII e l’XI secolo, grazie soprattutto a questa supremazia i vichinghi riuscirono a invadere l’Inghilterra, a saccheggiare Parigi, a impadronirsi della Normandia, a conquistare Kiev, a combattere persino contro i greci alle porte di Costantinopoli.

Tre castelli che fecero la storia del paese
Dall’epoca vichinga facciamo un salto di alcuni secoli per visitare tre castelli importanti per la storia della Danimarca: Fredensborg, attuale residenza estiva dei sovrani; Frederiksborg, che per un secolo servì da residenza reale e Kronborg, che l’Amleto di Shakespeare ha reso noto nel mondo intero.
Fredensborg lo si può visitare solo in luglio quando la famiglia reale danese è assente. È però aperto al pubblico fino a tarda sera lo splendido parco che circonda la residenza e dove è molto piacevole passeggiare. Nei pressi c’è un albergo, stellato ma purtroppo decadente, ricavato da una classica locanda per gli ospiti fatta costruire da Federico IV nel 1723.
A pochi chilometri di distanza si trova il castello di Frederiksborg, che si estende su tre piccole isole in mezzo al lago Slotsso. Fino all’abolizione della monarchia assoluta i monarchi danesi furono consacrati nella splendida cappella del castello. Nella seconda metà dell’800 un incendio lo distrusse quasi completamente, ma venne rapidamente restaurato grazie all’aiuto di tutta la nazione e in particolare di J.C. Jacobsen, proprietario del birrificio Carlsberg. Dal 1882 è stato trasformato in Museo nazionale di storia danese, con mobilio, oggetti di interesse storico, ritratti e quadri. La parte più interessante della visita è comunque rappresentata dagli imponenti saloni.
Per recarsi a Helsingor, dove si trova Kronborg il castello di Amleto, vale la pena di fare una piccola deviazione verso la punta settentrionale dello Sjaelland, dove gli amanti del mare possono ammirare le splendide distese di sabbia di Hornbaek e Tivildeleje.
Il castello di Kronborg ospita da secoli un fantasma eccellente: quello del principe folle, reso reale dal genio di Shakespeare. Si narra che sulla terrazza di questo castello Amleto abbia visto il fantasma di suo padre avviluppato da una spessa coltre di nebbia. In verità sembra che Shakespeare non abbia mai visitato Kronborg con la sua imponente mole, sottolineata dalle alte torri e da un tetto di rame verde sormontato da eleganti guglie che tagliano il cielo. Si possono visitare la cappella, le stanze reali, la sala da ballo e ammirare un’importante collezione di arazzi. Il castello conserva un’atmosfera lugubre e misteriosa che ricorda ad ogni angolo il capolavoro di Shakespeare.

Copenhagen rilassata e febbrile
La prima sensazione che si prova passeggiando per le vie della capitale danese è del tutto particolare: rilassata ma al tempo stesso febbrile. La guida Michelin la definisce “un affascinante centro urbano di provincia con l’atmosfera di una capitale”. I suoi abitanti ne sono orgogliosi, si vantano di vivere nella sede della monarchia più antica del mondo e si cullano nel mito della democrazia ideale e della prospera tranquillità. Si narra che per vivere felici a Copenhagen basti apprendere un segreto: ci si deve trasformare in gatti da maggio a settembre e in orsi da ottobre ad aprile. L’orso campa beato nel calduccio della sua tana; il gatto, al contrario, ama vivere all’aperto, e quando trova un pertugio se la fila di casa per passeggiare magari su un tetto. In effetti il sole sembra rappresentare la vera ossessione di questo popolo: quando esce un tiepido raggio la città impazzisce e la sua via più affascinante, il Nihavn, un canale scavato alla fine del XVII secolo e oggi arteriavivacissima con le facciate delle case a pignoni tinteggiate a colori vivaci, si affolla. Tutto in questa città sembra volerci ricordare che quasi cinque secoli fa fu la capitale di un impero scandinavo che comprendeva Danimarca, Svezia e Norvegia, e che durante il regno di Cristiano IV, alla fine del Cinquecento, fu sede di una delle corti più splendide d’Europa. Copenhagen colpisce infatti i visitatori per la sua inattesa grandiosità monumentale: le ampie strade, i superbi castelli regali di Amalienborg (attuale sede della regina) e di Rosenborg, il solenne Christiansborg, sede del parlamento danese, le decine di torri, le chiese imponenti, i vastissimi parchi, i musei spettacolari, il dispiegamento di architetture neoclassiche, barocche, rinascimentali e della nostra epoca. Ma il simbolo di questa città rimane la celeberrima sirenetta seduta su una roccia che guarda il mare con infinita malinconia. È opera dell’artista danese Edvard Eriksen. La scolpì nel 1913 ispirato da una favola di Andersen, che narra la storia di una figlia del re del mare, la quale ha la disgrazia di innamorarsi di un principe “terrestre”.

