L’itinerario che vi propongo oggi spazia tra due valli, Centovalli e Onsernone, e percorre una delle più belle mulattiere del Cantone: quella che collega Loco in valle Onsernone a Intragna. Di origini antichissime, sicuramente antecedente al Cinquecento, era molto importante perché consentiva agli onsernonesi i rapporti con i mercati di Locarno e di Ascona, ma veniva utilizzata anche per il transito del bestiame del Locarnese che in estate veniva trasferito sugli alpeggi dell’Onsernone.
Si tratta di un itinerario facile, molto piacevole e interessante, che si può percorrere in mezza giornata: sono circa 3 ore di cammino (poco più di 7 chilometri), se non siete velocissimi, oltre naturalmente alle fermate, che possono essere numerose. Meglio partire il mattino presto, ma anche se volete dormire un po’ più a lungo non preoccupatevi perché il tragitto è quasi tutto ombreggiato.
Il punto di partenza più indicato è la fermata dell’autopostale “Intragna ponte”, che potete raggiungere con la vostra automobile (c’è un costoso posteggio). Da lì in circa un quarto d’ora salite al villaggio. Al termine dell’itinerario, quando arriverete a Loco, in una ventina di minuti l’autopostale di linea per Locarno vi riporterà dove avete parcheggiato.
Intragna merita certamente una prima sosta per visitare la barocca chiesa parrocchiale di San Gottardo (con le decorazioni pittoriche ottocentesche degli artisti locali Giacomo Antonio Pedrazzi, Giovanni Antonio Vanoni e Agostino Balestra) con la torre campanaria più alta del Ticino (65 metri) e la cinquecentesca Casa Maggetti, sede di un curato e interessante museo etnografico.
Dalla chiesa parrocchiale si segue uno stretto vicolo che porta all’ottocentesco oratorio del Sacro Cuore, da cui parte la mulattiera su cui si sviluppa il nostro itinerario.
“Rimaste sostanzialmente ai margini dei grandi assi di traffico – spiega Massimo Colombo, responsabile di Via Storia per il Ticino – le valli del Locarnese sono state risparmiate dal notevole sviluppo subito dalla rete viaria che in alcune zone del cantone ha decisamente marcato il territorio. Ciò ha consentito la conservazione di gran parte delle secolari mulattiere contadine, ancor oggi ricche di grande fascino, che costituiscono una delle principali attrattive turistiche della regione: tra queste, la mulattiera che collega Intragna a Loco può essere considerata, a giusto titolo, una delle più belle del Ticino”.
Le frazioni che si trovavano sopra l’attuale villaggio di Intragna erano molto abitate, tanto che disponevano di una scuola propria davanti alla quale passa il nostro itinerario. In una trentina di minuti di salita si arriva a Pila, con un bel gruppo di rustici, dove si trova appunto la scuola. La vista è splendida e spazia sul villaggio sottostante, sull’imbocco delle Centovalli e dell’Onsernone, sulle Terre di Pedemonte fino ad abbracciare il lago Maggiore sullo sfondo. La mulattiera prosegue quindi verso Vosa, ancora frazione di Intragna. In lontananza si sente scorrere il fiume Isorno. Da qui il nome di Intragna, intra amnes, cioè tra due fiumi: Melezza e Isorno. Giunti all’oratorio Sacro Cuore di Gesù, eretto alla fine dell’Ottocento, si entra nel comune di Loco. Si giunge dapprima a Vosa di Dentro, per poi scendere verso le suggestive gole dell’Isorno. Oltrepassato il ponte in ferro, che ha sostituito quello cinquecentesco in pietra spazzato via dall’alluvione del 1978, la mulattiera risale in direzione di Loco. Sul tragitto si incontrano alcune cappelle porticate che offrivano rifugio ai viandanti. Incantevole la posizione di Niva, dove da quasi vent’anni si è ritirato a vita eremitica fra Bartolomeo Schmitz. Purtroppo il villaggio è in via di abbandono, ma grazie agli aiuti finanziari di diverse associazione si sta procedendo ad interessanti restauri. Si passa quindi dalla frazione di Rossa, prima di giungere a Loco, un tempo rinomato centro di lavorazione della paglia. Nel villaggio si consiglia di visitare il museo etnografico e la parrocchiale di San Remigio con le opere di un interessante pittore locale, Giovanni Samuele Meletta, e un’Ultima cena realizzata nel 1683 da Gottfried Maes di Anversa, offerta alla comunità da un emigrato arricchitosi.