Itinerario

1° giorno
Copenhagen-Odense (120 km)

2° giorno
Odense-Åhrus-Skagen (400 km)

3° giorno
Skagen-Frederikshavn-Ribe (432 km)

4° giorno
Ribe-Egeskov-Fåborg (175 km)

5° giorno
Fåborg-Mons Klint-Praestø (265 km)

6° giorno
Praestø-Roskilde-Hillerød (130 km)

7° giorno
Hillerød-Helsingør-Copenhagen (110 km)

8° e 9° giorno
Copenhagen

Bibiografia

Svezia, Norvegia, Danimarca La guida verde Michelin, Milano 2007
Danimarca Lonely Planet, edizione 2008
Danimarca, Islanda Guide d’Europa, Touring Club Italiano, Milano 2001
Danimarca Le Guide Mondadori, Milano 2008
Copenhagen e Danimarca Guide Low Cost, Firenze 2009
Copenhagen-Danimarca Meridiani no. 49, giugno 1996

Danimarca – Una monarchia antica e democratica

Danimarca – Tra paesaggi marini selvaggi e una campagna armoniosa
Danimarca – Alla scoperta dei vichinghi e del castello di Amleto

La Danimarca non figura certo tra le mete turistiche più gettonate, salvo la sua capitale Copenhagen, che viene invece spesso proposta come destinazione per un fine settimana. Eppure è un paese che merita di essere visitato per le sue bellezze naturali (un mare selvaggio e paesaggi agricoli armoniosi illuminati dalla suggestiva luce del nord), per la sua offerta culturale (ville e castelli immersi nel verde, villaggi pittoreschi dove si ha l’impressione che il tempo si sia fermato) e per l’atmosfera tranquilla, piacevole, senza stress che si nota a partire dalla sua capitale. L’estate è certamente il momento ideale per visitare questo paese. Per la maggior parte dell’anno infatti i danesi vivono con la luce artificiale. Con l’arrivo della bella stagione ogni occasione è buona per stare all’aperto. Lo si nota soprattutto nella capitale, dove le vie del centro storico nelle giornate miti e soleggiate si affollano. Ma Copenhagen è anche indicativa dell’atmosfera che si respira in tutto il paese: una vita rilassata ma al tempo stesso febbrile. La guida verde Michelin definisce la capitale “un affascinante centro urbano di provincia con l’atmosfera di una capitale”. I danesi sono considerati dagli scandinavi i meridionali del nord. Sono un popolo simpatico, aperto, egualitario e non violento. Durante la seconda guerra mondiale, nonostante fossero occupati dai tedeschi, riuscirono a favorire la fuga degli ebrei in barca verso la neutrale Svezia, salvando loro la vita. Sono stati i primi a riconoscere il matrimonio tra gay già nel lontano 1989. In Danimarca è difficile diventare molto ricchi, a causa delle tasse elevate. In compenso la previdenza sociale è talmente sviluppata che la miseria è altrettanto rara. L’inno nazionale non canta di battaglie, di martiri, di eroi, ma intona “Det er et yndikt land”, che significa “questa è una terra meravigliosa”. I tifosi di calcio cantano: “Siamo rossi, siamo bianchi, siamo la dinamite danese”. Se vincono sono allegri e bevono. Se perdono sospirano
e bevono, ma non hanno mai provocato il minimo incidente. I danesi sono fieri della loro identità: sono infatti moltissime le case dove sventola la bandiera nazionale. Alla richiesta, posta da un recente sondaggio, di quantificare la propria felicità in una scala da 1 a 10, gli abitanti di questo paese hanno espresso la votazione massima tra diverse nazioni europee, con ben 8,3
punti. La loro soddisfazione si basa su un’economia fiorente, sul moderato tasso di disoccupazione, su stipendi elevati, su eccellenti servizi sociali in termini di abitazioni, ospedali e scuole, sull’efficienza dei trasporti pubblici e sul basso livello di criminalità. E si trattava soltanto dell’ultima di una serie di indagini condotte negli ultimi due decenni. Anche le precedenti hanno dimostrato come i danesi siano insolitamente soddisfatti di ciò che la vita riserva loro. Sono la monarchia più antica d’Europa ed il loro legame con la regina Margherita sembra sia ottimo. Su di lei in Danimarca si ripete da anni una
battuta che rende bene l’idea: se un giorno la corona dovesse scomparire, Margrethe sarebbe eletta presidente della Repubblica. La tradizione alla quale la sovrana appartiene conferma la sua democraticità, che si manifesta anche nella semplicità dell’aspetto. D’altra parte Margherita è una donna impegnata, intelligente e colta: ha conseguito ben quattro lauree universitarie.