In Vallemaggia sulle orme di Zoppi
“Rima, dolce piano, luogo di sosta, paradiso del ciliegio!” Sono parole di Giuseppe Zoppi, tratte da “Il libro dell’alpe”, l’opera più nota di questo autore ticinese d’inizio Novecento, che forse qualche lettore ricorderà di avere studiato a scuola. Vi propongo oggi un itinerario circolare che da Broglio sale ai monti di Rima, che hanno ispirato questi versi a Zoppi, scende verso Prato-Sornico, per poi tornare a Broglio. Per percorrerlo calcolate al massimo quattro ore di cammino, più il tempo necessario per diverse soste. Per meglio apprezzare questo comodo e ombreggiato itinerario, vi consiglio di procurarvi (alla sede dell’ente turistico a Maggia o al negozio di artigianato Artis in piazza a Cevio) il pieghevole “Sentieri di pietra” dedicato a Broglio e a Prato-Sornico. Fa parte di una serie di una ventina di bellissimi prospetti che vi permetteranno di scoprire la Vallemaggia, soffermandovi davanti a luoghi e monumenti che senza le necessarie indicazioni difficilmente scoprireste e soprattutto apprezzereste.
Il nostro itinerario parte da Broglio, che raggiungete in circa tre quarti d’ora da Locarno. Raccolto attorno alla sua chiesa, che sulla facciata presenta un notevole San Cristoforo del Quattrocento, questo villaggio è circondato da una vasta campagna che era nota per i suoi gelsi. Furono piantati nel XIX secolo dalla famiglia Pometta. Le foglie servivano per nutrire i bachi allevati appositamente per ottenere la seta.
Imboccando il sentiero per i monti passate davanti alla casa dove nacque Giuseppe Zoppi (1896-1952), che ambientò in quei luoghi i suoi innumerevoli scritti. In un’ora circa raggiungete i monti di Rima. Sul percorso incontrate cinque cappelle di cui quattro affrescate nella seconda metà dell’Ottocento dal pittore valmaggese Giovanni Antonio Vanoni di Aurigeno. A questo proposito vi consigliamo di consultare il pieghevole della stessa collana “Aurigeno… e il Vanoni”. La prima cappella, che rappresenta una Deposizione, fu offerta come ex voto da un emigrante appena tornato dall’America, in segno di ringraziamento per essere scampato ad una burrasca in mare. Accanto alle cappelle si trovano alcune semplici croci in ferro per ricordare i contadini caduti sul versante opposto della valle mentre facevano il fieno di bosco o cercavano le capre. Una “caraa”, cioè un sentiero delimitato da muretti per impedire al bestiame in transito di uscire nei prati, vi introduce al monte, con le sue splendide torbe che si affacciano sul “dolce piano, luogo di sosta, paradiso del ciliegio” cantato da Zoppi. Un tempo soggiornavano qui per buona parte dell’anno gli abitanti di Broglio da una parte e quelli di Prato dall’altra. Le torbe in legno edificate su uno zoccolo in muratura, usate ai tempi come abitazione o come stalla, sono molto ben conservate. Anche quelle ristrutturate hanno in generale rispettato il valore architettonico originale.
Dai monti di Rima un comodo sentiero nel bosco di larici e faggi scende verso Prato-Sornico. Un villaggio che nel corso dei secoli ebbe un’importanza civile e religiosa particolare. A testimonianza di questo passato nel nucleo si conservano edifici di elevato valore storico: la chiesa parrocchiale, il campanile, il palazzo della giudicatura, la torba, la casa parrocchiale, i palazzi signorili e una casa in legno.
Seguite ora i cartelli indicatori per Broglio. Giunti in località Lovalt, immersa in una splendida campagna, su un’abitazione ammirate due interessanti affreschi a soggetto religioso del Seicento e del Settecento. Proseguite sul sentiero, attraversate il ponte sospeso sulla profonda gola scavata dal “Ri della Valle di Prato”, per giungere all’oratorio di Vedlà in un luogo idilliaco immerso nel verde. In una ventina di minuti arrivate di nuovo a Broglio.